mercoledì 21 dicembre 2011

La Tradizione fonte di vita per la Chiesa




Il giorno 9 dicembre 2011, p. Serafino M. Lanzetta ha tenuto una conferenza per la nostra "Associazione Madonna dell'umiltà" di Pistoia: "Tradizione: vita e giovinezza della Chiesa", nella Chiesa di S. Ignazio di Loyola. Riportiamo di seguito i punti centrali della conferenza.


1) La Chiesa vive della Tradizione e nella e con la Tradizione esprime se stessa. La Tradizione è l’atto del tradere del trasmettere, del consegnare. È una realtà dinamica. La Chiesa è innestata in questo mistero: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20,21). C’è una continuità della missio: dal Padre a Cristo, da Cristo ai 12 Apostoli e un’identità sacramentale del Cristo e dei suoi: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me» (Lc 10,16).

Cristo consegna agli uomini il suo Vangelo (orale) di salvezza, fino a consegnare se stesso sull’Altare della Croce. Tutto ciò che Cristo disse e fece, il suo Vangelo consegnato dalla sua bocca, la Chiesa lo riceve e lo trasmette. La Chiesa è depositaria del Vangelo, lo custodisce e lo ritrasmette fino ai confini del mondo e fino alla fine dei tempi. Anche quando il Vangelo, nella seconda metà degli anni 50 viene messo per iscritto, l’annuncio la trasmissione orale, il tramandare di bocca in bocca, di cuore in cuore, rimane sempre il metodo indispensabile dell’annuncio. Infatti, «la fede dipende dalla predicazione e la predicazione si attua per la parola di Cristo» (Rom 10,17).

2) Dirà S. Paolo ai Corinzi, mettendo in luce una chiara accezione eucaristica della Tradizione: «Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”» (1Cor 11,23-24).

3) Tradizione sia nella sua accezione greca del paradìdomi, sia in quella latina del tradere, indica ad un tempo l’atto del trasmettere e la cosa trasmessa: l’actus tradendi e l’obiectum traditum (materiale e formale).

4) Purtroppo il concetto di Traditio, è divenuto oggi fortemente equivoco. La ragione fondamentale consiste nell’aver scambiato tale concetto teologico con un concetto politico. Quando nasce la diatriba attorno al tradizionalismo e ai tradizionalisti, fautori di un passivo ritorno al passato? In Concilio e soprattutto nel post-concilio. La destra e la sinistra hegeliane oggi, mentre a livello politico sembrano non dipingere più due schieramenti diametralmente opposti, si ritrovano con nuovi panni nella Chiesa, tra i progressisti da un lato e i tradizionalisti dall’altro.

5) La Tradizione non è una nostalgia del passato, né un mero andare indietro nel tempo, ma un rimanere stabili nella verità di Cristo. Se la Chiesa smarrisce la sua Tradizione smarrisce se stessa. Oggi la Chiesa ha smarrito se stessa, ha in un certo modo perso la sua indentità – noi abbiamo perso la nostra identità cattolica – perché abbiamo smarrito la Tradizione.

6) Non c’è però una Tradizione accanto alla Chiesa, oltre la Chiesa o fuori della Chiesa. La Tradizione è l’essere della Chiesa, la sua vita, la sua possibilità di essere sempre se stessa.

7) La Tradizione si è offuscata poiché purtroppo il metro della verità è divenuto il tempo. Siamo caduti nell’eresia della cronolatria. Adoriamo il tempo. Per noi è vero ciò che è attuale e non ciò che è conforme alla realtà. In realtà, il metro della verità non deve essere il tempo ma la santità: questa sola è quella giusta armonia tra il passato, il presente e il futuro. Principiando dal passato, si vive il presente, guardando al futuro.

8) I due nemici della Tradizione: l’archeologismo e il mondo (nella sua accezione di “tentacolo”).

9) Bisogna recuperare il canone della fede cattolica, ovvero la sua misura, la sua identità, la sua Tradizione, che in verità promana dall’eterna deità della Santa Trinità, ci raggiunge nel tempo, ci afferra per riportarci in alto, nella dimensione senza più dimensioni, in Dio.


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