venerdì 22 giugno 2012

Burocrazia e nuova evangelizzazione

di Andrea Tornielli

Cari amici, ieri mattina è stato presentato l’Instrumentum laboris del prossimo sinodo dei vescovi dedicato alla nuova evangelizzazione. Il documento servirà da traccia per la discussione fra i vescovi provenienti da tutto il mondo, che in ottobre si confronteranno con i temi della secolarizzazione, della crisi della fede e della necessità di una nuova evangelizzazione a partire dai Paesi giù evangelizzati da secoli.

Le risposte raccolte fra le comunità cattoliche di tutto il mondo mettono in luce «il fatto che la Chiesa non avrebbe risposto in modo adeguato e convincente» ai grandi mutamenti storici della nostra epoca, dal fenomeno migratorio, ai cambiamenti nel mondo islamico, alle sfide per l’indipendenza e i diritti umani di tanti popoli, ai mutamenti nel campo dei media e della comunicazione, etc. «È stato poi constatato – si legge nel documento – l’indebolimento della fede dei credenti, la mancanza della partecipazione personale ed esperienziale nella trasmissione della fede, l’insufficiente accompagnamento dei fedeli lungo il loro iter formativo, intellettuale e professionale», come pure «si è lamentata una eccessiva burocratizzazione delle strutture ecclesiastiche, che sono percepite lontane dall’uomo comune e dalle sue preoccupazioni esistenziali. Tutto ciò ha causato un ridotto dinamismo delle comunità ecclesiali, la perdita dell’entusiasmo delle origini, la diminuzione dello slancio missionario».

Proprio ieri, su La Stampa, riferivo sui risultati di una ricerca condotta da Massimo Introvignesulla religiosità e la secolarizzazione in un’area della Sicilia centrale che può essere considerata più in generale rappresentativa del territorio italiano. Anche qui emerge che l’allontanamento dalla pratica religiosa è dovuto anche alla percezione che la fede non c’entri con la vita quotidiana, non abbia a che fare con i problemi, le angosce, le speranze che accompagnano in ogni suo risvolto la nostra esistenza. È vero che cresce il numero di coloro che si dicono sfiduciati a motivo dello scandalo della pedofilia nel clero o per le polemiche sulle ricchezze della Chiesa, ma personalmente ritengo che queste motivazioni siano soltanto una conseguenza. La conseguenza della percezione che la fede non abbia nulla da dire alla vita concreta.

Solo così, infatti, si spiega l’allontanamento dalla pratica religiosa di quanti magari continuano a dirsi cattolici. C’è da sperare che il sinodo dei vescovi rifugga il rischio di attorcigliarsi in analisi sociologiche, finendo per riproporre – pur senza volerlo – quella eccessiva burocratizzazione delle strutture che l’Instrumentum laboris denuncia. L’idea che la nuova evangelizzazione sia frutto di strategie pastorali, di piani, di progetti, o almeno di buone idee di marketing comunicativo, a mio avviso è perdente. In una società «liquida» e secolarizzata, i cristiani sanno di essere una «minoranza creativa»: solo l’incontro tra persone con esperienze di verità e di bellezza, che colpiscono e attraggono, può far rinascere quel tessuto cristiano che tanta parte ha avuto nella storia della nostra civiltà.

Benedetto XVI, nel discorso ai vescovi del Portogallo tenuto a Fatima il 13 maggio 2010 ha detto: «Quando, nel sentire di molti, la fede cattolica non è più patrimonio comune della società e, spesso, si vede come un seme insidiato e offuscato da “divinità” e signori di questo mondo, molto difficilmente essa potrà toccare i cuori mediante semplici discorsi o richiami morali, e meno ancora attraverso generici richiami ai valori cristiani. Il richiamo coraggioso e integrale ai principi è essenziale e indispensabile; tuttavia il semplice enunciato del messaggio non arriva fino in fondo al cuore della persona, non tocca la sua libertà, non cambia la vita. Ciò che affascina è soprattutto l’incontro con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo, rendendo testimonianza di Lui».




fonte: http://2.andreatornielli.it/?p=4440










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