Recentemente il giornalista cattolico più letto al mondo, di orientamento “conservatore”, Vittorio Messori, ha scritto sul Corriere un pezzo su papa Francesco. Nulla di dissacrante. Nulla di eccessivo. Alcune considerazioni di un fedele che trova che certi messaggi lanciati dal pontefice siano molto belli, apprezzabili, condivisibili, altri invece no. Ci sono un po’ di persone che talora rimangono disorientate. Che non capiscono, che trovano alcune affermazioni ambigue. Che poi, magari le vedono smentite dalla sala stampa vaticana stessa…
Tra queste non pochi cardinali scelti da Benedetto XVI. Questi cardinali parlano, si interrogano, rilasciano talora qualche intervista. Nulla rispetto ai movimenti continui e fragorosi del cardinal Kasper o di un altro peso massimo come il cardinal Marx (con certi nomi, rimanere in campana deve essere dura). Sì, anche Messori, il giornalista che ha intervistato Giovanni Paolo II e Ratzinger, citato da quest’ultimo quando era Benedetto XVI, per l’importanza di alcuni suoi contributi, ha qualche perplessità.
In epoca di parresia, ha sussurrato qualcosa. Ma sembra non si possa. Il papa è, per un certo mondo cattolico, discutibile sempre a prescindere, se si chiama Pio XII o Benedetto XVI; indiscutibile, infallibile anche quando preferisce il gelato alla torta di cioccolato, se si chiama Francesco. Questo, anche per chi ami Francesco toto corde, è un po’ difficile da digerire. Quantomeno perché coloro che hanno incominciato a scagliarsi contro Messori, colpevole di lesa maestà, non si sono distinti sempre, in passato, per analoga devozione al soglio di Pietro.
Ma forse quello che smarrisce di più, in questo momento in cui tra tanti peana da fuori, si consuma una crescente lacerazione dentro la Chiesa, è vedere che persone che sino a ieri sembravano andare in perfetto accordo, oggi si collocano addirittura agli antipodi.
Il caso più eclatante, tra i tanti, non è solo lo scontro ecclesiastico Marx-Mueller, non è solo lo conflitto aspro consumatosi al Sinodo, ma anche quello, talora evidente, talora più tacito, tra tanti giornalisti laici cattolici.
Ad esempio tra Messori e Tornielli. Sì, perché il direttore di Vatican Insider, già direttore de la Bussola, già vaticanista “di destra” sul berlusconiano Il Giornale, sembrava, sino a poco tempo fa, in profonda sintonia con Messori: frequentazioni analoghe, un libro insieme a quattro mani, e numerose interviste di Tornielli al celebre giornalista torinese.
In questi giorni di attacchi scomposti a Messori – scomposti al di là di quello che si può pensare di un articolo, sempre opinabile, ma comunque mai volgare-, Tornielli non ha scritto nulla di esplicito. Ma ha rilanciato volentieri le critiche espresse a Messori da Luigi Alici e Badilla. E’ segno di un nuovo allontanamento tra cattolici?
L’articolo di Alici, molto duro, senza appello, un po’ greve, recita tra le altre cose, così: “Con Benedetto (soprattutto con la sua rinuncia, non dimentichiamolo) è iniziata un’opera provvidenziale di desacralizzazione della figura del papa, che Francesco sta continuando in modo straordinario”.
Si tratta di una frase davvero degna di essere rilanciata? Dire, per quanto con evidente lapsus freudiano, che il merito di Benedetto sta soprattutto nell’aver lasciato il soglio pontificio, sarebbe invece, da parte di Alici, un segno di rispetto verso un pontefice? Davvero il culmine del pontificato di Benedetto sta..nella sua rinuncia? Giovanni Paolo II, non rinunciando, sarebbe stato un cattivo “sacralizzatore”?
Alici spiega, con molta prosopopea, che il papa va desacralizzato. E allora perché un cattolico non ha il diritto, con l’assoluto rispetto usato da Messori, di dire che alcune cose non gli tornano?
Scrive Alici: “Ben diverso, invece, èil tentativo sistematicodiscreditarelapersona chiamata aguidare la Chiesa, messo in atto da scrittorie giornalisti, che ritengono di avere il copyright della fede come hanno il copyright dei propri articoli, pretendendo di vedere – nonostante qualche trave… – la pagliuzzanell’occhio del papa. Una cosaè la (giusta) desacralizzazionedella figura del papa, una cosa del tutto diversa è la (illegittima) delegittimazionedi un pontefice rispetto a un altro…”.
Alici si rende conto delle tortuose contraddizioni in cui cade? Contrappone evidentemente Francesco (bravo), a Benedetto (bravo, perché ha lasciato), ma fa una reprimenda durissima a Messori (accusato, ingiustamente, di “tentativo sistematico di screditare”); esalta la desacralizzazione (che bisogna poi vedere cosa significa: forse che il predecessore si sacralizzava eccessivamente?), ma non accetta che essa comporti anche qualche velata e rispettosa obiezione.
Vogliamo fare la desacralizzazione, introducendo anche la censura contro i desacralizzatori del desacralizzante, con timbrino dei vaticanisti e dei cattolici progressisti?
I tanti denigratori di Messori si tranquillizzino. Nell’epoca dei papi troppo sacralizzati, Dante Alighieri ne cacciava molti all’inferno, senza che nessuno, nella Chiesa cui apparteneva con fierezza, gli abbia mai detto nulla.
Ps Quanto alla critica di Badilla a Messori, anch’essa rilanciata da Tornielli, rimandiamo il lettore al testo integrale. Ci sembra di tale vacuità e inconsistenza da non meritare commenti: http://ilsismografo.blogspot.it/2014/12/italia-proposito-del-cattolico-medio.html
Libertà e persona 1 gennaio 2015
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