martedì 30 gennaio 2024

La UE che dichiara guerra agli agricoltori firma la sua rovina



Il settore agricolo non solo garantisce la sicurezza alimentare, ma anche assorbe 4 volte l'anidride carbonica che emette e tutela il territorio. Eppure le istituzioni europee la penalizzano pesantemente in nome di una illusoria "salvezza" del clima.

LA PROTESTA DEI TRATTORI/1

ECONOMIA




La protesta agricola che da mesi serpeggia in Europa negli ultimi giorni si manifesta anche in Italia: pure da noi infatti i trattori sono scesi in strada per esprimere (in maniera fortunatamente composta e civile) un diffuso e profondo disagio.

Le manifestazioni del malcontento delle campagne sono iniziate circa un anno fa in Belgio e Olanda. Nel Paese dei tulipani è nato addirittura un “partito degli agricoltori” che ha registrato un clamoroso successo alle ultime elezioni provinciali, ottenendo il 19% dei voti, a dimostrazione di un consenso che va oltre il peso relativamente modesto della popolazione “contadina”. Il malessere di tutto il mondo agricolo europeo verso le politiche comunitarie si è poi diffuso con una sorta di “effetto domino”. Dalla Francia (dove il letame sparso dai "paysans" nei pressi dell'Eliseo è diventato simbolo della rabbia degli agricoltori per gli eccessi della burocrazia, la lentezza e le vessazioni di un'amministrazione accusata di non rispettare chi lavora nei campi), alla Germania (ove la "goccia che ha fatto traboccare il vaso" è stata l'abolizione delle agevolazioni sul gasolio agricolo annunciata dal governo "semaforo"), passando per Romania, Polonia, Ungheria e Grecia, tutto il vecchio continente è attraversato dall'agitazione degli agricoltori.

Anche in Italia il fuoco della protesta da tempo covava sotto la cenere. Ed ora sembra accendersi, dando sfogo a motivazioni talora confuse, come sovente accade a chi pensa che "tutto va male": si reclama per le difficoltà del mercato, per i costi di produzione, per l’immobilismo di rappresentanze sindacali effettivamente in crisi d'identità, persino per i danni della fauna non autoctona introdotta da iniziative “ambientaliste” probabilmente avventate.

Il “cittadino” potrebbe essere tentato di liquidare queste espressioni di protesta come un "bieco rigurgito reazionario" o come la difesa di “anacronistici privilegi corporativi" di un settore che nell’economia moderna appare, ad un esame superficiale, avere un peso molto modesto.
Come nel detto per cui "quando il dito indica la Luna, lo sciocco guarda il dito" sarebbe un errore molto grave.

L’agricoltura garantisce sicurezza alimentare e nei beni di consumo agli 8 miliardi di abitanti del pianeta e secondo le statistiche Fao la percentuale di sottonutriti è scesa dal 13,1% del 2002 ai valori inferiori all’8% registrati fra 2012 e 2019. Da non trascurare, tuttavia, è la lenta risalita nella percentuale di sottonutriti, con valori che dal 2020 si sono riportati al di sopra del 9%.


Ricordiamo anche che grazie alla fotosintesi l’agricoltura globale assorbe ogni anni 42 Gigatonnellate di anidride carbonica mentre ne emette solo una decina. In sostanza è l’unico settore socioeconomico in rilevantissimo e strutturale attivo sul piano delle emissioni.

Le statistiche ci dicono poi che a livello europeo il cibo prodotto dall’agricoltura non è mai stato tanto salubre: ad esempio in Italia, secondo i dati del Ministero della Salute (rapporto 2020) i campioni di alimenti con residui di prodotti fitosanitari non conformi alla nostra normativa (notoriamente molto restrittiva e prudenziale) sono solo l’1,5% tra gli ortofrutticoli e lo 0,7% tra i cereali, mentre nessun campione “fuorilegge” è stato riscontrato nei settori dell’olio e del vino.

Non deve infine sfuggire il ruolo dell’agricoltura in termini paesaggistici: molti paesaggi che il cittadino si ostina a considerare naturali sono in realtà frutto dell’azione millenaria degli agricoltori che oggi li mantengono grazie alla loro attività. A ciò si aggiunga che l’agricoltura controlla il territorio tutelandolo dal rischio idrogeologico, come dimostrano gli eventi alluvionali che hanno anche di recente colpito zone collinari che negli ultimi decenni sono state abbandonate dall’agricoltura e rioccupate da boschi spesso degradati.

Un ulteriore elemento di giudizio per chi voglia andar oltre il luogo comune è dato dal fatto che l’agricoltura garantisce oggi reddito a circa 3 miliardi di esseri umani (di cui 1 miliardo dediti alla zootecnia), i quali operano in 590 milioni di aziende agricole (9,1 milioni nella sola Unione Europea). Questi dati evidenziano una complessità strutturale gigantesca e che dovrebbe indurre a rifuggire da interpretazioni basate su slogan o preconcetti ideologici: per comprendere le cause del disagio del settore agricolo europeo occorrerebbe spingersi a leggere i conti economici e colturali delle singole aziende.

Continua/1







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