Con Laudate Deum il magistero ecclesiastico fa quanto non può fare: chiede ai fedeli "religioso ossequio" su una serie di posizioni scientifiche. Una contraddizione, anzitutto sul piano epistemologico.
Stefano Fontana, 09-10-2023
L’esortazione apostolica Laudate Deum sulla crisi climatica è un testo molto traballante dal punto di vista epistemologico. L’epistemologia è la filosofia della scienza e, in senso ampio, la filosofia del sapere e dei saperi, di come le varie discipline si rapportano tra loro dentro il quadro del sapere. L’epistemologia chiarisce cosa si debba intendere per scienza, cosa per filosofia e cosa per fede, precisa i rispettivi confini e metodi, le distingue e analogicamente le collega tra loro, perché è vero che tutte sono “verità” ma a certe condizioni.
Da questo punto di vista la Laudate Deum è sicuramente carente perché in essa il magistero ecclesiastico fa quanto non può fare: confermare per fede una serie di posizioni scientifiche relative al clima. Assumere questa posizione e farne oggetto di magistero ordinario richiedente ai fedeli un “religioso ossequio” è sbagliato da molti punti di vista, ma prima di tutto dal punto di vista epistemologico. Letto alla luce dell’epistemologia il testo non è attendibile.
Una prima osservazione riguarda il carattere ipotetico della scienza. Un suo aspetto, questo, su cui non possono ormai esserci dubbi date le riflessioni svolte dai filosofi da Socrate a Popper. Nonostante il modo diverso di spiegare la ipoteticità della scienza, ora fondato ora meno, sono moltissimi gli autori che concludono per essa, con alcune eccezioni significative su cui torneremo. Chiarire questo aspetto della ipoteticità è importante, perché in virtù di esso la scienza è strutturalmente provvisoria e le sue conclusioni rimangono valide fino a che restano validi i loro presupposti di partenza. Per questo la fede non può “battezzare” nessuna teoria scientifica.
Qual è il motivo di questa ipoteticità? È la sua settorialità. Nessuna scienza studia tutto l’essere, o l’essere in universale, ognuna studia un certo ambito di fenomeni e per delimitare questo ambito deve per forza avvalersi di alcune ipotesi di partenza che le permettano di isolare il proprio settore di competenza dagli altri. Ipoteticità e settorialità vanno insieme, tanto è vero che, invece, la filosofia non è ipotetica proprio perché studia tutto l’essere e non solo alcuni suoi ambiti.
La ipoteticità e la settorialità dicono anche un terzo elemento della scienza: la fenomenicità. La scienza studia i fenomeni, ciò che appare, che avviene, che si annota e si registra. Ci sono stati casi di una sopravvalutazione della ipoteticità della scienza e alcuni hanno concluso che i fenomeni da essa studiati fossero dei costrutti non reali perché osservati a partire da ipotesi intese come convenzioni interne alla comunità scientifica. Bisogna dire invece che la scienza studia anche essa la realtà, ma la realtà fenomenica e non sue dimensioni più profonde, che spettano alla filosofia e alla fede.
La Laudate Deum non rispetta questo quadro epistemologico e fa di un insieme di ipotesi scientifiche una verità filosofica e di fede. Ciò non può essere accettato dalla filosofia del sapere.
Quando scoppiò la questione galileiana, la Chiesa, e in particolare il cardinale Bellarmino, vide proprio questo problema e si rifiutò di avallare per fede nella rivelazione l’ipotesi eliocentrica. Con ciò non si voleva imbavagliare la scienza per paura, ma invitarla a rimanere se stessa. Bellarmino, infatti, chiese a Galilei di ragionare ex suppositione, per ipotesi. Con ciò veniva contrastata la ideologia moderna del matematismo, il quale voleva impossessarsi delle nuove scoperte scientifiche per derivarne una filosofia e addirittura una nuova teologia. Il matematismo cercherà di ottenere questi risultati quando, in seguito, pose la matematica (soprattutto la geometria) e poi la meccanica (con il meccanismo) come vere e proprie filosofie globali e come nuove posizioni teologiche.
Nella Laudate Deum si fa l’operazione contraria a quella della Chiesa di Bellarmino: si avvalora per fede e ragione una teoria scientifica – il climatismo – assunta come una filosofia totale e una nuova teologia naturale, morale e social-politica. E si condannano coloro che non la dovessero accettare. Bellarmino chiedeva che la scienza rispettasse la filosofia e la teologia, senza sostituirsi ad esse, la Laudate Deum chiede che filosofia e teologia si uniformino alla teoria del surriscaldamento globale per cause antropiche. Torniamo a dire che tale rovesciamento non ha alcun fondamento epistemologico.
“Battezzare” la teoria climatista non significa solo battezzare una teoria scientifica, ma una vera e propria ideologia. Quando la scienza pretende di essere fonte di senso filosofico e teologico vuol dire che non è più scienza ma è ideologia, si appropria di pretese che non le competono. Il matematismo e il meccanicismo dai quali la Chiesa voleva salvare la filosofia, la teologia e la scienza stessa, erano delle ideologie. Anche la fede, quando aderisce a questo indebito significato della scienza, si trasforma in una ideologia.
Quando la fede impone di “credere” in una ipotesi scientifica, sia essa che la scienza diventano ideologia. La Laudate Deum, quindi, non solo non rispetta adeguatamente le esigenze epistemiche del rapporto tra scienza, ragione filosofica e fede rivelata, ma compie anche una scelta pratica dalla parte sbagliata, dalla parte di quanti alimentano ideologicamente la bolla del climatismo per interessi economici e politici.
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