sabato 11 giugno 2016

Il Papato crocifisso

 

 

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«I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sodoma ed Egitto, dove appunto il loro Signore fu crocifisso» [Ap 11,8].
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Autore
Giovanni Cavalcoli, OP
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È a causa delle divisioni interne alla Chiesa Cattolica se si verificano questi eventi e si permette di non denunciare le eresie, se non da veraci padri come l’autore dell’articolo [Ndr. cf. QUI] L’importante è essere in fraterna pace. Adesso è più importante soccorrere materialmente l’umanità, nei suoi vizi e debolezze peccaminose; la misericordia in questo periodo è un fiume in piena, sta inondando gli argini e mi domando: «I condottieri della Chiesa Cattolica Apostolica Romana sono pronti ad agire sulle chiuse per contenere gli allagamenti»? All’Angelo della Chiesa di Laodicea Giovanni nell’Apocalisse scrisse: «Queste cose dice l’amen, il testimone fedele e verace, il principio delle cose create da Dio. Mi sono note le tue opere, come non sei né freddo, né caldo: oh fossi tu o freddo, o caldo: ma perché sei tiepido, e né freddo, né caldo, comincerò a vomitarti dalla mia bocca» [Ndr. cf. Ap 3, 14]. Nessuno parla, tutti sono impietriti, solamente sui blog si denuncia e si accendono le discussioni, le critiche. Esiste la Congregazione per la dottrina della fede? Su questi casi, perché non interviene e corregge gli errori perpetrati, smentendo e ribadendo l’assoluta verità? Per caso, usano il motto … «Chi sono io per giudicare?».
Cristo Regni! 
                                                                                                               (Giacomo N.)
 
«[…] vedemmo un Vescovo vestito di Bianco, abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santopapa visione apocalittica Padre. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni»
[Suor Lucia di Fatima]
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pastorelli di fatima
immagine fotografica dei tre pastorelli di Fatima
Il commento di Giacomo mi dà spunto a rispondergli con un vero e proprio articolo. Il mio pensiero va alla rivelazione del terzo segreto di Fatima fatta dal Cardinale Tarcisio Bertone a nome del Santo Padre Benedetto XVI qualche anno fa. Abbiamo il quadro di un’umanità e di una Chiesa sofferenti ed agli estremi, e verrebbe quasi fatto di dire distrutte. Una delle opere di misericordia che troviamo nel Catechismo di San Pio X è: «Pregare per i vivi e per i defunti». Ed è quello che il Papa, nella visione, sta facendo. Egli insieme con i pastori della Chiesa, sale faticosamente in mezzo ai cadaveri su di un monte, dove c’è una grande croce. Il Papa si inginocchia e lì viene ucciso.
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Non si tratta evidentemente della visione illusoriamente ottimistica della Chiesamessa in giro dal Cardinale Carlo Maria Martini. Si tratta invece del quadro realistico che, dai tempi del Beato Pontefice Paolo VI, [il “fumo di Satana” penetrato nella Chiesa], ci hanno dato i Papi fino a Benedetto XVI, che ha parlato di «crisi generalizzata della fede». Il Papa attuale non ha questi toni allarmati e drammatici, per non creare ulteriore sconcerto e angoscia. Come una tenera madre, egli vuol mostrarsi sereno, confortante ed ottimista per non scoraggiarci. Ma egli sa ben meglio di noi cosa sta succedendo.
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drago apocalisse
raffigurazione del drago dell’Apocalisse del Beato Apostolo Giovanni
L’aspetto drammatico della situazione può essere meglio compreso raffrontandola alla visione del terzo segreto di Fatima, con Ap 11,1-13, dove si parla di «due testimoni» [simbolo dei pochi veri cattolici rimasti fedeli al Papa], i quali saranno martirizzati insieme col Papa da una folla enorme di apostati inferociti, ma che risorgeranno vittoriosi, giacché portae inferi non praevlebunt contro la Chiesa.
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Papa Francesco si sforza di cogliere gli aspetti positivi della modernità, condannando sì certo errori e peccati, ma praticando soprattutto la misericordia a tutto campo, persuadendo senza connivenze e correggendo l’errante con amore, perché convinto che questa povera umanità, più che malvagia, è disgraziata. Eccolo, allora, seguire l’esempio Cristo, a «non spezzare la canna fessa e non spegnere il lucignolo fumigante» [cf Mt 12,20]. Non si tratta tanto, per lui, di mandare in carcere, ma di mandare all’ospedale.
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san pietro distrutta
una immagine fantastica della Basilica di San Pietro in rovina e invasa da acque torrenziali …
Come a San Giovanni XXIII, nel suo famoso discorso di apertura del Concilio Vaticano II, dell’11 ottobre 1962, a questo Papa non piacciono le «suggestioni di certe persone, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazione e rovina». Anche a Papa Francesco «sembra di dover dissentire da cotesti profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo». Ovviamente, Papa Francesco sa che dovrà giungere la fine del mondo, ma non ritiene che questo sia il momento. Piuttosto si tratta di portare a compimento l’opera riformatrice del Concilio.
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Senonché Papa Giovanni, che, come è noto, si attendeva una «nuova Pentecoste», non previde il fraintendimento di quelle sue parole. Infatti avvenne, sin dagli anni dell’immediato post-concilio, che il confronto con la modernità promosso dal Papa e dal Concilio, non fu inteso nel senso giusto, ossia come assunzione critica dei valori della modernità alla luce del Vangelo, ma come assolutizzazione idolatrica e acritica della modernità e scelta, nel Vangelo, interpretato alla maniera protestante,  soltanto di ciò che è compatibile con la modernità così intesa.
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apocalisse babilonia
raffigurazione di Babilonia secondo il racconto dell’Apocalisse del Beato Apostolo Giovanni
Nello stesso tempo, e con perversa coerenza logica, sempre per un fraintendimento delle parole del Papa, si rinunciò a contrastare e a ribadire gli errori della modernità, i quali invece, con inqualificabile dabbenaggine o raffinata astuzia, furono portati alle stelle come profezie dei tempi nuovi, come se la Chiesa del pre-concilio si fosse sbagliata a condannarli. Non ci voleva altro per una rinascita in grande stile del modernismo, cosa denunciata già nel 1966, purtroppo invano, dal Jacques Maritain, il quale parlò del modernismo attuale come «polmonite» a confronto del modernismo-raffreddore dei tempi di San Pio X.
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Ormai il modernismo è talmente penetrato nel campo della teologia e nella pubblicistica cattoliche, nelle diocesi, negli istituti religiosi, negli istituti accademici della Chiesa, nella gerarchia, nella Santa Sede e tra i collaboratori del Sommo Pontefice, che la Congregazione per la dottrina della Fede è adesso davanti ad un’alternativa drammatica, mai verificatasi prima in tutta la storia della Chiesa. Ha perso il controllo della situazione, come se dieci vigili urbani, da soli, dovessero regolare il traffico di Roma. Per qualche teologo di punta, la Congregazione per la dottrina della fede è un focolaio di reazionari, che converrebbe chiudere e sostituire con l’ecumenismo diretto dal Cardinale Walter Kasper, richiamato in servizio. 
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testa sotto la sabbIA
uno tra gli sports dei più praticati in questo ultimo mezzo secolo: lo sport dello struzzo …
Per non essere intervenuti a tempo, circa 50 anni fa, a causa di un imprudente temporeggiare, minimizzare e tergiversare, per un’eccessiva indulgenza, mancanza di vigilanza, di perspicacia e di coraggio, i vescovi hanno consentito al modernismo di invadere la Chiesa come una specie di metastasi. Nell’ormai nutrito numero di articoli racchiusi nei nostri due anni di vita nell’archivio dell’Isola di Patmos, il Padre Ariel ha firmato diversi scritti nei quali spiega e insiste sul principio del «tumore con le metastasi diffuse nel Corpo della Chiesa». Altrettanto io, in modo diverso ma con la stessa sostanza di fondo, ho scritto diversi articoli per spiegare questo problema. E ciò perché entrambi siamo consapevoli della presenza, degli effetti e soprattutto dei frutti di questo cancro.
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Adesso non ci sarebbero che due alternative: o procedere a norma di diritto canonico, ma allora bisognerebbe processare e censurare decine per non dire centinaia di persone tra prelati, docenti, teologi, religiosi e sacerdoti nel mondo; oppure rinunciare a intervenire confidando nella Divina Provvidenza.
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gramigna e grano
grano e gramigna …
Lasciamo che il grano e il loglio crescano assieme in attesa del Giorno del Giudizio, o di tempi migliori. «Il perverso continui pure ad essere perverso, l’impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora» [Ap 22,11].
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La Congregazione per la dottrina della fede ha scelto questa seconda strada. Da qui la sua assenza di interventi da alcuni anni. Siccome la situazione è umanamente insolubile, non resta che confidare nell’aiuto del Signore e nell’intercessione della Madonna e dei Santi, soprattutto di San Tommaso d’Aquino.
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papa francesco solo
la solitudine è l’intima e drammatica realtà di ogni pontificato …
Non è un caso che questa nostra rivista telematica di teologia ecclesiale e aggiornamento pastorale sia stata chiamata L’Isola di Patmos, richiamando così il luogo dell’ultima rivelazione, dove l’Apostolo Giovanni, esiliato, scrisse l’Apocalisse. Persino nome e sottotitolo da noi scelto contengono già in sé una spiegazione, ma soprattutto un messaggio teologico ed escatologico di speranza; proprio quella speranza che noi cerchiamo di trasmettere e diffondere dinanzi ad una situazione apparentemente insolubile. 
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Aiutiamo il Santo Padre, non lasciamolo solo a portare la croce, evitiamo quelle critiche acerbe, presuntuose, ingiuste e farisaiche, che alla fine non producono niente, ma solo livore, sconcerto e disobbedienza e, dall’altra parte, evitiamo di strumentalizzare, con una falsa interpretazione adulatrice, le sue parole per i nostri interessi mondani e ricordiamoci piuttosto della «sorte che gli ipocriti si meritano» [Mt 24,51].
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Varazze, 9 giugno 2016
 
 
 
 
 
http://isoladipatmos.com/il-papato-crocifisso/
 
 
 
 

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