Da Regolamento di vita, di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, IV
Diceva Santa Maria Maddalena de’ Pazzi: Ogni gran pena riesce gustosa, quando si mira Gesù Cristo in croce, ed il Beato Giuseppe Calasanzio soggiunge: Non sa guadagnarsi Gesù Cristo, chi non sa patire per Gesù Cristo.
Chi ama dunque Gesù Cristo, sopporta con pazienza tutte le croci esterne: infermità, dolori, povertà, disonori, perdite di parenti e di amici, e tutte le croci interne: angustie, tedi, tentazioni e desolazioni di spirito, e tutto soffre con pace.
All’incontro, chi nelle tribolazioni s’impazientisce, e si adira, che fa? Accresce il suo patire, e si accumula più pene per l’altra vita.
Scrisse Santa Teresa: La croce si sente da chi la trascina per forza; ma chi l’abbraccia di buona voglia non la sente. Onde diceva poi San Filippo Neri: In questo mondo non v’è purgatorio; o vi è paradiso o inferno: chi sopporta le tribolazioni con pazienza, ha il paradiso; chi no, l’inferno. (…).
Nelle infermità si scopre lo spirito delle persone; si scopre se sono oro o piombo. Alcuni sono tutti devoti ed allegri, quando stanno bene di salute; ma quando poi sono visitati da qualche malattia, perdono la pazienza, si lamentano di tutti, si abbandonano alla malinconia, e cadono in mille difetti: ecco l’oro scoperto che è piombo.
Diceva san Giuseppe Calasanzio: Se vi fosse pazienza negli infermi, non vi sarebbero più lamenti.
Alcuni si lamentano con il dire: Ma stando così, non posso andare alla Chiesa, comunicarmi, sentir Messa: insomma non posso far niente. Non potete far niente? Fate tutto, quando fate la volontà di Dio. Ditemi: perché volete fare queste cose che avete dette? per dar gusto a Dio? E questo è il gusto di Dio: che voi abbracciate con pazienza ciò che patite, e lasciate tutte le altre cose che vorreste fare: Si serve Dio (scrive San Francesco di Sales) più con il patire che con l’operare.
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