mercoledì 30 maggio 2012

Don Ivan, il parroco morto per aver tentato di portare in salvo la statua della Madonna




Il sacerdote stava perlustrando la sua chiesa lesionata, ma si è attardato per recuperare l’opera d’arte sacra.




 MILANO – È morto per seguire quello che gli diceva il suo cuore e la sua fede. Don Ivan Martini è deceduto nel crollo della chiesa della Stazione di Novi, a Rovereto, nel Modenese, dove era parroco, perchè avrebbe tentato di mettere in salvo una piccola statua della Madonna durante il sisma che ha distrutto la sua chiesa. 

 LA MORTE - Don Martini era in sopralluogo con i vigili del fuoco ma si sarebbe attardato a prendere la statuetta. Poi una scossa di assestamento. E Don Ivan è rimasto schiacciato da una grossa trave caduta durante il successivo crollo. Mentre il paese di Rovereto verifica i crolli e presta soccorso ad alcune persone, soprattutto anziane, che non sono riuscite ad uscire di casa, si piange quindi per Don Ivan, al momento unica vittima accertata in questo paesino che, se non aveva subito pesantissimi danni nel sisma del 20 maggio, è stato uno dei più colpiti da queste nuove scosse. 

 LA PARROCCHIA - Don Ivan è morto proprio come i due frati di Assisi (padre Angelo Api e il seminarista polacco Borowec Zdzislaw), deceduti il 26 settembre 1997 insieme a due funzionari della soprintendenza delle belle arti (Claudio Bugiantella e Bruno Brunacci) sepolti dagli affreschi di una delle chiese più belle del mondo crollati durante un sopralluogo all’altare maggiore. Don Ivan voleva bene alla sua chiesa e a ciò che c’era dentro. La parrocchia di Santa Caterina era stata danneggiata e resa inagibile dal precedente sisma, ma si doveva fare un sopralluogo per salvare un po’ di arredi che c’erano dentro. Così stamattina, accompagnato da due vigili del fuoco, è entrato nella chiesa per cercare di salvare alcune statue fra cui, in particolare, come detto, una statua della Madonna alla quale molti dei suoi parrocchiani erano particolarmente devoti. 


 Fonte: Corrispondenza Romana del 30 maggio 2012 
Pubblicato su Corriere della Sera del 29-05-2012


Nessun commento:

Posta un commento