venerdì 18 giugno 2021

Bianchi vuole rifondare Bose?






Bianchi vuole rifondare Bose, manovre "pugliesi" su Torino, 13-6-21, Lo Spiffero

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Dopo mesi e mesi di tensioni e obbedendo solo in parte al decreto della Santa Sede, «approvato in forma speciale dal papa», che gli imponeva di lasciare Bose e ritirarsi in Toscana, Enzo Bianchi è dunque alla fine approdato a Torino in un appartamento messogli a disposizione dai suoi fedeli i quali, appartenenti a quella classe benestante e colta che è la cifra di gran parte del cattolicesimo progressista, hanno già annunciato il rientro in grande spolvero sulla scena mediatica dell’ex priore. Circola inoltre voce che egli stia per fondare una nuova comunità, separata dai quei fratelli – si può veramente usare per loro il termine “separati” – rimasti sulla Serra biellese con il priore Luciano Manicardi.


Qualcosa però è cambiato e lo si deduce dagli editoriali sulle virtù cristiane che fratel Enzo pubblica ogni lunedì sulle pagine di un grande quotidiano. Da quando è stato colpito personalmente, i toni sono assai più dolenti e le “magnifiche sorti e progressive” aperte con l’elezione di Bergoglio, appaiono scosse. Nell’ultimo suo intervento, l’ex priore di Bose si chiede apertamente cosa stia succedendo nella Chiesa dove, mentre si parla molto di discernimento «in realtà esso viene a mancare, e l’effetto è un esteso turbamento a livello ecclesiale».
Si citano in proposito i casi del cardinale George Pell «condannato, imprigionato ed esposto ad una gogna mediatica mondiale, mentre nessuno ne prendeva le difese» e del cardinale Philippe Barbarin, anche lui processato e poi assolto come il primo. Per concludere poi che «su questa via si darà soddisfazione all’opinione pubblica ma viene turbato il gregge di Dio».


Se però fratel Enzo usa toni sfumati e allusivi, parla chiaro e forte uno dei siti che lo fiancheggia nella battaglia per la sua riabilitazione. Si tratta di “Silere non possum” dove, con argomentazioni giuridiche ineccepibili e circostanziate, si mettono in luce tutte le incongruenze e i lati oscuri della vicenda Bianchi in cui lo spregio delle norme canoniche sul diritto dell’imputato a conoscere le accuse nei suoi confronti e del diritto a un giusto processo, sono state travolte da misure amministrative inappellabili messe in atto dal Papa, così come avvenuto per altre vicende, come quella che ha visto coinvolto il cardinale Becciu. Il pontefice, infatti, non attende alcuna decisione giudiziaria ma procede di sua iniziativa. In un post, prendendo spunto dall’incredibile lettera di stima inviata da Francesco a Enzo Bianchi l’autore, dopo aver affermato che «Bergoglio è ormai famoso per la sua intolleranza nei confronti di coloro che vengono anche solo accusati di aver fatto o detto qualcosa» per cui «la sua misericordia è un grande mantra da usare nelle udienze generali ma il problema è l’applicazione delle sue belle teorie», conclude dicendo che forse «bisogna iniziare a chiedersi se Francesco non voglia tenere il fondatore di Bose sotto un ricatto psicologico che, da una parte, gli fa credere di essere stimato dal pontefice e dall’altra lo bastona senza assumersi la responsabilità di ciò che sta facendo. Certamente desta stupore leggere il riferimento alla “croce” che viene inflitta, senza fare riferimento al fatto che quella croce la sta infliggendo lui e solo lui può liberarlo».


Se la Chiesa non è una democrazia, neppure può diventare una dittatura o un regime autoritario dove le norme che essa si è data vengono disinvoltamente disattese. Questo lo scrivono da tempo i critici di Francesco sui siti tradizionalisti e osservatori universalmente stimati come Sandro Magister. Anche in campo progressista la pensano così ormai in molti ma, per paura di ritorsioni, specie se preti, tacciono e disquisiscono di sinodalità. L’unica libertà concessa, senza timore di conseguenze, è quella all’eterodossia, posto che difendere la dottrina è visto con sospetto.
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