giovedì 14 dicembre 2023

Il progetto Valditara e la carriera Alias. Chi non sa più cosa siano vorrebbe insegnare le relazioni




Di Marco Lepore, 14 DIC 2023

Negli stessi giorni in cui, tra gli “Olè” e altre grida di giubilo delle associazioni che hanno guidato la ”rivolta”, il ministro dell’istruzione Valditara ha comunicato l’annullamento delle nomine a Paola Concia, suor Anna Monia Alfieri e Paola Zerman al coordinamento del progetto “Educazione alle Relazioni”, arriva la notizia che al Liceo “Seneca” di Roma è stata adottata la cosiddetta “carriera Alias”. 

Per chi ancora non lo sapesse, si tratta di una procedura che permette, a chi lo desidera e lo richiede, di identificarsi con nome e sesso diversi da quelli di nascita. Superfluo quanto inutile affermare che si tratta di un provvedimento in aperto contrasto con le normative vigenti in campo amministrativo, civile e potenzialmente anche penale, viziato da palese incompetenza in quanto l’amministrazione scolastica non ha alcun potere di modificare il nome e l’identità sessuale di un individuo, andando pertanto a commettere il reato di Falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici” (art. 479 c.p.) o avallare quello di sostituzione di persona (art. 494 c.p.): le norme giuridiche, oggi, di fronte allo strapotere della ideologia sostenuta dal mainstream, sono solo carta straccia. Lo abbiamo visto chiaramente già in altre occasioni, non ultima quella della fantapandemia di Covid, durante la quale la mitica Carta Costituzionale Italiana, la “più bella del mondo”, è stata ridotta a strame per il bestiame…E se si tratta così la Costituzione, cosa possono poche norme del Codice Civile o Penale?

Ancora più inutili sono i sondaggi, come quello ad esempio di Noto Sondaggi per conto di Pro Vita & Famiglia, con cui si è rivelato che l’80% degli italiani è contro l’indottrinamento gender nelle scuole. È già deciso: il treno della dittatura del pensiero è in corsa, e nessuno deve provare a fermarlo …

A chi interessa, allora, se la Carriera Alias è pericolosa per il benessere psico-fisico dei ragazzi, se può rafforzare nell’adolescente l’idea di essere “nato nel corpo sbagliato” e spingerlo a cambiare nome o addirittura al “cambio di sesso”, anche con bombardamenti ormonali e interventi chirurgici? Chi si prenderà la responsabilità degli eventuali danni psicofisici traumatici e in alcuni casi irreversibili causati a minori? E chi si prenderà la responsabilità sulla “scelta” dell’uso dei bagni e degli spogliatoi, quando un ragazzo pretenderà, in base alla sua “identità di genere autopercepita”, di invadere gli spazi femminili, o viceversa? Non importa; tutto questo deve andare avanti, perché così è deciso e – si afferma – solo così la società sarà davvero libera e felice.

Ma cosa c’entra la Carriera Alias col progetto “Educazione alle relazioni”? È evidente: appartengono alla medesima matrice e mirano al medesimo scopo. E come andranno avanti le carriere Alias, allo stesso modo – nonostante la temporanea e parziale retromarcia del Ministro – andrà avanti il progetto sulla educazione affettiva. Certo, nella Nota ministeriale c’è scritto che si tratta di un percorso sperimentale di 30 ore extra-curriculari, attivabile su base volontaria nell’autonomia delle scuole, ma anche che “a seconda del successo del progetto sarà valutata la possibilità di renderlo obbligatorio in tutte le scuole superiori”. Chi valuterà e deciderà se il progetto ha avuto successo? E in base a quali criteri? Insomma, questa fase è solo una porta di accesso (dicesi finestra di Overton), poi il progetto sarà obbligatorio. Punto.

Ma il problema, in realtà, non è nemmeno questo. Il vero problema è la folle idea che sia necessario un “corso” per imparare l’affettività, un vero e proprio corso statale per “imparare a vivere”, in cui – già lo sappiamo – si inizierà col parlare di “relazioni”, di “rispetto” e “tolleranza” (parole feticcio dietro cui si nasconde l’incapacità di comunicare un senso delle cose e dei rapporti) e si finirà con la propaganda LGBT. Tra cui l’apologia della Carriera Alias….

In realtà, poi, tutto questo – sebbene a macchia di leopardo e, finora, senza “unzione” ministeriale – stava già accadendo. La vicenda Cecchettin, dolorosissima quanto ambigua, è caduta proprio a fagiolo; ora, finalmente, si può procedere istituzionalizzando la necessità di corsi sulle relazioni e l’affettività, tant’è vero che, come ha rivelato in questi giorni Paola Concia, già da tempo sta collaborando con il Ministro. Tout se tient…

Il fatto è che questa società ha completamente smarrito la bussola degli affetti e delle relazioni, non sa più in realtà cosa siano, poiché ogni legame autentico è stato minato alla radice. Sbriciolata la famiglia, demolita la figura paterna, ridicolizzato ogni ideale, seminato a piene mani l’indifferentismo religioso (molto più pericoloso dell’ateismo, perché ogni negazione presuppone una affermazione….), è saltato ogni punto di riferimento identitario che non sia il proprio ombelico. In tale contesto di individualismo esasperato alimentato ad arte, che genera uno smarrimento senza precedenti, ha buon gioco lo Stato Etico a imporre la propria “vision”, favorendo una omologazione senza precedenti anch’essa. E la impone non con la forza di una ideologia esplicita, come accaduto nelle dittature del secolo scorso, ma con lo svuotamento delle persone dal loro interno. Ecco perché tutto questo andrà avanti, almeno per un po’, ancora. Facciamocene una ragione e non illudiamoci che siano temporali passeggeri, questa è una vera e propria inondazione.

Ricordiamo allora le parole di Giovanni Guareschi, nel dialogo di Don Camillo con il Signore: “Questa è l’autodistruzione di cui parlavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva accumulato […] Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?” Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla intatta”.

Combattere si deve, è giusto e necessario; ma più di tutto occorre, in questo tempo, salvare il seme, perché la vera e prima relazione è quella con Dio, da cui sola dipende la verità di ogni altra relazione e affettività.

Marco Lepore








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