martedì 6 maggio 2025

Pastorale vs pastoralismo: Dottrina o prassi?



La perdita del primato della verità e il rischio di un “positivismo” ecclesiale dove l’autorità diventa la fonte della verità, anziché esserne al servizio.



di Corrado Gnerre, 05-05-2025

Uno dei segni più caratterizzanti la Chiesa attuale è il cosiddetto pastoralismo, ovvero una sorta di deriva della pastorale. La pastorale nel corretto senso della parola è l’applicazione della dottrina al fine del suo essere conosciuta e del suo essere messa in pratica. Quando invece la pastorale diventa pastoralismo, non solo tende a scavalcare la dottrina, ma tende perfino ad essere autosufficiente.

Vediamo di capire meglio. La necessità di custodire la vera dottrina è chiara nei ripetuti avvertimenti degli apostoli riguardo a miscredenti ed eretici. Scrive San Paolo nella seconda lettera a Timoteo:

«Vi sarà un tempo in cui non sopporteranno la sana dottrina, ma secondo le proprie passioni per prurito di orecchio si udiranno tanti maestri, ma dalla verità ritrarranno l’orecchio per voltarsi alle favole».

La pastorale, dunque, deve essere a servizio della dottrina. Oggi invece vi è un paradosso: la pastorale vale più della dottrina. E così vengono sanzionati coloro che non si allineano alla pastorale, mentre la passano liscia, in alcuni casi perfino premiati, coloro che mettono in discussione la dottrina.

Da qui una sorta di positivismo cattolico. Non si è più vincolati alla dottrina, bensì alle decisioni dell’autorità. Anzi, in un certo qual modo si concepisce l’autorità come fonte della verità e non al suo servizio.

Qual è, in breve, la causa di tutto questo? La risposta non può che essere filosofica. Ovviamente chi ascolta non deve preoccuparsi perché cercherò di essere semplice e conciso. Il modernismo teologico ha separato la verità cristiana dalla metafisica. Che cos’è la metafisica? La metafisica è lo studio dell’essere in quanto essere, cioè del fondamento, cioè di quella verità che non muta, che giudica il tempo senza trasformarsi nel tempo.

Ebbene, staccando la verità cristiana dalla metafisica, essa, la verità cristiana stessa, non è più tale. Anzi, si traduce in prassi. E la Chiesa stessa, che dovrebbe essere il sale della terra come dice Gesù in Matteo 5 e che dovrebbe salvare la storia, viene sostituita con la storia stessa.

Un tempo si definiva la Chiesa corpo mistico di Cristo. Poi si è passati alla definizione di popolo in cammino, passaggio tutt’altro che casuale. Nella prima definizione il primato è chiaramente della verità, per cui essere nella Chiesa vuol dire convergere sul credo, sul credo. La seconda definizione, cioè popolo in cammino, sottolinea invece il primato della prassi, dell’essere nella storia.

Da qui l’importanza di sentirsi uniti non in credendo, cioè nella dottrina, bensì in agendo, appunto nella prassi, cioè nell’agire. E così si spiega perché oggi se si sgarra sulla dottrina va tutto bene, ma se si sgarra sull’adesione a decisioni pastorali varie si è eretici. Insomma, si è eretici senza la dottrina? Si è eretici senza la dottrina, si è eretici possiamo dire “della prassi”.




Nessun commento:

Posta un commento