martedì 6 dicembre 2011

Il teologo all'ombra di Maria, paradigma del retto teologare





p. Serafino M. Lanzetta, FI

Il S. Padre, incontrando i membri della Commissione Teologica Internazionale, lo scorso 2 dicembre, ha tenuto un discorso davvero magistrale sulla vocazione del teologo, quale uomo dell'avvento e sulla stessa teologia, radicata nel mistero del Dio vero, del monoteismo trinitario. Il teologo deve pensare nella Tradizione viva della Chiesa e nell'obbedienza al Magistero. Il teologo è l'uomo dell'attesa vigilante, dello sguardo profondo rivolto al vero Dio e in questa coscienza del vero Dio c'è il compimento della sua vocazione, del suo retto pensare teologico:

«Possiamo dire che la conoscenza del vero Dio tende e si nutre costantemente di quell’«ora», che ci è sconosciuta, in cui il Signore tornerà. Tenere desta la vigilanza e vivificare la speranza dell’attesa non sono, pertanto, un compito secondario per un retto pensiero teologico, che trova la sua ragione nella Persona di Colui che ci viene incontro e illumina la nostra conoscenza della salvezza».

Il Dio trinitario, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è il compimento della fede di Israele. Questa fede piena, mentre illumina il mistero del monoteismo di Dio, un monoteismo trinitario (non si può mai separare l'unità della natura di Dio dalla trinità delle persone divine), dà anche un significato vero e nuovo alla comunità cristiana: nella Trinità l'uomo ha il modello della convivenza pacifica e veramente umana. Diceva il S. Padre:

«La teologia, in fecondo dialogo con la filosofia, può aiutare i credenti a prendere coscienza e a testimoniare che il monoteismo trinitario ci mostra il vero Volto di Dio, e questo monoteismo non è fonte di violenza, ma è forza di pace personale e universale».

E' necessario poi leggere la Bibbia nel suo contesto vivo, nella Chiesa e nell'unità della sua viva Tradizione:

«Ogni lettura della Bibbia si colloca necessariamente in un dato contesto di lettura, e l’unico contesto nel quale il credente può essere in piena comunione con Cristo è la Chiesa e la sua Tradizione viva».

La teologia deve essere al servizio dell'unità tra i saperi: può realizzare quella sinfonia tra la scienza di Dio e la scienze umane e inoltre opporsi alla religione della violenza, degradazione del volto stesso della religione. Diceva il Pontefice:

«Una teologia veramente cattolica con i due movimenti, «intellectus quaerens fidem et fide quaerens intellectum», è oggi più che mai necessaria, per rendere possibile una sinfonia delle scienze e per evitare le derive violente di una religiosità che si oppone alla ragione e di una ragione che si oppone alla religione».

La teologia infine opera anche per la costruzione di una società migliore. Una delle sue discipline è la dottrina sociale. La teologia studia una dottrina sociale, la Chiesa si interessa della società e della politica, ma non per offrire una soluzione meramente sociale o politica, ma per indicare attraverso una società a misura di uomo perché a misura di Dio, la vera dimensione trascendente della realtà. Alla base vi è un fine soprannaturale:

«L’impegno sociale della Chiesa non è solo qualcosa di umano, né si risolve in una teoria sociale. La trasformazione della società operata dai cristiani attraverso i secoli è una risposta alla venuta nel mondo del Figlio di Dio: lo splendore di tale Verità e Carità illumina ogni cultura e società».

La Chiesa, infine, diceva il S. Padre, ha bisogno della teologia e la teologia ha bisogno della Chiesa, in un'unità sinergica e obbedienziale:

«Senza una sana e vigorosa riflessione teologica la Chiesa rischierebbe di non esprimere pienamente l’armonia tra fede e ragione. Al contempo, senza il fedele vissuto della comunione con la Chiesa e l’adesione al suo Magistero, quale spazio vitale della propria esistenza, la teologia non riuscirebbe a dare un’adeguata ragione del dono della fede».

L'ultimo sguardo del Papa è stato rivolto a Maria, «Donna dell’Avvento e Madre del Verbo incarnato, la quale è per noi, nel suo custodire la Parola nel suo cuore, paradigma del retto teologare, il modello sublime della vera conoscenza del Figlio di Dio». Sia Lei a guidare le menti e i cuori dei teologi, in una fedeltà alla Verità che Lei ha generato e offerto al mondo.

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