di Corrado Gnerre
Gesù definisce san Giovanni Battista il “più grande tra i nati di donna” (Luca 7).
La sua morte fu causata dal voler dire le cose come stavano, cioè denunciare pubblicamente il Re Erode per un peccato pubblico: la convivenza con la legittima moglie del fratello. San Giovanni Crisostomo lo dice chiaramente: “Il più grande tra i nati di donna è stato ucciso dietro richiesta di una ragazza impudica, di una donna perduta; e questo per aver difeso le leggi divine.” (Omelia sul vangelo di San Matteo, 48)
Ci appelliamo alla coerenza e all’onestà intellettuale, e chiediamo: quale dovrebbe essere il parere di tanti teologi contemporanei su ciò che toccò al Battista?
Diciamolo francamente: se volessimo applicare gli argomenti della pastorale contemporanea, dovremmo giudicare il “più grande tra in nati di donna” come un “cristiano-ideologico”, un “neo-giansenista”, un “cristiano di dottrina”… se non addirittura una sorta di “esaltato, un “rigido” psichicamente disturbato.
Povero san Giovanni Battista, incapace di giudicare caso-per-caso, di non essere “aperto” e considerare le singole situazioni. Chissà forse Erode, pur essendo in un’oggettiva condizione di peccato, poteva anche trovarsi in una situazione di giustezza morale dinanzi a Dio. Se si potesse, lo si dovrebbe chiedere a Rahner.
Povero san Giovanni Battista, ancora non conosceva il capitolo 8 dell’Amoris Laetitia.
Qualcuno potrebbe obiettare: ma è passato tanto tempo! Certo, è passato tanto tempo, ma anche in quel tempo -come nel nostro- due più due faceva e fa quattro, e quindi anche in quel tempo e nel nostro tempo il bene è il bene e il male è il male.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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