"E' arrivato il momento di costruire Chiese capaci di parlare di Dio ai credenti di oggi e alle generazioni future"
di Michael S. Rose
Il futuro del restauro e del rinnovamento
Col senno di poi, molti cattolici oggi riconoscono il fatto che l'architettura sacra sperimentale progettata e costruita nella seconda metà del XX secolo, è miseramente fallita. Le forme "innovative" usate dagli architetti negli anni '60 e '70 - credevano di essere proprio bravi - non soltanto risultano già antiquate all'inizio di questo nuovo secolo, ma sono pure brutte. Queste non-chiese degli anni '80 - '90, che si possono benissimo scambiare per delle biblioteche, uffici postali o cliniche, sono talmente banali e senza ispirazione da aver mancato completamente l'obiettivo di attrarre, evangelizzare o elevare i cuori e le menti a Dio. Chiese che sembrano non riconoscere che Cristo si è fatto carne ed è venuto a dimorare in mezzo a noi. Finiscono per non servire più la comunità cristiana e di non manifestare in nessun modo la presenza di Cristo. Così pure l'aggiornamento delle chiese tradizionali compiuto senza alcuna sensibilità, asportando ogni ornamento e decorazione cattolica da quei sacri edifici, non soltanto le ha denudate fisicamente, ma ha influito sulla liturgia e religiosità dei fedeli.
Fortunatamente, però, proprio il fatto di rendersi conto di tale fallimento - da parte dei laici, dei sacerdoti, dei Vescovi come anche degli architetti - è il primo passo verso il rinnovamento dei nostri spazi sacri. Il progettista Francis Gibbon, ad esempio, definisce adesso il rinnovamento che fece nel 1968 della chiesa di Santa Maria Stella del Mare a Baltimora, "uno stupro" di quella chiesa. Helen Marikle Passano, la benefattrice principale per il restauro della cappella del 1869 al collegio Notre Dame di Baltimora, ricorda di aver desiderato la "modernizzazione" della cappella quando era studentessa al collegio. "Credevamo che, rendendo la cappella più contemporanea, sarebbe stato un bel segno di progresso. Ma sapete la novità? Abbiamo deciso di farla tornare come era prima", ha raccontato al Baltimore Sun. "E' ora di riportarla alla sua gloria originale". A questo scopo, ha offerto 1,5 milioni di dollari per eliminare tutte le alterazioni degli anni '60 "tipo il soffitto piatto e condutture metalliche sottostanti gli spazi a volta che venivano in questo modo oscurati, la pannellatura di legno che rivestiva le pareti intonacate e la moquette che nascondeva l'elegante pavimento con assi di pino". Finalmente anche la Santa Sede è intervenuta sul problema del rinnovamento all'inizio di quest'anno, quando il Cardinal Jorge Medina Estevez, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, ha informato l'Arcivescovo di Milwaukee, Rembert Weakland, che la sua proposta di restauro della cattedrale non era conforme alle norme liturgiche e che avrebbe rappresentato un cattivo servizio ai cattolici di Milwaukee.
Questo "periodo del rendersi conto" deve condurre a quattro vie distinte per migliorare l'architettura delle chiese cattoliche e far sì che quegli spazi ridotti a luoghi d'incontro tornino ad essere luoghi sacri. La prima via è restaurare o "rinnovare" le chiese cattoliche tradizionali. Vale a dire, gli architetti e i parroci devono operare di comune accordo per restituire i vecchi edifici di orientamento tradizionale, ristrutturati negli ultimi trenta o quarant'anni, alla loro gloria originale. La seconda via è recuperare e ristrutturare le chiese moderniste costruite nella seconda metà del XX secolo, riorientandole. Molti edifici infatti eretti negli anni 1960 e '70, sebbene di forma irregolare, possono essere trasformati all'interno in bei spazi di trascendenza. La terza via è quella di trasformare brutte chiese moderniste in oratori parrocchiali o edifici scolastici, e costruire "chiese sostitutive" che siano degli autentici luoghi sacri progettati in continuità con la tradizione della Chiesa. La quarta via è forse la più facile: costruire delle belle chiese ex-novo nel momento in cui si erigono nuove parrocchie.
Ri-orientare la Chiesa ristrutturata Il primo passo deve essere sempre quello di recuperare la forma gerarchica. Il presbiterio deve sempre essere ben distinto dalla navata dove si raduna l'assemblea. In molti casi, ciò significa che gli altari, che erano stati spostati al centro dell'assemblea, devono tornare al loro luogo appropriato che è il presbiterio. La piattaforma d'altare, di solito con uno o due gradini, che persiste nella navata con tante sedie attorno, non è in alcun modo un santuario sufficientemente definito. La maggior parte, se non tutte, delle chiese tradizionali sono disegnate secondo il modello basilicale crociforme. Ciò significa che esiste già un'ubicazione propria del santuario. Ubicazione propria che si trova alla "testa" elevata dell'edificio sacro, mentre la navata rappresenta il corpo.
In altre chiese ristrutturate, il santuario col tabernacolo è stato trasferito in una delle pareti laterali della navata con tutto l'edificio riorientato di modo che, entrando in chiesa, non c'è più un incedere naturale lungo il corridoio centrale verso l'altare del sacrificio. Questo tipo di rinnovamento è in realtà un disorientamento. La posizione propria del presbiterio è quella di stare alla testa dell'edificio e la navata riorientata verso l'altare.
Anche il santuario deve essere "ridefinito" cioè, se la piattaforma elevata del santuario era stata rimossa, deve essere recuperata. Se la balaustra per la Comunione era stata eliminata, rimetterla costituirà una linea di confine con il presbiterio, e sarà funzionale alla Comunione nel caso in cui si amministrasse ai fedeli inginocchiati alla balaustra. Una balaustra recuperata deve armonizzarsi con l'architettura della chiesa e specialmente dell'altare. Tuttavia, in molti casi, l'altare nelle chiese ristrutturate è inadeguato in se stesso.
Gli altari a forma di mensa che hanno sostituito gli altari maggiori dei secoli scorsi, sono manchevoli in molti aspetti. Per prima cosa, sono spesso fatti solo di legno. Per rendere di nuovo centrale la natura sacrificale, nell'altare dovrebbe essere incastonata una pietra, una semplice piastra orizzontale sulla quale il sacerdote pone il Divino Sacrificio della Messa. L'altare deve essere installato in modo permanente e costruito di materiale durevole. Una semplice tavola come quelle che si usano nelle nostre case per cene di ricevimento, è del tutto insufficiente.
In alcune chiese ristrutturate fortunatamente l'altare maggiore è ancora presente, anche se spesso serve solo per ospitare fiori o candelieri da quando il Vaticano II ha introdotto l'altare mobile. La soluzione più ovvia in queste chiese fortunate è quella di eliminare l'altare mobile inadeguato e ritornare all'altare maggiore che è spesso il naturale punto focale della chiesa, accentuato da un dossale o baldacchino. Tra i sacerdoti più giovani è in aumento infatti la prassi, incoraggiata dal Cardinale Ratzinger, di tornare alla Messa 'ad orientem' o 'ad absidem' , cioè recitare la Preghiera Eucaristica rivolti nella stessa direzione dell'assemblea verso l'altare rialzato.
Per quanto molti sacerdoti e non pochi laici siano convinti che questa prassi sia stata proibita o resa illegittima, non è affatto così. Né si può dire che tale prassi plurisecolare sia in alcun modo inopportuna. Infatti, è del tutto naturale per un sacerdote guidare i fedeli volgendosi insieme a loro verso il Signore. Soluzione tanto ovvia che solo dei motivi politici non la rendono possibile.
In molte altre chiese l'altare maggiore con dossale o baldacchino sono stati sommariamente rimossi. Situazione certo sfortunata, ma per le parrocchie impegnate nel rinnovamento può essere un'opportunità per progettare e costruire qualcosa di ancora più degno e più bello dell'originale. E' il caso ad esempio della cattedrale di San Paolo a Worcester, dove una nuova cattedra con dossale sono stati costruiti nel 1996 per rimpiazzare una parete di cemento semicircolare che era stata montata al posto del vecchio dossale.
E' anche il caso di parecchie chiese tradizionali restaurate nella diocesi di Victoria, in Texas. E' una diocesi nota per la conservazione delle "chiese dipinte" nella zona di Schulenburg. Alcune di queste chiese avevano abbandonato molti arredi dei loro presbitèri poco tempo dopo il Concilio Vaticano II. Una generazione più tardi però 9 parrocchie della diocesi hanno tentato di riprendersi ciò che avevano dismesso. L'altar maggiore decorato e dossale nella chiesa di San Giuseppe a Moulton, ad esempio, è stato completamente ricostruito di sana pianta da carpentieri del posto nel 1994.
Non c'è proprio alcuna buona ragione perché non si costruiscano nuovi altari dignitosi, completi di un bel dossale o baldacchino a seconda dello stile o disegno della chiesa. Sono elementi che non solo riportano l'altare al centro, ma lo nobilitano.
Riportare il tabernacolo in evidenza
Un altro importante aspetto, forse il più importante, del rinnovamento di un presbiterio è quello di riportare il tabernacolo alla sua originaria posizione al centro del santuario, dietro l'altare. Nel 1997 Padre Richard Simon della chiesa di San Tommaso di Canterbury a Chicago ha fatto da apri-pista in questo senso. Ha annunciato ai parrocchiani di aver deciso questa scelta liturgica perché si era reso conto che l'esperimento di togliere il tabernacolo dal santuario era fallito. Nella sua lettera del 24 giugno 1997 ai parrocchiani scriveva:
"Io credo che buona parte della sperimentazione iniziata trenta anni fa sia fallita. Non siamo né più santi né più cristocentrici oggi di quanto non lo fossimo allora. Infatti, abbiamo una generazione di giovani che in gran parte sono perduti per la Chiesa, poiché non abbiamo dato loro il dono prezioso che è al cuore del cattolicesimo: la Presenza Reale di Gesù. La Messa è diventata uno spettacolo, un veicolo per la comunicazione di un ordine del giorno di attualità popolare. L'edificio chiesa non è più luogo d'incontro con il Signore ma una sorta di centro sociale, non un luogo di preghiera ma un luogo di chiacchiere. In molte chiese, compresa la nostra, il tabernacolo era stato rimosso dal centro della chiesa per far risaltare la Messa e la presenza del Signore al momento della Santa Comunione. Ma questo esperimento è fallito.
Abbiamo perso il senso del sacro che un tempo apparteneva fortemente alla liturgia cattolica. Il comportamento di molti in chiesa è oltraggioso. Al termine della Messa, è impossibile trattenersi in preghiera. Il livello del rumore raggiunge un picco tale che sembra di essere a un evento sportivo. Lo scambio della pace assomiglia a un veglione di capodanno. Cristo è dimenticato sull'altare. Si può replicare dicendo che Egli è presente nell'assemblea ecclesiale ma, per quanto ciò sia vero, non deve mai avvenire a detrimento del Signore presente sull'altare. Se realmente il Signore fosse riconosciuto nell'assemblea, sarebbe ancora più alta la sacralità del momento. Cosa che semplicemente non avviene... Perciò ho deciso di riportare il tabernacolo alla sua forma originaria al centro del presbiterio e di iniziare una campagna di rieducazione alla sacralità della liturgia e al significato della Presenza Reale. Non mi risparmierò in questo sforzo fino a quando non sia recuperato il senso del sacro. Vi rammenterò che in chiesa si deve mantenere un rispettoso silenzio.
Cibo, giocattoli e socializzazione sono di casa altrove, ma non in chiesa che è il luogo dell'incontro con il Dio vivente. Sarà una catechesi impopolare, ma non importa. Sento già un'obiezione: 'dove siederà il prete?'. Siederò dove la tradizione ha sempre voluto che il sacerdote sedesse, dalla parte del santuario. Come in molte chiese la cattedra del "presidente" sta presso il tabernacolo. Sono stufo di sedere sul trono che appartiene al mio Signore. La detronizzazione dell'Eucaristia ha portato all'intronizzazione del clero, e io non ne voglio più sapere. La Messa è diventata prete-centrica. Il celebrante è tutto. Io sono un peccatore salvato per grazia come voi e non il centro dell'Eucaristia. Lasciate che io riprenda il mio posto davanti al Signore e non al posto del Signore. Sono ordinato al sacerdozio di Cristo nell'Ordine di presbitero, e come tale rivesto un umile ruolo particolare. Sono fratello maggiore nel Signore e con voi cerco di seguirlo e di adorarlo. Vi prego, permettete che io riporti Cristo al centro della nostra vita con tutto ciò che gli appartiene".
Una volta che Padre Simon riportò il tabernacolo al suo posto originario al centro del presbiterio dietro all'altare, fu sorpreso, disse, della risposta. Fu straordinariamente positiva ed efficace. Un certo senso di riverenza fu davvero recuperato a Messa nella sua chiesa. Il 16 settembre 1997 riferì l'esito dell'iniziativa con una "lettera prestampata":
Non potete immaginare la risposta che ebbi alla lettera del 24 giugno che avevo scritta ai miei parrocchiani. Ricevetti così tante chiamate e lettere che finii per dire grazie in una lettera prestampata. "Devo semplicemente scrivere grazie per il vostro sostegno e preghiere". Molti pensano che io sia stato coraggioso a fare quello che ho fatto. Coraggioso? Ho soltanto letto il Catechismo e ho spostato un po' di mobili. La risposta è stata eccezionalmente positiva. In parrocchia, alcuni hanno perfino pianto di gioia quando hanno visto il cambiamento. Mi sto dando dei calci da solo perché non l'ho fatto anni prima. Una risposta così confortante. Molti mi scrissero esprimendo il loro senso di solitudine nella battaglia per l'ortodossia cattolica. Non siete soli, risposi, né tra i laici né tra il clero.
Forse avete sentito la definizione di neo-conservatore: un progressista che è stato aggredito dalla realtà. Io mi ci ritrovo in pieno. Ero in collegio negli ultimi anni '60 e ho fatto tutto il percorso: barba, sandali, proteste, volantinaggio per il femminismo e tutto il resto ... Se una parrocchia come questa e una persona come me si possono rivoltare contro una assurda sperimentazione liturgica, allora può succedere a chiunque e dappertutto. Non arrendetevi! Ad esempio, se vi hanno tolto gli inginocchiatoi dalla chiesa, andate davanti e inginocchiatevi sul duro pavimento. Vi sorprenderete nel vedere quanti si uniranno a voi. E' quello che è successo qui.
Illuminati dall'iniziativa ben pubblicizzata di Padre Simon, molti altri parroci hanno riportato il tabernacolo in prominenza nelle loro chiese. Non si è trattato solo di "spostare dei mobili", come ha detto, ma riportare un tipo di riverenza orante nella sua chiesa che lui e molti altri desideravano. Col tabernacolo posto direttamente dietro all'altare sull'asse principale della chiesa, i due elementi operano insieme in unità: il tabernacolo è ridivenuto estensione dell'altare, punto focale della chiesa, come il Santissimo Sacramento è estensione del Divin Sacrificio della Messa.
Se l'Eucaristia conservata è estensione della Messa, ne consegue logicamente che, in termini di architettura, il tabernacolo dovrebbe essere situato in diretta relazione con l'altare, o su di esso o dietro. Questa disposizione ha conseguenze che vanno ben al di là di un progetto d'interno. In ultima analisi, è un fatto di devozione e di culto. Nelle parole di Giovanni Paolo II, una giusta devozione al Santissimo Sacramento conduce inevitabilmente a una più piena partecipazione della celebrazione eucaristica. Nella sua lettera per il 750° anniversario della festa del Corpus Domini, ha scritto: "Al di fuori della celebrazione eucaristica, la Chiesa si prende cura di venerare l'Eucaristia che deve essere conservata...come il centro spirituale della comunità religiosa e parrocchiale. La contemplazione prolunga la comunione e permette di incontrare durevolmente Cristo, vero Dio e vero uomo...La preghiera di adorazione in presenza del SS.mo Sacramento unisce i fedeli al mistero pasquale, li rende partecipi del sacrificio di Cristo, di cui l'Eucaristia è il sacramento permanente".
Intrinseco a questa teologia eucaristica è il crocifisso, la rappresentazione figurata del sacrificio di Cristo sul Calvario, ripresentato in modo incruento sull'altare per le mani del sacerdote ordinato. Il crocifisso - il corpo di Cristo sulla croce - è stato tolto da molte chiese durante le ristrutturazioni e sostituito da croci processionali simboliche o da figure del Cristo risorto o dipinti di grano, sole e uccelli. Se questi nuovi simboli risultano graditi ad alcuni, il ricupero del crocifisso è parte integrante di un appropriato ritorno del santuario. E' il crocifisso che simboleggia direttamente l'intero significato della Messa.
Recuperare l'arte sacra
Un altro elemento particolarmente significativo per il ritorno del santuario è il ricupero dell'arte sacra. Molte chiese sono state purtroppo imbiancate a calce una trentina di anni fa nel tentativo iconosclastico di eliminare le cosiddette "distrazioni" dalla casa di Dio nella corsa a ridurre la chiesa a una non-chiesa. Altre parrocchie hano avuto le loro statue sommariamente asportate per la stessa ragione. Per fortuna, queste purghe insipienti stanno diminuendo, ma intanto un gran numero di chiese sono state spogliate e lasciate vuote perché qualche parroco, liturgista o progettista era schiavo della moda e del cattivo gusto. E' quello che l'arhitetto di chiese Francis Gibbons ha chiamato "stupro".
Ma non tutto è perduto. Con i nuovi metodi di arte preservatrice e restaurativa, murali e affreschi si possono recuperare, statue imbiancate si possono riportare ai loro colori originali e opere deteriorate di arte sacra si possono restaurare. Questi progressi nell'arte di preservazione dovrebbe dare speranza ai molti parroci che desiderano il ritorno del sacro nelle loro chiese.
Inotre, contrariamente alla pubblica percezione, vi sono artisti di talento che si possono commissionare per eseguire nuovi decorosi murali o mosaici in chiese che non riescono più a recuperare il loro patrimonio artistico. Quanto alle statue, icone e altri pezzi artistici "mobili", esiste un tesoro di vecchia arte sacra disponibile nei negozi di antiquariato architetturale negli Stati Uniti e oltre. Bastano poche telefonate per mettere in contatto un parroco o un restauratore con gruppi che hanno spesso salvato opere d'arte inestimabili da chiese cattoliche chiuse o rase al suolo. Lo stesso vale per arredi architetturali come vecchi confessionali, vasi sacri, crocifissi, stazioni della via crucis, banchi e balaustre da comunione. Alcuni dei più noti siti internet di vendita all'asta, ad esempio, propongono continue offerte di belle opere d'arte. Purtroppo, avviene che il più delle volte questi oggetti finiscono per essere usati per scopi profani invece che per chiese nuove o restaurate. Abbiamo appreso tutti di confessionali usati come cabine telefoniche in ristoranti, o banchi con decorazioni incise a mano usati come sedie nei bar.
Riordinare la navata
Gli stessi passi occorrono per recuperare la navata. Preziose cappelle laterali e stazioni della via crucis scomparse negli ultimi decenni, si possono rinnovare o acquistare da antiquari e aziende di salvataggio architetturale. A volte la distruzione degli interni di chiese non si è limitata a ciò che ha rimosso. Rivestimenti di legno, controsoffitti con pannelli acustici e tappezzerie su tutte le pareti sono lo scempio ulteriore. La buona sorte ha voluto che simili materiali risalgano alla fine degli anni '60 e '70, quando si ristrutturavano le abitazioni nella stessa maniera. L'uso di questi materiali scadenti non va più di moda, Deo gratias. Rimuovere questi articoli "domestici" non farà male a nessuno.
Sono materiali fragili e di scarsa durata che si possono facilmente rimuovere. Con un po' di fortuna, possono avere anche preservato ciò che intendevano nascondere. I pannelli del del controsoffitto una volta rimossi possono rivelare volte, lucernari o affreschi del soffitto intatti e in buona condizione. La rimozione delle moquettes può rivelare un pavimento a terrazzo o ad asse di legno duro, la rimozione di pannellatura lignea può far emergere belle pareti di intonaco, a volte decorate con eleganti incisioni o perfino mosaici.
Più difficili da risolvere sono invece gli arredi moderni che spesso sostituiscono gli arredi tradizionali. Gli arredi moderni spesso non si sposano con il disegno e lo stile originale dell'edificio. Le suppellettili da sedute sono un altro importante motivo di recupero. Innanzitutto, per quelle chiese che hanno fatto togliere le panche: installate nuovi inginocchiatoi! Per quelle chiese che hanno messo di traverso o voltati i banchi del corridoio laterale della navata per osservare meglio, si suppone, l'altare: rimetteteli rivolti in avanti! E per quelle chiese che hanno scartato le vecchie panche per delle sedie mobili di scarso valore (o costose), l'ideale sarebbe collocare in chiesa nuove panche di legno con inginocchiatoi. Passerà presto la moda delle sedie imbottite di tipo casalingo.
Quando si procede al restauro di una chiesa storica, la parrocchia deve affidarsi a restauratori competenti con un curriculum comprovato di serietà. Restauratori che siano sensibili all'architettura originale della chiesa, ma che non necessariamente ricreino in toto tutto ciò che esisteva nel passato. Tuttavia, ogni nuovo arredamento e/o opere artistiche devono corrispondere allo schema architetturale e non sembrare dei corpi estranei.
Il restauratore si deve preoccupare di 1) riordinare la chiesa con una ben definita nartece, navata e presbiterio secondo il disegno originario, 2) ristabilire un programma iconografico di arte sacra e arredi, 3) recuperare ogni tipo di verticalità che fosse andata perduta, e 4) ristabilire una totalità unificata così che la chiesa torni ad essere un luogo sacro con qualità trascendenti.
Recupero dei restauri
Qualcuno si chiederà: "dobbiamo tenerci questo brutto edificio che sembra ... (riempite lo spazio vuoto); che possiamo fare per migliorarlo secondo il suo disegno moderno?". Per fortuna, in alcuni casi la risposta è semplice. Nella sua teoria di non-chiesa, Soewick ha espresso il desiderio che l'edificio abbia un "interno usa e getta", un interno cioè che possa essere facilmente alterato per rispondere alle esigenze dei fedeli in qualsiasi tempo. Ed infatti, gli interni di molte non-chiese costruite nella seconda metà del XX secolo si cambiano facilmente. I loro "interni usa e getta" si possono semplicemente gettare e commissionare nuove mobilia e opere d'arte sacra.
Naturalmente, il nuovo architetto o progettista non ha alcun obbligo di sottoscrivere la teoria modernista dell'interno usa e getta. Ha però l'obbligo di trasformare l'edificio in una bella chiesa. Si può fare, ma non progettando un altro interno che si possa gettar via. L'architetto ha l'opportunità di ricollegarsi alla tradizione al fine di creare un luogo sacro che trascenda le generazioni e possibilmente anche le culture.
Proprio come avviene con il progetto di restauro di una chiesa tradizionale, il primo compito è di riorientare adeguatamente gli spazi interni in una gerarchia di presbiterio e navata. Cosa più difficile da realizzare nell'edificio modernista che non nella chiesa tradizionale, poiché il piano pavimentario può essere abbastanza irregolare. Chiese a circolo, chiese a ventaglio stile teatro, e piante asimmetriche sono tre schemi popolari che hanno bisogno di essere corretti.
A questo proposito, l'altare va installato alla "testa" dell'edificio in un presbiterio distinto che sia elevato rispetto alla navata e in buona prominenza quando l'assemblea è seduta. Un altare di chiesa modernista da recuperare, il più delle volte non è neppure degno di essere usato come tavola da cucina. Esiste ora l'opportunità di progettare un altare nuovo che si ponga non soltanto quale punto focale della chiesa ma che dia il tono per il nuovo interno. Ogni altro elemento del recupero deve in qualche modo condurre all'altare.
Un nuovo baldacchino o dossale può dare all'altare la nobiltà e la prominenza che merita, e la stretta connessione del tabernacolo con l'altare è tanto importante nella ristrutturazione di un edificio modernista quanto lo è nel recupero di una chiesa storica. Lo stesso vale per altri elementi e arredi - panche, arte sacra, pulpito e balaustra per la comunione. Non c'è nessuna buona ragione per non introdurre gli ornamenti tradizionali di una chiesa cattolica in un edificio modernista, creando così un senso del trascendente e dell'eterno.
Rimpiazzare le chiese Certamente quando è possibile, è preferibile iniziare ex-novo il progetto di una chiesa che serva da "città sul monte", che con la sua forma tradizionale e gli elementi esterni abbia la capacità di dare significato, ispirare, educare e attirare cattolici e non-cattolici. Dal momento che molte chiese moderniste, se non la maggior parte, non sembrano essere strutture permanenti, si possono allora adattare ad altro uso di utilità parrocchiale come, ad esempio, edificio scolastico, magazzino alimentare, teatro, palestra od oratorio parrocchiale.
Molte tra le chiese moderniste, per come si presentano, si prestano facilmente a tale trasformazione. Non poche persone, quando entrano in una di queste nuove chiese o non-chiese, esclamano: "Oh, pare più una palestra (o teatro, ecc.)". Se pare una palestra o un teatro, ci sono buone probabilità che possa facilmente convertirsi in palestra o teatro, mentre nelle vicinanze si erigerà una nuova chiesa progettata in continuità con la tradizione cattolica di architettura sacra. Sono appunto chiamate "chiese sostitutive".
Inoltre, un parroco o un vescovo possono con facilità salvare la faccia dicendo ai parrocchiani che la struttura moderna di cui stanno attualmente usufruendo, era intesa solo come soluzione temporanea in attesa del tempo in cui i parrocchiani avrebbero contribuito a costruire una casa di Dio permanente capace di parlare alle generazioni future di cattolici. Ebbene, il tempo è arrivato.
Per ultimo, la più grande opportunità sta forse nell'erezione di una nuova parrocchia. Il parroco, l'architetto e i parrocchiani possono partire da livello zero, per così dire, con il grande vantaggio di poter guardare indietro e aver assistito a cinquant'anni di costruzione di chiese brutte, senza alcuna ispirazione, ed evitare così di cadere in una moda passeggera che scomparirà ancor prima che questa generazione si estingua. Siamo davvero nella bella occasione di collegarci con la tradizione creando contenitori trascendenti di significato, che non soltanto sembrino chiese ma che siano veramente chiese nella loro essenza.
fonte: Sacred Architecture, spring 2002
http://www.sacredarchitecture.org/images/uploads/volumesPDFs/Issue_6_2002.pdf
trad. it. a cura di d. Giorgio Rizzieri
(23/04/2012)