Joseph Edward Strickland, vescovo di Tyler, Texas, USA
Di Redazione Blog di Sabino Paciolla, 12 |Dicembre 2023
di Marco Begato
“Ricordo di aver detto chiaramente quel giorno: Non mi tirerò mai indietro nel proclamare la Verità”.
Sono le parole di Mons. Strickland, affidate alla cronaca di Crisis Magazine, utili a comprendere quale fervore abbia animato tale pastore, venuto alla ribalta nelle ultime settimane per essere stato deposto dalla propria sede episcopale senza capi d’accusa oggettivi noti (pedofilia? scandali finanziari? nulla di ciò…). Sono parole risuonate nel suo cuore durante i primi tempi del ministero episcopale e divenute poi la sua bussola pastorale primaria.
Ma chi è questo vescovo Strickland e quale lezione può lasciare alla Chiesa odierna? Strickland è il giovane vescovo che “a Baltimora, il 13 novembre 2018, 46 giorni dopo che il Washington Post aveva pubblicato la storia della depravazione di McCarrick”, si alzò dalla sua sedia e chiese: “Come è potuto accadere? Come ha fatto a essere promosso, come è successo tutto questo se siamo davvero tutti d’accordo sul fatto che [l’atto dell’omosessualità] è sbagliato e peccaminoso?”. Lasciando così una dei suoi primi e più preziosi insegnamenti: “Fratelli, credo che parte della correzione fraterna… sia chiedere” (qui).
Strickland è il Pastore che ha saputo cristianamente correggere l’errore e accogliere l’errante. Corregge l’errore, i.e. del movimento LGBT: “Oggi nel mondo vediamo molti programmi che riguardano l’identità umana, in particolare l’“identità sessuale”. Uno che è molto davanti ai nostri occhi in questo periodo è l’agenda LGBTQ”; ma accogliere l’errante: “In chiusura, vorrei dire a chi soffre di attrazione per lo stesso sesso o disforia di genere: Cristo vi ama e la Chiesa cattolica vi accoglie. Stiamo tutti lottando per crescere nella santità. Vi invito a venire e sedervi con noi, pregare con noi, adorare con noi e sperimentare con noi il potere travolgente dell’amore e della misericordia di Dio” (qui).
È il vescovo che ha preso di punta Hillary Clinton per i suoi interventi tendenziosi a danno dei gruppi pro-life: “Per favore, per favore non ascoltare questa donna malvagia. Le sue bugie e immoralità devono essere messe a tacere per il bene dell’umanità” (qui). E non ha perso occasione per “annunciare che considera immorale costringere i cittadini a sottoporsi a un’iniezione sperimentale e che non si farà vaccinare” (qui). Più precisamente egli da sempre ha sostenuto e collaborato con l’attività di Children of God for Life, nel ruolo di spiritual advisor (qui), e con tale realtà ha anche sottoscritto e diffuso una petizione contro le vaccinazioni contaminate dal sacrificio criminale dell’aborto (qui) e questo ben prima che si creasse il caso dei vaccini anti-Covid. In sintesi, è colui che, mentre il clero che conta promuoveva iniziative di taglio ecologico-filantropico, ha continuato invece a difendere il deposito della fede e ciò quando già i confratelli vescovi gli suggerivano apertis verbis: “Smettila di enfatizzare così tanto questo aspetto e segui il programma”.
Strickland si è trovato così di fronte al bivio: seguire il programma dettato all’episcopato mondiale oppure restare saldo e mantenere il primo proposito (“non mi tirerò mai indietro nel proclamare la Verità”)?
Ma quell’impegno portava con sé da sempre una consapevolezza: “Proclamare la Verità. In un certo senso, Maria mi stava chiamando a morire quel giorno. In un certo senso, credo, mi stava chiedendo di accettare il martirio che deriva dalla sola predicazione della Verità” (qui).
Ovviamente la scelta della Verità ha prevalso, sia pur con il rischio di aumentare la divisione col clero che comanda, ma in fondo proprio nella consapevolezza che “le forze nella Chiesa in questo momento non vogliono la verità del Vangelo” (qui).
E così tali forze non vogliono la verità, “vogliono che sia cambiata. Vogliono che sia ignorata. Vogliono sbarazzarsi della verità che gloriosamente non scomparirà. La verità che è Gesù Cristo, il suo corpo mistico, che è la Chiesa, tutte le meraviglie per cui i martiri sono morti e i santi hanno vissuto per quasi 2000 anni da quando Cristo è morto e risorto”. E questo flusso di tenebra coinvolge molti che in diversi modi si fanno consiglieri del Santo Padre e “che lavorano su di lui e lo influenzano a prendere questo tipo di decisioni”. “Sono forze tremende e potenti all’opera nel mondo.
Ma è appunto nel cuore di questa denuncia che possiamo riconoscere fin dove si sia spinto lo zelo pastorale di mons. Strickland, in difesa della Verità e del gregge a lui affidato. Si è spinto fino al punto più delicato e doloroso, quello della resistenza davanti alla confusione che scaturiva dalle stesse parole del Sommo Pontefice – “certamente il Papa ha detto cose confuse” -, quello del dare consiglio all’agire stesso del Santo Pontefice: “molte delle persone che ha nominato come cardinali, le persone nei vari uffici del Vaticano, non hanno detto cose confuse. Non hanno detto cose confuse; hanno detto cose che contraddicono il deposito della fede. E il Papa deve metterli al loro posto… È il Papa. Può chiarire tutto molto rapidamente, molto semplicemente, e dire: ‘Questo è quello che crediamo come cattolici’” (qui).
E in questa sua azione di resistenza ha aggiunto: “è tempo per me di dire che rifiuto il suo programma di minare il Deposito della Fede”. Portando a giustificazione di una frase tanto decisa la sua confessione più profonda: “sono un peccatore, sono imperfetto, faccio errori, ma motivato dall’amore per Cristo, dall’amore per la Chiesa cattolica e dall’amore per Papa Francesco”. E ancora e sempre nel suo ministero, persino in queste dichiarazioni e confessioni così potenti, a muoverlo è stata la verità, “il nostro più grande dono… il nostro più grande valore… [e] il nostro più grande potere. E questo vale per tutta la Chiesa, da Papa Francesco fino agli ultimi cresimati”, ha detto. “Tutti noi siamo tenuti e benedetti a vivere la verità. E… abbiamo un obbligo nei confronti del gregge qui e ovunque possiamo. Quando vediamo ciò che… è contrario alla verità, e ci sono troppe cose in corso che sono contrarie alla verità e che devono essere affrontate… per amore, [dobbiamo] agire” (qui)
Ma tutto ogni volta asserito e proclamato in un forte senso di comunione ecclesiale e di unità con Pietro, riconosciuto nel suo ruolo e nella sua delicata missione anche nella denuncia di confusione e nella distanza dai suoi programmi. Il Papa, cui Strickland pone domande e chiede chiarezza, preferendo pur sempre la Verità a qualsiasi programma vaticano, è il padre per cui pregare “per lui come figlio di Dio e per il suo ruolo di sommo pontefice”.
Poi la fine, almeno dell’episcopato nella diocesi di Tyler, una fine annunciata e anche preparata con toni ancora fermi e cristallini. Prima nella dichiarazione di responsabilità che “non se ne sarebbe semplicemente andato” dalla sua diocesi, e poi nella chiarificazione di filiale docilità che “se il Papa lo avesse rimosso sarebbe stato obbediente” (qui), nonostante a norma di Diritto avrebbe potuto probabilmente opporsi e denunciare “un abuso di ufficio contro il diritto divino dell’episcopato” (qui).
Ecco così tracciate in questi paragrafi le ragioni che rendono mons. Strickland un modello importante per i suoi contemporanei: mosso dalla Verità di Cristo, donato martirialmente al bene dei suoi fedeli, capace di porre le domande che contano, di denunciare l’errore e accogliere l’errante, di resistere alla confusione e alla menzogna, di non chiamare obbedienza il compromesso con la verità e di non scendere a compromesso per obbedienza, di non scambiare fraternità e potere, di resistere al male, di richiamare persino il Sommo Pontefice, ma senza mai svilirne la persona e il ruolo, senza deviare in forme di contrapposizione e separazione, ma sempre pregando e facendo pregare con il Papa e per il Papa. Il tutto senza preoccuparsi delle conseguenze per la propria carriera e reputazione.
Possa mons. Strickland rimanere sempre fedele al modello che ci ha fin qui proposto, sotto ogni profilo. Possa il Signore conservarlo e donarci altri esempi al par di lui. Possiamo noi pure seguire mons. Strickland nell’amore per la Verità che è Cristo, nella carità della correzione fraterna dentro e fuori la Chiesa, nell’amore per il Papa, un amore che si professa persino ricusando la confusione da questi alimentata e poi raddoppiando le preghiere perché lo Spirito di Dio possa proteggerlo dai cattivi consiglieri, confermarlo nella Verità e così custodircelo per il bene suo e di tutta la Santa Chiesa.
“Non sono un grande teologo, non sono nulla di eccezionale. Ma sono un grande amante di Gesù Cristo e della Sua Chiesa, e sono disposto a sopportare qualsiasi cosa per continuare a proclamare questo messaggio” (qui).
Marco Begato è un sacerdote
“Ricordo di aver detto chiaramente quel giorno: Non mi tirerò mai indietro nel proclamare la Verità”.
Sono le parole di Mons. Strickland, affidate alla cronaca di Crisis Magazine, utili a comprendere quale fervore abbia animato tale pastore, venuto alla ribalta nelle ultime settimane per essere stato deposto dalla propria sede episcopale senza capi d’accusa oggettivi noti (pedofilia? scandali finanziari? nulla di ciò…). Sono parole risuonate nel suo cuore durante i primi tempi del ministero episcopale e divenute poi la sua bussola pastorale primaria.
Ma chi è questo vescovo Strickland e quale lezione può lasciare alla Chiesa odierna? Strickland è il giovane vescovo che “a Baltimora, il 13 novembre 2018, 46 giorni dopo che il Washington Post aveva pubblicato la storia della depravazione di McCarrick”, si alzò dalla sua sedia e chiese: “Come è potuto accadere? Come ha fatto a essere promosso, come è successo tutto questo se siamo davvero tutti d’accordo sul fatto che [l’atto dell’omosessualità] è sbagliato e peccaminoso?”. Lasciando così una dei suoi primi e più preziosi insegnamenti: “Fratelli, credo che parte della correzione fraterna… sia chiedere” (qui).
Strickland è il Pastore che ha saputo cristianamente correggere l’errore e accogliere l’errante. Corregge l’errore, i.e. del movimento LGBT: “Oggi nel mondo vediamo molti programmi che riguardano l’identità umana, in particolare l’“identità sessuale”. Uno che è molto davanti ai nostri occhi in questo periodo è l’agenda LGBTQ”; ma accogliere l’errante: “In chiusura, vorrei dire a chi soffre di attrazione per lo stesso sesso o disforia di genere: Cristo vi ama e la Chiesa cattolica vi accoglie. Stiamo tutti lottando per crescere nella santità. Vi invito a venire e sedervi con noi, pregare con noi, adorare con noi e sperimentare con noi il potere travolgente dell’amore e della misericordia di Dio” (qui).
È il vescovo che ha preso di punta Hillary Clinton per i suoi interventi tendenziosi a danno dei gruppi pro-life: “Per favore, per favore non ascoltare questa donna malvagia. Le sue bugie e immoralità devono essere messe a tacere per il bene dell’umanità” (qui). E non ha perso occasione per “annunciare che considera immorale costringere i cittadini a sottoporsi a un’iniezione sperimentale e che non si farà vaccinare” (qui). Più precisamente egli da sempre ha sostenuto e collaborato con l’attività di Children of God for Life, nel ruolo di spiritual advisor (qui), e con tale realtà ha anche sottoscritto e diffuso una petizione contro le vaccinazioni contaminate dal sacrificio criminale dell’aborto (qui) e questo ben prima che si creasse il caso dei vaccini anti-Covid. In sintesi, è colui che, mentre il clero che conta promuoveva iniziative di taglio ecologico-filantropico, ha continuato invece a difendere il deposito della fede e ciò quando già i confratelli vescovi gli suggerivano apertis verbis: “Smettila di enfatizzare così tanto questo aspetto e segui il programma”.
Strickland si è trovato così di fronte al bivio: seguire il programma dettato all’episcopato mondiale oppure restare saldo e mantenere il primo proposito (“non mi tirerò mai indietro nel proclamare la Verità”)?
Ma quell’impegno portava con sé da sempre una consapevolezza: “Proclamare la Verità. In un certo senso, Maria mi stava chiamando a morire quel giorno. In un certo senso, credo, mi stava chiedendo di accettare il martirio che deriva dalla sola predicazione della Verità” (qui).
Ovviamente la scelta della Verità ha prevalso, sia pur con il rischio di aumentare la divisione col clero che comanda, ma in fondo proprio nella consapevolezza che “le forze nella Chiesa in questo momento non vogliono la verità del Vangelo” (qui).
E così tali forze non vogliono la verità, “vogliono che sia cambiata. Vogliono che sia ignorata. Vogliono sbarazzarsi della verità che gloriosamente non scomparirà. La verità che è Gesù Cristo, il suo corpo mistico, che è la Chiesa, tutte le meraviglie per cui i martiri sono morti e i santi hanno vissuto per quasi 2000 anni da quando Cristo è morto e risorto”. E questo flusso di tenebra coinvolge molti che in diversi modi si fanno consiglieri del Santo Padre e “che lavorano su di lui e lo influenzano a prendere questo tipo di decisioni”. “Sono forze tremende e potenti all’opera nel mondo.
Ma è appunto nel cuore di questa denuncia che possiamo riconoscere fin dove si sia spinto lo zelo pastorale di mons. Strickland, in difesa della Verità e del gregge a lui affidato. Si è spinto fino al punto più delicato e doloroso, quello della resistenza davanti alla confusione che scaturiva dalle stesse parole del Sommo Pontefice – “certamente il Papa ha detto cose confuse” -, quello del dare consiglio all’agire stesso del Santo Pontefice: “molte delle persone che ha nominato come cardinali, le persone nei vari uffici del Vaticano, non hanno detto cose confuse. Non hanno detto cose confuse; hanno detto cose che contraddicono il deposito della fede. E il Papa deve metterli al loro posto… È il Papa. Può chiarire tutto molto rapidamente, molto semplicemente, e dire: ‘Questo è quello che crediamo come cattolici’” (qui).
E in questa sua azione di resistenza ha aggiunto: “è tempo per me di dire che rifiuto il suo programma di minare il Deposito della Fede”. Portando a giustificazione di una frase tanto decisa la sua confessione più profonda: “sono un peccatore, sono imperfetto, faccio errori, ma motivato dall’amore per Cristo, dall’amore per la Chiesa cattolica e dall’amore per Papa Francesco”. E ancora e sempre nel suo ministero, persino in queste dichiarazioni e confessioni così potenti, a muoverlo è stata la verità, “il nostro più grande dono… il nostro più grande valore… [e] il nostro più grande potere. E questo vale per tutta la Chiesa, da Papa Francesco fino agli ultimi cresimati”, ha detto. “Tutti noi siamo tenuti e benedetti a vivere la verità. E… abbiamo un obbligo nei confronti del gregge qui e ovunque possiamo. Quando vediamo ciò che… è contrario alla verità, e ci sono troppe cose in corso che sono contrarie alla verità e che devono essere affrontate… per amore, [dobbiamo] agire” (qui)
Ma tutto ogni volta asserito e proclamato in un forte senso di comunione ecclesiale e di unità con Pietro, riconosciuto nel suo ruolo e nella sua delicata missione anche nella denuncia di confusione e nella distanza dai suoi programmi. Il Papa, cui Strickland pone domande e chiede chiarezza, preferendo pur sempre la Verità a qualsiasi programma vaticano, è il padre per cui pregare “per lui come figlio di Dio e per il suo ruolo di sommo pontefice”.
Poi la fine, almeno dell’episcopato nella diocesi di Tyler, una fine annunciata e anche preparata con toni ancora fermi e cristallini. Prima nella dichiarazione di responsabilità che “non se ne sarebbe semplicemente andato” dalla sua diocesi, e poi nella chiarificazione di filiale docilità che “se il Papa lo avesse rimosso sarebbe stato obbediente” (qui), nonostante a norma di Diritto avrebbe potuto probabilmente opporsi e denunciare “un abuso di ufficio contro il diritto divino dell’episcopato” (qui).
Ecco così tracciate in questi paragrafi le ragioni che rendono mons. Strickland un modello importante per i suoi contemporanei: mosso dalla Verità di Cristo, donato martirialmente al bene dei suoi fedeli, capace di porre le domande che contano, di denunciare l’errore e accogliere l’errante, di resistere alla confusione e alla menzogna, di non chiamare obbedienza il compromesso con la verità e di non scendere a compromesso per obbedienza, di non scambiare fraternità e potere, di resistere al male, di richiamare persino il Sommo Pontefice, ma senza mai svilirne la persona e il ruolo, senza deviare in forme di contrapposizione e separazione, ma sempre pregando e facendo pregare con il Papa e per il Papa. Il tutto senza preoccuparsi delle conseguenze per la propria carriera e reputazione.
Possa mons. Strickland rimanere sempre fedele al modello che ci ha fin qui proposto, sotto ogni profilo. Possa il Signore conservarlo e donarci altri esempi al par di lui. Possiamo noi pure seguire mons. Strickland nell’amore per la Verità che è Cristo, nella carità della correzione fraterna dentro e fuori la Chiesa, nell’amore per il Papa, un amore che si professa persino ricusando la confusione da questi alimentata e poi raddoppiando le preghiere perché lo Spirito di Dio possa proteggerlo dai cattivi consiglieri, confermarlo nella Verità e così custodircelo per il bene suo e di tutta la Santa Chiesa.
“Non sono un grande teologo, non sono nulla di eccezionale. Ma sono un grande amante di Gesù Cristo e della Sua Chiesa, e sono disposto a sopportare qualsiasi cosa per continuare a proclamare questo messaggio” (qui).
Marco Begato è un sacerdote
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