sabato 14 ottobre 2023

Müller scrive a Duka: Fernández va contro la dottrina cattolica, e con lui c’è il papa





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(s.m.) Nella lettera aperta all’amico cardinale Dominik Duka pubblicata oggi in esclusiva da Settimo Cielo, il cardinale Gerhard Ludwig Müller critica a fondo la risposta data il 25 settembre scorso dal cardinale Victor Manuel Fernández, nuovo prefetto del dicastero per la dottrina della fede, a una serie di domande dello stesso Duka riguardanti la comunione eucaristica ai divorziati risposati.

Duka, arcivescovo emerito di Praga, ha inoltrato tali domande lo scorso luglio, a nome della conferenza episcopale ceca, al dicastero presieduto dal cardinale Fernández, il quale ha avuto proprio nel cardinale Müller il suo penultimo predecessore, congedato ruvidamente nel 2017 da papa Francesco, di cui Fernández è invece stretto sodale.

Ma prima di leggere la lettera di Müller, è utile ripercorrere i precedenti del clamoroso scontro.

Lo scorso 4 ottobre, nel discorso d’apertura del Sinodo sulla sinodalità, Francesco ha polemizzato con “la pressione dell’opinione pubblica” che “quando c’è stato il Sinodo sulla famiglia” voleva far credere “che fosse per dare la comunione ai divorziati”.

Ma ha omesso di ricordare che proprio lui, il papa, nel febbraio del 2014, pochi mesi prima dell’apertura di quel Sinodo, aveva convocato un concistoro di due giorni a porte chiuse tra tutti i cardinali, obbligandoli a discutere una lezione introduttiva del cardinale Walter Kasper di pieno sostegno della comunione ai divorziati risposati.

E tale fu l’irritazione di Francesco per il rifiuto di tanti cardinali, anche di spicco, ad aderire a quella tesi, che alla vigilia del Sinodo sulla famiglia diede questa consegna al segretario speciale dell’assise, l’arcivescovo di Chieti Bruno Forte, stando a quanto poi riferito pubblicamente dallo stesso Forte il 2 maggio 2016:

“Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati, questi [cioè i cardinali e vescovi contrari - ndr] non sai che casino ci combinano! Allora non parliamone in modo diretto, tu fai in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io”.

Inutile aggiungere che per aver svelato questo retroscena Forte, fino ad allora tra i prediletti del papa, cadde in disgrazia e sparì dalle cronache.

Ma accadde proprio quanto detto da lui. Terminate le due sessioni del Sinodo sulla famiglia senza che si trovasse un accordo sulla questione, Francesco trasse le sue conclusioni infilando in un paio di minuscole note a piè di pagina della sua esortazione postsinodale “Amoris laetitia” un allusivo lasciapassare alla comunione ai divorziati risposati. E interrogato dai giornalisti sull’aereo di ritorno da Lesbo, il 16 aprile 2016, non temette di dire: “Non ricordo quella nota”.

E fu l’ora dei “dubia”. Nel settembre del 2016 quattro cardinali di primo piano chiesero al papa di dare delle risposte finalmente chiare alle loro domande su quella e su altre questioni. Ma Francesco rifiutò di rispondere e impose il silenzio anche alla congregazione per la dottrina della fede, che all’epoca aveva Müller come prefetto. In novembre i quattro cardinali decisero quindi di rendere pubblici i “dubia”. Di nuovo senza ottenere una risposta, né tanto meno un’udienza col papa.

Il quale però, nel frattempo, aveva provveduto a sistemare il tutto a modo suo.

Nella babele delle interpretazioni di “Amoris laetitia”, infatti, anche i vescovi della regione di Buenos Aires avevano detta la loro, a favore della comunione ai divorziati risposati, in una lettera del 5 settembre 2016 ai loro sacerdoti, alla quale Francesco aveva risposto entusiasticamente lo stesso giorno con una sua lettera di approvazione:

“El escrito es muy bueno y explícita cabalmente el sentido del capítulo VIII de ‘Amoris laetitia’. No hay otras interpretaciones. Y estoy seguro de que hará mucho bien”.

“Il testo è molto buono e spiega esaurientemente il senso del capitolo VIII di ‘Amoris laetitia’. Non ci sono altre interpretazioni. E sono sicuro che farà molto bene”.

Restava da sapere quale autorità avesse per la Chiesa mondiale una lettera privata di Jorge Mario Bergoglio al segretario dei vescovi della regione di Buenos Aires.

E a questo provvide la ristampa di entrambe le lettere, il 7 ottobre, sugli “Acta Apostolicae Sedis”, cioè sull’organo ufficiale della Santa Sede, accompagnate da un “rescriptum” che le promuoveva a “magisterium authenticum”.

È a questo “rescriptum” che il cardinale Fernández, nel rispondere lo scorso 25 settembre ai dubbi di Duka, si è appeso per avvalorare l’autorità magisteriale dell’approvazione data da papa Francesco alla comunione ai divorziati risposati. Con tutto un corredo di ulteriori indicazioni riguardanti la sua messa in pratica.

Scontrandosi però ora con il totale disaccordo del cardinale Müller, suo predecessore alla testa dello stesso dicastero.

Che in questa lettera all’amico cardinale Duka smonta punto per punto gli argomenti di Fernández, ai quali perfino l’approvazione del papa è espressa malamente – fa notare Müller –, apposta com’è “con una semplice firma datata a piè di pagina” invece che con le formule canoniche di rito.


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Eminenza, caro fratello Dominik Duka,

ho letto con grande attenzione la risposta del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ai tuoi “dubia” sull’esortazione apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia” (“Risposta a una serie di domande”, in seguito “Risposta”) e vorrei condividere con te la mia valutazione.

Uno dei “dubia” che hai presentato al DDF riguarda l’interpretazione di “Amoris Laetitia” contenuta in una lettera dei vescovi della regione di Buenos Aires del 5 settembre 2016, che permette l’accesso ai sacramenti ai divorziati che vivono in una seconda unione civile, anche se continuano a comportarsi come marito e moglie senza volontà di cambiare vita. Secondo la “Risposta” questo testo di Buenos Aires appartiene al magistero pontificio ordinario, essendo stato accettato dal Papa stesso. Francesco ha infatti affermato che l’interpretazione offerta dai vescovi di Buenos Aires è l’unica interpretazione possibile di “Amoris Laetitia”. La “Risposta” ne trae la conseguenza che si deve prestare l’assenso religioso dell’intelligenza e della volontà a questo documento di Buenos Aires, come succede per altri testi del magistero ordinario del Papa (cfr. “Lumen Gentium” 25,1).

Al riguardo è innanzitutto necessario chiarire…

> IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA






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