Rubrica a cura di Corrado Gnerre
Da Intimità Divina, di padre Gabriele di Santa Maria Maddalena
1) L’Enciclica Mediator Dei esorta tutti i fedeli a «partecipare al Sacrificio eucaristico non con un’assistenza passiva, negligente e distratta, ma con tale impegno e fervore da porsi in intimo contatto col sommo Sacerdote». Assistere alla Messa non è sufficiente, bisogna prendervi parte: «parteciparvi».
Nella S. Messa Gesù continua ad immolarsi per noi, ad offrirsi per noi al Padre suo, per attirare su di noi le benedizioni divine. Evidentemente, Gesù si offre mediante il ministero del sacerdote, ma il sacerdote compie l’offerta in nome di tutti i fedeli ed anzi, insieme con essi, come indicano le parole del Canone: «per i quali noi ti offriamo e ti offrono anch’essi questo sacrificio di lode»; ciò vuol dire che anche i fedeli sono invitati ad offrire insieme col sacerdote la Vittima divina, ossia, come insegna la Mediator Dei, «ad unire le loro intenzioni di lode, di impetrazione, di espiazione, di ringraziamento a quelle del sacerdote, anzi, dello stesso sommo Sacerdote».
Come sul Calvario Maria SS.ma non assistette passivamente alla Passione del Figlio suo, ma Ella stessa, associandosi alle intenzioni di lui, volle offrirle al Padre, così noi, assistendo al Sacrificio della S. Messa, possiamo offrire al Padre la Vittima divina che è nostra, perché si è offerta ed immolata per tutti noi.
Le nostre lodi, le nostre espiazioni, le nostre suppliche sono cose tanto misere, ma quando noi le presentiamo a Dio in unione a quelle di Gesù ed avvalorate dal suo Sacrificio, possiamo ben pensare che gli saranno gradite e verranno esaudite proprio in vista della infinita dignità della Vittima divina. Gesù, Capo del Corpo mistico, si è immolato per noi, suoi membri, ed essendo nostro Capo, ci appartiene: è nostro; è la Vittima che, pur essendosi già totalmente immolata sul Calvario per la nostra salvezza, vuol perpetuare la sua immolazione sui nostri altari, sì che ogni giorno, anzi, ogni ora, noi possiamo trovarla a nostra disposizione e ogni giorno possiamo offrirla al Padre secondo le nostre intenzioni.
2) «Perché l’oblazione, con la quale i fedeli offrono la Vittima divina al Padre celeste, abbia il suo pieno effetto, ci vuole ancora un’altra cosa: è necessario che essi immolino se stessi come vittime» (Med. Dei).
2) «Perché l’oblazione, con la quale i fedeli offrono la Vittima divina al Padre celeste, abbia il suo pieno effetto, ci vuole ancora un’altra cosa: è necessario che essi immolino se stessi come vittime» (Med. Dei).
Questo autorevole insegnamento della Chiesa ci esorta a prendere parte alla S. Messa fino a diventare, «insieme con l’Ostia immacolata, una vittima a Dio Padre gradita» (ivi).
Gesù si è offerto come Vittima al Padre abbracciando in tutto la sua volontà fino a voler morire in croce per la sua gloria; noi ci offriamo come vittime a Dio quando, rinunciando ad ogni nostra volontà che sia contraria alla sua, ci studiamo di confermarci in tutto al suo volere divino, sia mediante l’adempimento esatto dei nostri doveri, sia mediante l’accettazione generosa di tutto ciò che Dio permette per noi. E se il dovere esige sacrificio, se la vita comporta sofferenza, ogni mattina nella S. Messa abbiamo la possibilità di valorizzare al massimo i nostri sacrifici offrendo – come insegna la Mediator Dei – «insieme col divin Capo crocifisso noi stessi e le nostre preoccupazioni, dolori, angustie e miserie».
Sul Calvario Gesù si è immolato da solo per la nostra salvezza, ma sull’Altare Egli vuole associarci alla sua immolazione, perché se il Capo è immolato, immolate devono essere pure le sue membra. Che una povera creatura offra in espiazione a Dio i suoi sacrifici e la sua stessa vita che cosa può valere? Nulla. Perché noi siamo nulla. Ma se questa offerta viene unita a quella di Gesù, allora con lui, per lui, in lui, diventa un’ostia gradita a Dio Padre.
Ritornando poi alle nostre occupazioni, il ricordo dell’offerta fatta al mattino ci aiuterà ad essere generosi nell’accettazione delle grandi e delle piccole sofferenze quotidiane, mentre il pensiero che, in ogni momento del giorno e della notte, Gesù s’ immola sui nostri altari ci permetterà di associare continuamente i nostri sacrifici al Sacrificio di lui, ci spronerà a vivere realmente come vittime in unione alla Vittima divina. Quanta forza e quanta generosità proviene all’anima da questa viva e continua partecipazione alla S. Messa!
Colloquio – «O Gesù, fa’ che il tuo Sacrificio, il santo Sacrificio dell’altare, sia fonte e modello del mio sacrificio, perché anche la mia vita deve essere un santo sacrificio. Che sia sacrificio è certo, perché la vita è tutta intrecciata di mortificazione, di distacchi, di sofferenza… Ma perché il mio sacrificio sia «santo» come il tuo sul Calvario e nella S. Messa, occorre che sia vivificato, offerto, consumato nell’amore. Gesù, concedimi un grande amore che dia valore al mio sacrificio, che lo renda fecondo per la gloria del Padre, per il trionfo della Chiesa per il bene delle anime.
«O Gesù, o divino Sacerdote, che cosa ti offrirò come materia di sacrificio, come vittima di amore, per partecipare al tuo Sacrificio? Ti offrirò il mio cuore, la mia volontà, il mio stesso amore perché sia tutto trasformato nel tuo. Infatti, proprio di questa perfetta docilità, uniformità, abbandono, Tu mi dai esempio nel tuo santo Sacrificio. Ecco, dunque, l’offerta che faccio io pure: offerta generale, totale ad ogni disposizione della divina Provvidenza, ad ogni volere divino»
(cfr. Sr. Carmela d. Spirito S., o.c.d.).
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