Anno 1305: Duns Scoto si presenta alla Sorbona per la disputa tra lui e tutti i professori avversari dell’Immacolata Concezione. Il beato francescano confuta una a una le 200 obiezioni, presentando argomenti che saranno decisivi per la definizione del dogma.
Pubblichiamo di seguito ampi stralci dell’articolo “A proposito del culto all’Immacolata Concezione”, scritto nel 1925 da san Massimiliano Maria Kolbe (cfr. Gli scritti di M. Kolbe, Città di Vita, Firenze, 1978, vol. III).
***
Si era a Parigi nell’anno 1305. Dal convento dei Frati Francescani esce un giovane religioso [il beato Giovanni Duns Scoto (1265 ca - 1308), ndr] e in grande raccoglimento si dirige verso la più celebre scuola di quel tempo, l’università della Sorbona. Pensa all’Immacolata e La invoca con sommesse giaculatorie affinché lo aiuti nel difendere il suo privilegio, a Lei tanto caro, di Immacolata Concezione. Proprio in quel giorno, infatti, per ordine del Papa e di fronte ai suoi legati, si deve svolgere una disputa generale tra i fautori di questo privilegio e i suoi avversari. E la disputa è stata provocata proprio da lui…
Da poco tempo egli si è insediato sulla cattedra universitaria, lasciata libera da Guglielmo Ware, ritiratosi a causa dell’età avanzata. Per ordine del Procuratore Generale ha abbandonato la cattedra universitaria di Oxford, dove aveva parlato pubblicamente e con vero entusiasmo della «Concepita senza peccato». E gli studenti erano accorsi da ogni parte, fino a raggiungere il numero di 30.000.
Ora è giunto a Parigi. Nemmeno qui perde l’occasione di difendere apertamente l’Immacolata Concezione. È solo dal 18 novembre del 1304 che egli si è insediato a Parigi, dopo aver lasciato Oxford; tuttavia a Papa Clemente V, ad Avignone, giungono già lagnanze nei suoi confronti, per il fatto che egli sostiene pubblicamente il privilegio dell’Immacolata Concezione, quasi che egli insegnasse una dottrina contraria alla fede, per una esagerata devozione verso la santissima Vergine. E proprio oggi egli deve giustificarsi davanti a tutti i professori e perfino alla presenza dei legati del Papa. Potrebbe fare diversamente? Lui, francescano, figlio spirituale del santo Patriarca d’Assisi? [...]
Il Padre S. Francesco… Egli, in effetti, mandando i primi frati alla conquista delle anime, insegnava loro una preghiera alla Madonna: «Ti saluto, Signora… eletta dal santissimo Padre del cielo, che ti consacrò con il santissimo e dilettissimo Figlio e con lo Spirito Santo Paraclito. In Te vi è e vi fu tutta la pienezza di grazia e ogni bene». [...] Sant’Antonio, poi, uno dei primi figli del Padre S. Francesco, non chiamava forse Maria nelle sue prediche con il dolce nome di «Vergine Immacolata»? [...] Sì, egli [Scoto] ha il diritto, ha il dovere, come francescano, di lottare in difesa di un privilegio tanto sublime della Genitrice di Dio.
I professori di Parigi asseriscono che si tratta di una dottrina nuova. […] Una dottrina nuova? […] I Padri della Chiesa non proclamano, forse, abbastanza chiaramente la loro fede e quella dei loro secoli nell’Immacolata Concezione di Maria, quando affermano che Ella è purissima sotto ogni aspetto e totalmente senza macchia, sempre pura, che in Lei il peccato non ha mai dominato, che Ella è più che santa, più che innocente, santa sotto ogni aspetto, pura senza macchia, più santa dei santi, più pura degli spiriti celesti, la sola santa, la sola innocente, la sola senza macchia, la senza macchia oltre ogni misura, la sola beata oltre ogni misura? [...]
La verità è che non tutti quei signori conoscono con esattezza gli scritti dei Padri della Chiesa, soprattutto di quelli orientali; leggano, quindi, anche quelle pergamene. Essi sostengono che l’affermazione secondo cui la SS. Vergine fu immune dalla macchia del peccato originale, è un oltraggio alla dignità di Cristo Signore, il quale ha redento tutti senza alcuna eccezione ed è morto per tutti. Ma non è proprio per questo, per i meriti della sua futura morte, che Egli non ha permesso neppure che Ella fosse macchiata da qualsiasi colpa? Non è proprio per questo che Egli L’ha redenta nel modo più perfetto? [...]
Ho ascoltato tante e tante obiezioni di tipo diverso, ma nessuna può resistere alla critica. Sì, Dio aveva la possibilità di preservare la propria Madre anche dalla macchia del peccato originale. Senza dubbio l’ha voluto fare […].
Scoto sollevò lo sguardo; stava appunto passando accanto ad un palazzo: dal vano di una nicchia di esso, l’Immacolata, scolpita in una statua di marmo, lo guardava con benevolenza. Il suo cuore palpitò di gioia. Gli vennero alla mente gli anni della sua adolescenza, allorché si era presentato alla porta del convento dei Frati Francescani di Oxford; allorché, dopo essere stato accettato, incontrava grosse difficoltà nello studio per mancanza di capacità e, avendo pregato la Vergine Immacolata, sede della Sapienza, aveva ricevuto tale grazia in grande abbondanza e aveva promesso all’Immacolata di consacrare alla sua gloria tutto il proprio genio e tutta la propria scienza.
Per Lei, appunto, stava andando in quel momento a combattere. Si tolse il cappello e pregò interiormente con fervore: «Fammi degno di lodarti, Vergine santissima. E dammi forza contro i tuoi nemici». E si accorse che l’Immacolata, con un inchino del capo, gli prometteva l’aiuto. (La statua dell’Immacolata col capo inchinato rimase esposta fino al 1789, anno in cui i massoni la distrussero durante la Rivoluzione). [...]
Nell’ampia aula dell’università i numerosi oppositori avevano occupato i posti su ambedue i lati. Anche il modesto Scoto si recò al proprio posto e attese umilmente che gli venisse concessa la parola. Fecero il loro ingresso pure i tre inviati del Papa e si posero al centro dell’aula nei posti loro assegnati, per ascoltare la disputa e presiederla. Si fecero avanti per primi gli avversari. Con molteplici argomentazioni, che i contemporanei enumerarono fino a 200, essi confutarono le affermazioni del povero francescano. Finalmente, esaurite le obiezioni, si fece silenzio.
Il legato del Papa accordò la parola a Scoto. […] Ecco come viene descritta la scena da Pelbart di Temesvar, quasi contemporaneo di Scoto: «A costoro (quelli che negavano l’Immacolata Concezione) si oppose il valente oratore. Erano state presentate solide argomentazioni contro di lui, in numero di 200. Le ascoltò tutte una dopo l’altra con serenità e con disinvoltura, ma con attenzione, e con una memoria sorprendente le ripeté nello stesso ordine, sciogliendo le intricate difficoltà e dimostrazioni con grande facilità, come Sansone aveva fatto con i legami di Dalila [cf. Gdc 16, 9-14]. Inoltre Scoto aggiunse altre numerose e assai valide argomentazioni per dimostrare che la santissima Vergine è stata concepita senza macchia di peccato. La sua dissertazione impressionò talmente gli studiosi dell’università parigina, che in segno di approvazione Scoto fu insignito del titolo onorifico di “Dottore Sottile”».
Da allora i Francescani, sparsi per le varie località dell’Europa, con franchezza sempre maggiore proclamarono ovunque ai fedeli l’Immacolata Concezione della Vergine purissima. Allorché il giorno 8 novembre 1308 il coraggioso difensore del privilegio dell’Immacolata Concezione lasciava questo esilio terreno, a Colonia, nella cui università aveva insegnato negli ultimi anni, la fede nell’Immacolata Concezione di Maria aveva posto ormai radici così profonde che giustamente il celebre teologo spagnolo Vasquez poteva scrivere nel secolo XVI: «Dai tempi di Scoto [la fede nell’Immacolata Concezione] è cresciuta tanto non solo tra i teologi scolastici, ma anche in mezzo al popolo, che nessuno ormai è più in grado di farla scomparire».
[…] La fede nell’Immacolata Concezione della Madonna si faceva sempre più e più viva. Ciò che in passato era implicito nella fede nell’espressione: «pienezza di grazia», vale a dire la santità e la purezza senza macchia della Madonna, ora lo si manifestava espressamente, si venerava in tutta la sua ampiezza e si chiamava con un nome proprio, fino al giorno in cui, nei decreti divini, giunse a maturazione il momento in cui il Papa Pio IX [...] dichiarava solennemente che la dottrina – la quale affermava che la SS. Vergine Maria nel primo istante della sua concezione è stata preservata immune da ogni macchia del peccato originale, per una grazia particolare e per un privilegio dell’onnipotente Iddio, in considerazione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano – era stata rivelata da Dio. [...]
Per Lei, appunto, stava andando in quel momento a combattere. Si tolse il cappello e pregò interiormente con fervore: «Fammi degno di lodarti, Vergine santissima. E dammi forza contro i tuoi nemici». E si accorse che l’Immacolata, con un inchino del capo, gli prometteva l’aiuto. (La statua dell’Immacolata col capo inchinato rimase esposta fino al 1789, anno in cui i massoni la distrussero durante la Rivoluzione). [...]
Nell’ampia aula dell’università i numerosi oppositori avevano occupato i posti su ambedue i lati. Anche il modesto Scoto si recò al proprio posto e attese umilmente che gli venisse concessa la parola. Fecero il loro ingresso pure i tre inviati del Papa e si posero al centro dell’aula nei posti loro assegnati, per ascoltare la disputa e presiederla. Si fecero avanti per primi gli avversari. Con molteplici argomentazioni, che i contemporanei enumerarono fino a 200, essi confutarono le affermazioni del povero francescano. Finalmente, esaurite le obiezioni, si fece silenzio.
Il legato del Papa accordò la parola a Scoto. […] Ecco come viene descritta la scena da Pelbart di Temesvar, quasi contemporaneo di Scoto: «A costoro (quelli che negavano l’Immacolata Concezione) si oppose il valente oratore. Erano state presentate solide argomentazioni contro di lui, in numero di 200. Le ascoltò tutte una dopo l’altra con serenità e con disinvoltura, ma con attenzione, e con una memoria sorprendente le ripeté nello stesso ordine, sciogliendo le intricate difficoltà e dimostrazioni con grande facilità, come Sansone aveva fatto con i legami di Dalila [cf. Gdc 16, 9-14]. Inoltre Scoto aggiunse altre numerose e assai valide argomentazioni per dimostrare che la santissima Vergine è stata concepita senza macchia di peccato. La sua dissertazione impressionò talmente gli studiosi dell’università parigina, che in segno di approvazione Scoto fu insignito del titolo onorifico di “Dottore Sottile”».
Da allora i Francescani, sparsi per le varie località dell’Europa, con franchezza sempre maggiore proclamarono ovunque ai fedeli l’Immacolata Concezione della Vergine purissima. Allorché il giorno 8 novembre 1308 il coraggioso difensore del privilegio dell’Immacolata Concezione lasciava questo esilio terreno, a Colonia, nella cui università aveva insegnato negli ultimi anni, la fede nell’Immacolata Concezione di Maria aveva posto ormai radici così profonde che giustamente il celebre teologo spagnolo Vasquez poteva scrivere nel secolo XVI: «Dai tempi di Scoto [la fede nell’Immacolata Concezione] è cresciuta tanto non solo tra i teologi scolastici, ma anche in mezzo al popolo, che nessuno ormai è più in grado di farla scomparire».
[…] La fede nell’Immacolata Concezione della Madonna si faceva sempre più e più viva. Ciò che in passato era implicito nella fede nell’espressione: «pienezza di grazia», vale a dire la santità e la purezza senza macchia della Madonna, ora lo si manifestava espressamente, si venerava in tutta la sua ampiezza e si chiamava con un nome proprio, fino al giorno in cui, nei decreti divini, giunse a maturazione il momento in cui il Papa Pio IX [...] dichiarava solennemente che la dottrina – la quale affermava che la SS. Vergine Maria nel primo istante della sua concezione è stata preservata immune da ogni macchia del peccato originale, per una grazia particolare e per un privilegio dell’onnipotente Iddio, in considerazione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano – era stata rivelata da Dio. [...]
Nessun commento:
Posta un commento