Saved in: Blog
by Aldo Maria Valli
Cari amici di Duc in altum, in seguito alla pubblicazione dell’articolo del Giovane Prete sull’offensiva omosessualista, ho ricevuto una lettera, che qui vi propongo, da parte di due genitori cattolici italiani che vivono e lavorano in Austria, dove la situazione, anche della Chiesa, è ancora più disperata, e disperante, che qui da noi. E dove ancora di più si avverte la mancanza di autentici Pastori. Un lucido grido di dolore che attende risposte.
***
Carissimo Aldo Maria Valli, innanzitutto grazie infinite per il lavoro che svolgi a servizio della Verità. Mio marito ed io, insieme a un gruppetto di amici, leggiamo sempre volentieri gli articoli di Duc in altum.
Viviamo a Innsbruck, in Austria, siamo un gruppo di famiglie cattoliche italiane e leggendo la lettera del Giovane Prete (che hai postato qui), abbiamo pensato di raccontare tramite il tuo blog com’è la situazione da queste parti, dove la Chiesa istituzionale da tempo ormai appoggia l’ideologia Lgbtq.
Per fare alcuni esempi: abbiamo da anni le panchine arcobaleno davanti alle chiese e nei parchi giochi, con tanto di targhetta a sostegno della comunità Lgbtq; le strisce pedonali sono arcobaleno; fuori e dentro le chiese sventolano bandiere arcobaleno; sui banchi delle chiese (compreso il duomo) si possono trovare svariati foglietti che pubblicizzano eventi pastorali diocesani per promuovere l’ideologia gender. Tra le varie iniziative ci sono le benedizioni alle coppie non etero (elencare le varie opzioni risulterebbe troppo lungo), conferenze organizzate dalla famosa università di teologia per promuovere “la bellezza dell’essere stati creati ibridi” (han detto davvero così, citando la Genesi), nonché preghiere per i giovani intitolate “kreuz und queer – pride prayer". Il volantino di questa iniziativa con marchio diocesano si trova proprio nel duomo e recita: “L’arcobaleno non sta solo per l’alleanza tra Dio e gli uomini (Gen 9,13), ma è anche un simbolo importante per la comunità Lgbtq e in quanto tale può essere visto come un segno della varietà e della bellezza della creazione di Dio. Questi giorni di preghiera kreuz und qeer hanno l’obiettivo di mettere a confronto il credo e l’insegnamento della Chiesa con le diverse realtà di vita relazionali possibili. Durante questo evento, organizzato dagli studenti di teologia e pedagogia cattolica (cioè i futuri insegnanti di religione e assistenti pastorali, ndr) ci saranno momenti di preghiera Pride nella Spitalskirche.
Sul sito ufficiale della diocesi ci sono poi diverse altre iniziative, e poi ancora abbiamo le proposte dell’università: non vogliamo neppure tradurle, tanto sono ridicole e illogiche.
Come se non bastasse, a nostro figlio di dieci anni, che frequenta una scuola cattolica (delle Orsoline) è stata impartita più volte una lezione sul tema omosex-transgender, con tanto di pagine da studiare e commento aggressivo nei confronti di chi, come noi, la pensa diversamente.
Nostro figlio ne è rimasto sconvolto: è tornato a casa pieno di rabbia, ma inizialmente aveva paura a dirci il perché. Ne ha parlato con il fratello di quattordici anni e alla fine ci ha detto: “Che cosa mi interessa del sesso tra due uomini o due donne; mi sento a disagio nel sentir parlare di sesso in generale e non capisco nemmeno quello tra un uomo ed una donna! Che cosa vogliono da noi?”.
Ti puoi immaginare come stiamo noi genitori…
Ma non è finita. Ogni giorno qui se ne inventano una nuova. Due giorni fa i responsabili della biblioteca comunale (molto frequentata) hanno iniziato a pubblicizzare a grandi lettere e in pompa magna il fatto che loro sono “Lgbtq friendly”. Come? Con volantini in cui sono esposti libri per bambini che parlano di maschietti che diventano femmine, di due papà pinguini, di principesse che si chiamano Hannibal. Il tutto intitolato Storie di tolleranza e apertura. Libri per bambini sui diritti umani (con tanti cuoricini dai colori arcobaleno).
Ovunque ti giri trovi una propaganda aggressiva rivolta soprattutto ai bambini. Non ti nascondiamo che temiamo che tutto questo possa sfociare nella pedofilia. Anzi, siamo certi che finirà così.
Questa ideologia è come la “statua enorme, di straordinario splendore… con i piedi in parte di ferro e in parte di creta” di cui parla il libro di Daniele. È necessario invocare Dio perché “una pietra si stacchi dal monte e frantumi quei piedi”!
Ma il vescovo Herman Glettler vede questa “statua dalla testa di oro puro” come una benedizione! Abbiamo provato a parlare, a scrivergli: nulla, nessuna risposta. Noi siamo gente dal cuore duro, che “non coglie la novità dello spirito”. Mentre il succo di quanto vanno predicando i sacerdoti di qui è il seguente: “La Chiesa di Innsbruck è tollerante, misericordiosa e orientata al futuro: finalmente una Chiesa che capisce i giovani, li ascolta, li segue (non li dirige), li accetta così come sono. Finalmente, dopo due secoli, abbiamo capito il messaggio di Cristo”.
Come il salmista, ci sentiamo di dire: “Se mi avesse insultato un nemico, l’avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. Ma tu, mio compagno, mio intimo amico, legato a me da dolce confidenza!” (Sal 54, 12-13). Sono gli amici nella fede che oggi insultano il Corpo di Cristo, e lo fanno con tanta rabbia e presunzione.
Non sanno quel che fanno! Tutto ciò è distruttivo. Ci stanno conducendo alla disperazione, alla divisione, alla schiavitù, alla morte dell’anima e del corpo.
A loro non basta peccare. Chiedono con insistenza di essere autorizzati da Cristo a peccare. Per loro la salvezza non serve più: si ritengono già salvi così.
Ecco, quindi, la domanda al giovane prete: che cosa possiamo fare (oltre a pregare) noi genitori cristiani bombardati ed esausti, noi che, se protestiamo, rischiamo di perdere la tutela dei nostri figli?
Vorremmo che i Pastori uscissero allo scoperto, con le loro facce, nelle piazze, come fece sant’Antonio da Padova, e tornassero a combattere le eresie con la forza della Parola di Cristo, fiduciosi in Lui, senza paura. Con la Croce in una mano e la spada a doppio taglio nell’altra. Questa è la loro missione! Vorremmo che avessero il coraggio di tenere omelie concrete su ciò che oggi ci manda davvero all’inferno. Se finiranno in prigione, avranno san Paolo come compagno di cella. Abbiamo bisogno di Pastori santi! Abbiamo bisogno di udire la loro voce, come quella ormai unica di monsignor Viganò. Abbiamo anche bisogno di “toccare le loro vesti”.
Noi famiglie siamo disposte a ospitarli nelle nostre case, anche a nasconderli, se necessario. Abbiamo bisogno delle loro mani benedicenti posate sulle nostre teste!
Siamo un gruppo di cinque famiglie italiane sparpagliate per l’Austria. Preghiamo insieme, recitiamo il Rosario (unica arma efficace per combattere), offriamo sacrifici insieme ai nostri figli (anche il più piccolo, di cinque anni, ci ha detto: “Offro il mio male alla spalla per questo”), facciamo catechismo in casa. Lavoriamo in ambienti Lgbtq friendly, lottiamo per rimanere a galla, combattiamo contro l’ideologia vaccinista (anche in quanto medici).
Nella persecuzione il popolo di Dio ha bisogno più che mai di Pastori coraggiosi che guidino il gregge anche da vicino. Fino ad ora, nessun sacerdote (e ne conosciamo tantissimi) ci ha detto: “Vi aiuto, mettendoci la faccia, venendo a pregare con voi, parlando col vescovo insieme a voi”. Anche i sacerdoti più fedeli e colmi di buona volontà hanno paura e preferiscono delegare tutto a noi laici. Ma almeno ci aiutassero a pregare!
Le nostre non sono lamentele, come spesso vengono interpretate dai tanti sacerdoti ai quali abbiamo chiesto inutilmente aiuto. Le nostre sono forti preoccupazioni per le anime (compresi le nostre), che vengono strattonate (spesso divorate) da un numero crescente di ideologie di morte. Fra cinquant’anni sarà inutile piangere e battersi il petto per tutti i bambini mai nati e per quelli usati per fare farmaci, cosmetici e vaccini, per quelli che saranno nati ma non avranno una madre o un padre e non sapranno nemmeno dove cercarlo, per tutti quelli che non potranno nutrirsi dell’amore tra un uomo e una donna, di un papà e di una mamma, per tutte quelle persone ferite, che si erano illuse di poter seguire i loro capricci senza conseguenze, per gli anziani sempre più soli, perché in gioventù hanno detto no alla vita, per i giovani ingannati dalle ideologie Lgbtq, per coloro che avranno sofferto a causa di una Chiesa che non libera dal peccato, ma invita a rimanerci, e infine per tutti coloro che per placare la sete di infinito, non trovando più l’acqua zampillante di vita eterna, adoreranno idoli che non salvano. Inutile piangere davanti ai film strazianti sui genocidi e sulle follie del passato e del presente se quel pianto non va oltre. Saremo come le figlie di Gerusalemme che Gesù ammonisce: “Non piangete su di me, ma su voi stesse e sui vostri figli”.
È vero, le porte degli inferi non prevarranno, come molti sacerdoti ci ripetono con un sorriso e un’alzata di spalle. Ma quale sarà il prezzo che pagheremo per la mancanza di una guida e di una vera vigilanza?
Come distinguere in questa confusione la voce del Buon Pastore? Come riconoscere i mercenari? Come non piangere per i fratelli che nel gregge sono attirati dai lupi? Come resistere se siamo così soli?
Se tutto si riduce a un “tranquilli, le porte degli inferi non prevarranno”, perché pregare i Martiri e la stessa Croce di Cristo?
“Dio non ha avuto bisogno di noi per crearci, ma ha bisogno di noi per salvarci”. Come madre e padre, potremmo dire la stessa cosa. Davanti ai pericoli, non possiamo liquidare i nostri figli con un “tranquilli, tutto passerà”, senza insegnare loro come comportarsi in caso di incendio, terremoto, o altro disastro. Certo, tutto passerà, e magari la casa resterà in piedi, ma noi abbiamo il dovere di dire loro come difendersi, dove rifugiarsi, come rimanere in vita. E qui la vita in gioco è quella eterna.
Cristo è morto per la salvezza delle anime e chiede a coloro che ha scelto di aiutarlo in questa missione salvifica che non finirà fino alla fine dei tempi.
Il fatto che le porte degli inferi non prevarranno non giustifica una inerme attesa. Anzi, proprio questa speranza deve spingere all’azione (in preghiere e opere). È questa luce che ci spinge a gridare a tutti: credete nel Signore Gesù, Figlio di Dio! Rimanete in Lui! Solo in Lui le porte degli inferi non prevarranno nei nostri cuori!
Può sembrare una battaglia impari, e umanamente lo è. Non dimentichiamo però la storia di Golia e Davide: “Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l’asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti” (1 Sam 17, 45). Non dimentichiamo la logica di Dio! Non dimentichiamoci mai dell’incoraggiamento della Sacra Scrittura: “Lotta sino alla morte per la verità, il Signore Dio combatterà per te” (Sir 4, 28).
Sacerdoti coraggiosi, sappiamo che ci siete. Noi vogliamo adottarvi con la preghiera e le opere! Non dovete temere nulla. Il Signore stesso ha detto che lo Spirito rivelerà loro cosa dire ed è dalla Croce che attirerà tutti a sé.
Un fortissimo abbraccio e tante preghiere per te e la tua famiglia dalle catacombe austriache (ancora senza Pastore)
Elena ed Enrico (con quattro figli che Dio ha voluto donarci)
Innsbruck
* * * * *
Nessun commento:
Posta un commento