lunedì 25 giugno 2012

"Celibato impegno imprescindibile per i preti"




Crisi e prospettive del sacerdozio nel documento: “Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale” dalla Congregazione per l’educazione cattolica

ALESSANDRO SPECIALE


CITTÀ DEL VATICANO




Il rilancio delle vocazioni al sacerdozio, soprattutto in Occidente, passa da una riaffermazione netta della “identità” del prete e del suo ruolo insostituibile all’interno della Chiesa: ha le idee chiare il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica e veterano della Curia, unico capo dicastero dell’era Wojtyla ancora in carica, che questa mattina in Vaticano ha presentato gli “Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale” preparati dal suo dicastero.





Un documento dalla gestazione lunga – la ‘raccolta di dati’ nelle diocesi del mondo che sta alla base degli “Orientamenti” risale al 2008 – in anni in cui la Chiesa e l’immagine del prete sono state scosse dallo scandalo della pedofilia; ma che traccia comunque un quadro ampio delle cause della crisi della vocazioni che ha colpito soprattutto i Paesi più sviluppati.








In Europa i seminaristi sono calati di quasi un terzo dal 2000 al 2010, a fronte di dati stabili in Nord America e Sudamerica e della crescita di Africa e Asia.





In Occidente, denunciano gli “Orientamenti”, prevale “una cultura indifferente alla fede cristiana ed incapace di comprendere il valore delle vocazioni di speciale consacrazione”. Ma le cause che scoraggiano i giovani ‘tentati’ dal sacerdozio sono diverse e articolate.



Al primo posto c’è la “mentalità secolarizzata”. Ma non è da trascurare anche il ruolo dei genitori che, “con le loro aspettative sul futuro dei figli, riservano spazi ristretti alla possibilità delle vocazioni di speciale consacrazione”.






Anche la “graduale emarginazione del sacerdote nella vita sociale” ha il suo ruolo, così come l’“attivismo esagerato” dei preti, “con il conseguente sovraccarico di lavoro pastorale”, e la “messa in discussione” del celibato e la diffusione di “opinioni erronee all’interno della Chiesa”.



Ma gli Orientamenti non possono ignorare i “gravi effetti negativi dell’incoerenza e dello scandalo, causato dall’infedeltà ai doveri del ministero sacerdotale quali, ad esempio, gli abusi sessuali”.



A questo proposito, il documento del dicastero vaticano sottolinea che la Chiesa deve fare attenzione a non aprire il cammino verso il sacerdozio a chi è segnato da “profonde fragilità umane”, perché una piena “maturazione affettiva” è “necessaria per saper accogliere la grazia del Sacramento”. È anche “importante che il chiamato percepisca con chiarezza gli impegni che dovrà assumere, in particolare nel celibato”.



Ma su questo punto ci sono anche dati positivi: come quello del seminario di Boston, epicentro della crisi degli abusi e oggi “completamente pieno” dopo una “aggressiva” politica vocazionale da parte dell’arcivescovo, il cardinale Sean O’Malley.






Più in generale, il cardinale Grocholewski, presentando il documento ai giornalisti, ha indicato nella “confusione” sulla diversità tra la vocazione ‘universale’ di tutti i cristiani e quella specifica del prete la radice profonda del calo delle vocazioni al sacerdozio: “La più grande difficoltà in Europa nasce dal fatto che c’è poca chiarezza sull’identità sacerdozio ministeriale. Così, un giovane finisce per chiedersi ‘perché mi devo fare sacerdote se posso fare praticamente le stesse cose da laico?’”.



Il documento presenta anche alcuni suggerimenti concreti per rilanciare le vocazioni: dall’idea di creare un “monastero invisibile” di persone che pregano giorno e notte per le vocazioni, al rilancio dei seminari per minorenni e del ruolo dei chierichetti.



http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/preti-priests-sacerdotes-vaticano-vatican-16285/


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