Nessuno da ordinare nella diocesi guidata dall'ultra (e ultrà) sinodale capo dei vescovi tedeschi. E il resto della Germania non se la passa meglio.
Bätzing senza nuovi preti: il Synodaler Weg presenta il conto
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Stefano Chiappalone, 29-01-2024
Che le vocazioni siano in calo non è una novità, ma quest’anno nella diocesi tedesca di Limburg non ci sarà nemmeno un’ordinazione di nuovi sacerdoti. Per la prima volta in due secoli, in tutta la storia della diocesi, fondata nel 1821. E non perché temporaneamente sospese dalla Santa Sede, come avvenuto lo scorso anno in Francia, a Frejus-Toulon, allora guidata da mons. Dominique Rey. A Limburg semplicemente non c’è nessuno da ordinare.
A capo della diocesi c’è mons. Georg Bätzing, che per i lettori della Bussola non ha bisogno di presentazioni. Aggiungiamo solo che, essendo presidente della Conferenza Episcopale Tedesca e paladino del Synodaler Weg, il flop assume un’importanza che travalica la singola diocesi di Limburg. Thomas Colsy, su Catholic Herald, insieme alla notizia riporta anche la preoccupazione del presule, citando un’intervista dello scorso settembre su Die Zeit: «Ciò che mi preoccupa è che quasi nessuno vuole diventare prete, perché non esiste Chiesa cattolica senza preti». Strano che nessuno voglia andare in una diocesi “al passo con i tempi” (almeno secondo la mentalità dominante), con un vescovo come Bätzing, così inclusivo da attuare linee guida obbligatorie molto apprezzate dalla comunità Lgbt, e pronto persino a ribaltare il Catechismo.
Se poi la cura è quella sinodale che imperversa in tutta la Germania, si direbbe che non stia portando frutti neanche altrove, a giudicare dal generalizzato calo storico delle ordinazioni teutoniche: «Nel 2021 sono stati ordinati presbiteri 62 uomini; 48 come sacerdoti diocesani e 14 negli ordini religiosi. Nel 2022 ci sono state 45 ordinazioni; 33 come sacerdoti diocesani e 12 negli ordini religiosi». Oltre ai numeri in sé, il trend è in crollo anche da un anno all’altro: da 62 a 45 (e ben più contenuto negli ordini religiosi) in tutto il Paese.
Guardando a un’altra realtà tedesca significativa sul fronte del sinodo a oltranza, il cardinale Reinhard Marx (predecessore di Bätzing alla guida dei vescovi tedeschi e a sua volta alfiere delle istanze progressiste) nel 2023 ha ordinato 3 sacerdoti per l’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, nessuno l’anno precedente, 5 nel 2021 e 2 nel 2020. In confronto l’inverno demografico del clero milanese appare quasi una primavera, con 15 sacerdoti ordinati nel 2023 e 22 l’anno precedente (nell’intera penisola si viaggia in totale sui trecento).
Per fare un parallelo tra la Germania e una nazione confinante che comunque non se la passa benissimo, nella vicina Francia abbiamo avuto 88 ordinazioni nel 2023 e 122 l’anno precedente: numeri ben al di sopra di quelli tedeschi, pur registrando anche oltralpe un netto calo a livello diocesano, mentre «nelle comunità, nelle congregazioni e nelle società di vita apostolica rimangono stabili». Ma i vescovi francesi sembrano almeno consapevoli del nesso tra crisi di vocazioni e crisi di fede, invitando famiglie, parrocchie e movimenti «riscoprire e trasmettere la bellezza e la gioia di queste vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, al servizio della vocazione battesimale di ciascuno» (fonte: Catt.ch).
In Germania oltre al numero dei sacerdoti è in calo anche quello dei fedeli, indicato da quanti hanno deciso di non pagare la kirchensteuer, ovvero la tassa con cui ciascun tedesco sostiene la propria Chiesa o comunità religiosa: nel 2022 le defezioni sono state ben 522.822 secondo i dati della Conferenza Episcopale Tedesca. Dati che «non lasciano scampo», scriveva qui su La Bussola Luisella Scrosati, riportando poi la “cura peggiore del male” proposta dall’intelligencija sinodale germanica, dalla dott.ssa Irme Stetter-Karp, presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), allo stesso mons. Georg Bätzing, che dichiarava: «Ci siamo posti importanti questioni e sviluppi nel Cammino Sinodale. Abbiamo per lo più trovato risposte e vogliamo promuovere il cambiamento. Mi impegno in questo senso e assumo volentieri questa responsabilità per la diocesi di Limburg». Insomma, indietro non si torna.
E tuttavia i conti non tornano, se tanta ansia di mostrarsi aperti, moderni e inclusivi non frena il crollo delle vocazioni e la fuga dei fedeli. Ma come, verrebbe da dire mettendosi nei panni di Bätzing, tanto lavoro per nulla? Anni e anni di sinodo permanente per realizzare una religione accomodante, corse affannose per inseguire le bandiere più alla moda… e ancora non basta? Non basta, anzi non serve. E i risultati si vedono.
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