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by Aldo Maria Valli
Difficile trovare le parole per commentare la nomina di monsignor Víctor Manuel Fernández a prefetto del Dicastero per la dottrina della fede. Ma forse di parole ne bastano quattro: il peggio del peggio. Oppure il meglio del meglio, dal punto di vista di chi vuole smantellare la dottrina e liquefare la fede.
Strettissimo collaboratore e amico di Bergoglio, nonché suo ghost wtriter e ispiratore, Fernández è la negazione stessa della dottrina cattolica.
Arcivescovo di La Plata voluto da Francesco al posto del conservatore Aguer e già rettore della Universidad Católica di Buenos Aires, confidente di Jorge Mario Bergoglio, suo teologo di fiducia e principale estensore dei suoi maggiori documenti, dalla Evangelii gaudium alla Amoris laetitia (nella quale ci sono interi brani prelevati di peso da articoli scritti da lui stesso), Fernández, detto Tucho, secondo nostri informatori argentini si segnala per una caratteristica: è una solenne nullità. E, come tutte le nullità, ha un’altissima considerazione di sé. Inoltre odia la curia romana e soprattutto il dicastero del quale ora è stato messo a capo. Il che si può dire anche di Bergoglio.
In un’intervista del 2015 Fernández sentenziò che “la curia vaticana non è una struttura essenziale” e poi si scagliò contro il cardinale Gerhard L. Müller, che all’epoca era il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, sostenendo che il papa e la Chiesa non hanno bisogno di “bussole sicure” che impediscano di cadere nel “pensiero light”. In ogni caso, disse, “bisogna sapere che lui [Bergoglio] punta a riforme irreversibili” e “indietro non si torna”.
Probabilmente la Congregazione per l’educazione cattolica ebbe qualche ragione quando bocciò la candidatura di Fernández a rettore della Universidad Católica Argentina, salvo poi obbedire, nel 2009, al diktat di Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, che si impose per mettere al vertice dell’ateneo il suo amico Tucho.
Il libro per il quale il “teologo” Fernández va famoso è Sáname con tu boca. El arte de besar (1995), introdotto così dall’autore: “In queste pagine voglio riassumere il sentimento popolare, quello che la gente prova quando pensa a un bacio, quello che sentono i mortali quando baciano. Per questo ho parlato a lungo con tante persone che hanno molta esperienza in materia, e anche con tanti giovani che imparano a baciare alla loro maniera… Così sono venute queste pagine a favore del bacio, che spero ti aiutino a baciare meglio, che ti spingano a liberare in un bacio il meglio del tuo essere”.
Un altro libro di Fernandez è Teología espiritual encarnada, il quale è noto perché in una telenovela argentina dal titolo Esperanza mía un giovane prete e una suora iniziano una storia d’amore proprio dopo aver letto quest’opera.
Nella lettera con la quale Bergoglio incarica Fernández di guidare il Dicastero per la dottrina della fede ci sono alcune perle. Tipo questa: “Il Dipartimento che presiederai in altri tempi è arrivato ad usare metodi immorali. Erano tempi in cui, più che promuovere la conoscenza teologica, si perseguitavano eventuali errori dottrinali. Quello che mi aspetto da te è senza dubbio qualcosa di molto diverso.”
O questa: “Sappi, inoltre, che la Chiesa ha bisogno di crescere nell’interpretazione della Parola rivelata e nella comprensione della verità, senza che ciò implichi l’imposizione di un unico modo di esprimerla. Perché le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se si lasciano armonizzare dallo Spirito nel rispetto e nell’amore, possono far crescere anche la Chiesa. Questa crescita armoniosa conserverà la dottrina cristiana più efficacemente di qualsiasi meccanismo di controllo”.
Bene. Chiesa liquida. Dottrina liquida. E chi meglio di Tucho Fernández per concretizzare il progetto?
Un amico argentino mi dice che Tucho, il Besuqueiro (lo sbaciucchiatore, come lo chiamano laggiù), non si può definire un teologo. Essenzialmente è un politico che, proprio come Bergoglio, mira a destrutturare la Chiesa e a smantellare la dottrina. In questo senso, come leggere la sua ascesa? Semplice: “Come un altro segno della salita della Chiesa al Calvario”.
Dimenticavo: il Besuqueiro sarà anche presidente della Pontificia commissione biblica e della Commissione teologica internazionale. Prosit.
A.M.V.
by Aldo Maria Valli
Difficile trovare le parole per commentare la nomina di monsignor Víctor Manuel Fernández a prefetto del Dicastero per la dottrina della fede. Ma forse di parole ne bastano quattro: il peggio del peggio. Oppure il meglio del meglio, dal punto di vista di chi vuole smantellare la dottrina e liquefare la fede.
Strettissimo collaboratore e amico di Bergoglio, nonché suo ghost wtriter e ispiratore, Fernández è la negazione stessa della dottrina cattolica.
Arcivescovo di La Plata voluto da Francesco al posto del conservatore Aguer e già rettore della Universidad Católica di Buenos Aires, confidente di Jorge Mario Bergoglio, suo teologo di fiducia e principale estensore dei suoi maggiori documenti, dalla Evangelii gaudium alla Amoris laetitia (nella quale ci sono interi brani prelevati di peso da articoli scritti da lui stesso), Fernández, detto Tucho, secondo nostri informatori argentini si segnala per una caratteristica: è una solenne nullità. E, come tutte le nullità, ha un’altissima considerazione di sé. Inoltre odia la curia romana e soprattutto il dicastero del quale ora è stato messo a capo. Il che si può dire anche di Bergoglio.
In un’intervista del 2015 Fernández sentenziò che “la curia vaticana non è una struttura essenziale” e poi si scagliò contro il cardinale Gerhard L. Müller, che all’epoca era il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, sostenendo che il papa e la Chiesa non hanno bisogno di “bussole sicure” che impediscano di cadere nel “pensiero light”. In ogni caso, disse, “bisogna sapere che lui [Bergoglio] punta a riforme irreversibili” e “indietro non si torna”.
Probabilmente la Congregazione per l’educazione cattolica ebbe qualche ragione quando bocciò la candidatura di Fernández a rettore della Universidad Católica Argentina, salvo poi obbedire, nel 2009, al diktat di Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, che si impose per mettere al vertice dell’ateneo il suo amico Tucho.
Il libro per il quale il “teologo” Fernández va famoso è Sáname con tu boca. El arte de besar (1995), introdotto così dall’autore: “In queste pagine voglio riassumere il sentimento popolare, quello che la gente prova quando pensa a un bacio, quello che sentono i mortali quando baciano. Per questo ho parlato a lungo con tante persone che hanno molta esperienza in materia, e anche con tanti giovani che imparano a baciare alla loro maniera… Così sono venute queste pagine a favore del bacio, che spero ti aiutino a baciare meglio, che ti spingano a liberare in un bacio il meglio del tuo essere”.
Un altro libro di Fernandez è Teología espiritual encarnada, il quale è noto perché in una telenovela argentina dal titolo Esperanza mía un giovane prete e una suora iniziano una storia d’amore proprio dopo aver letto quest’opera.
Nella lettera con la quale Bergoglio incarica Fernández di guidare il Dicastero per la dottrina della fede ci sono alcune perle. Tipo questa: “Il Dipartimento che presiederai in altri tempi è arrivato ad usare metodi immorali. Erano tempi in cui, più che promuovere la conoscenza teologica, si perseguitavano eventuali errori dottrinali. Quello che mi aspetto da te è senza dubbio qualcosa di molto diverso.”
O questa: “Sappi, inoltre, che la Chiesa ha bisogno di crescere nell’interpretazione della Parola rivelata e nella comprensione della verità, senza che ciò implichi l’imposizione di un unico modo di esprimerla. Perché le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se si lasciano armonizzare dallo Spirito nel rispetto e nell’amore, possono far crescere anche la Chiesa. Questa crescita armoniosa conserverà la dottrina cristiana più efficacemente di qualsiasi meccanismo di controllo”.
Bene. Chiesa liquida. Dottrina liquida. E chi meglio di Tucho Fernández per concretizzare il progetto?
Un amico argentino mi dice che Tucho, il Besuqueiro (lo sbaciucchiatore, come lo chiamano laggiù), non si può definire un teologo. Essenzialmente è un politico che, proprio come Bergoglio, mira a destrutturare la Chiesa e a smantellare la dottrina. In questo senso, come leggere la sua ascesa? Semplice: “Come un altro segno della salita della Chiesa al Calvario”.
Dimenticavo: il Besuqueiro sarà anche presidente della Pontificia commissione biblica e della Commissione teologica internazionale. Prosit.
A.M.V.
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