lunedì 19 gennaio 2015

IL ROSARIO E' LA "LINGUA MATERNA" DEL CRISTIANO





don Pietro Cantoni

In questi tempi di estrema confusione, in molti ambiti della vita, credo sia davvero utile tornare a Colei che più di ogni altro ci può aiutare e guidare con il suo amore materno.

Consentitemi, allora, di parlare ancora della preghiera del Rosario. Essa non è solo una preghiera: è una scuola di preghiera. E' un'introduzione alla preghiera profonda, alla preghiera "mistica", a cui tutti siamo chiamati. E' una preghiera semplice e profonda, alla portata di tutti e - nello stesso tempo - unica, tale da introdurci, guidati dalla Madre di Dio, nel mistero ineffabile di quel rapporto d'amore che Dio in Cristo - vuole avere con ciascuno di noi. 

Prendo spunto da un versetto del libro della Sapienza in cui la "corona di rose" è il simbolo di quella vita vuota e dissoluta a cui il Nemico della natura umana ci chiama continuamente. E' un paradosso: ci sono infatti due modi di concepire una "corona di rose". La parola "Rosario" viene dall'usanza di confezionare delle corone di rose che si ponevano - per devozione - sul capo delle statue della Vergine Maria. Ecco perché in francese si dice chapelet (piccolo cappello) e in tedesco Rosenkranz (corona di rose). 

I devoti di Maria sono consapevoli di incoronare di rose la loro Regina e Madre non solo penendole sul capo un serto di fiori, ma offrendole una preghiera che è come una "mistica" - cioè "misteriosa" - corona. Una serie di Ave Maria che si intrecciano attorno alla contemplazione della vita di Gesù, cioè dei suoi misteri. Le rose sono come il simbolo delle preghiere a Lei offerte e così la collana di grani (o la cordicella annodata) utilizzata per guidare la meditazione divenne la "corona". 

Il versetto del libro della Sapienza è invece il grido dei buontemponi che cercano la felicità nel divertimento, che è distrazione dagli affanni della vita, ma anche dalla sua serietà... (Sapienza 2,1-8).

Qui "coronati di rose" vuol dire dimenticare, cercare il piacere effimero, annegare le preoccupazioni nell'ebbrezza del momento... Coronare Maria di mistiche rose, vuol dire invece lasciarsi prendere da Lei per mano, pregare Lei e con Lei: come dalla mamma terrena abbiamo appreso la lingua materna, quella lingua che non si può più dimenticare, quella a cui affidiamo i nostri pensieri più intimi e personali, così da Lei impariamo la lingua di Dio e veniamo introdotti a quel misterioso e intimo colloquio che è la preghiera. (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, n.534). Molti dicono che anche questo colloquio è "distrazione". No!, Perché qui i nostri problemi, le nostre sofferenze, i nostri peccati, non vengono né negati né dimenticati, ma illuminati dalla luce di Cristo. 

In questo colloquio ritroviamo il senso della vita e la forza per viverla secondo Dio. Il riferimento alla "rosa" non è casuale: in Siracide 24,14; 50,8; 39,13 essa è immagine della santità e della sapienza. Sono testi dell'Antico Testamento dove si parla della sapienza di Dio con tratti sempre più marcatamente personali e che quindi - alla luce del Nuovo Testamento - possiamo attribuire alla Sapienza incarnata e a Colei mediante la quale la sapienza è apparsa in mezzo a noi, crescendo come il fiore di un giardino e come il fiore più bello di tutti i fiori. E' l'acqua che fa crescere le piante e i fiori: (Siracide 39,13) e qui l'acqua è ovviamente lo Spirito Santo. La Sapienza è Gesù, ma è anche Colei per cui Gesù è venuto in mezzo a noi: (Dante Alighieri, Paradiso, XXIII, 73-74).

La rosa è il fiore dei fiori, è l'espressione più immediata della bellezza della natura. La natura come Dio l'ha pensata, prima che il peccato la contaminasse e seminasse in essa disarmonie, caos e brutture. Maria è l'Immacolata e in Lei non c'è macchia di peccato, tutto è luce ed armonia. Per questo è bella di una bellezza ineffabile, misteriosa, cioè "mistica". Maria nasce pura, ma la sua bellezza dispiega tutto il suo fascino e il suo profumo nella libera e convinta accoglienza del piano di Dio che la porterà a vivere intimamente - dal di dentro - tutti i misteri della vita di Gesù, figlio suo e figlio di Dio. A questa bellezza anche noi siamo chiamati a partecipare, perché è questa bellezza - del Verbo incarnato, di Maria e della nostra divinizzazione - che .




(Don Pietro Cantoni, Fraternità san Filippo Neri, Foglio di collegamento, Anno II n.1).





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