Le gravissime parole di mons. Américo Aguiar, responsabile della GMG di Lisbona e appena nominato cardinale, che non vuole assolutamente «convertire i giovani a Cristo», hanno implicazioni molto serie: su tutte l'illusione della fede e l'inutilità della Chiesa.
Riccardo Cascioli, 13-07-2023
«Non vogliamo convertire i giovani a Cristo o alla Chiesa cattolica. Niente di tutto questo, assolutamente». Queste parole, pronunciate nel corso di un’intervista alla Radio Televisione Portoghese (RTP) lo scorso 6 luglio dal vescovo ausiliare di Lisbona, Américo Aguiar, per spiegare il senso della prossima Giornata Mondiale dei Giovani (GMG) che si svolgerà a Lisbona dall’1 al 6 agosto, hanno fatto molto scalpore e provocato giustamente reazioni attonite e indignate. Si dà il caso infatti che monsignor Aguiar non solo è il responsabile della GMG di Lisbona ma figura tra i 21 nuovi cardinali annunciati il 9 luglio da papa Francesco e che riceveranno la berretta rossa nel Concistoro del prossimo 30 settembre.
Come spesso accade in queste situazioni, davanti alla reazione dell’opinione pubblica cattolica e visto che nel frattempo è stato nominato cardinale, monsignor Aguiar ha cercato di riparare con un’altra intervista – questa volta ad ACI Digital - per precisare meglio, lamentandosi della strumentalizzazione delle sue parole, estrapolate dal contesto: «La GMG – ha detto – è un invito a tutti i giovani del mondo per fare esperienza di Dio», sulla strada tracciata dall’enciclica Fratelli tutti.
Onestamente poteva anche fare a meno di precisare, perché il contesto delle sue parole era chiarissimo, così come il concetto di fondo, e le parole aggiunte, se possibile, hanno anche peggiorato l’effetto.
Dunque, qual è il succo del suo discorso? Che con Fratelli tutti è cambiata la missione della Chiesa: non più annunciare Cristo, ma fare una bella esperienza di tante persone diverse per apprezzare la ricchezza della diversità; e questo sarebbe fare esperienza di Dio. «La GMG è un grido di questa Fraternità universale – aveva detto a RTP -, vuole essere una scuola pedagogica per vedere il gusto e la gioia di conoscere il diverso. Il diverso deve essere inteso come una ricchezza. Cattolici, non cattolici, religiosi, con la fede, senza la fede: la prima cosa è capire che la diversità è una ricchezza».
E ancora, dopo la ferma risoluzione di non voler convertire nessuno: «Vogliamo che sia normale che un giovane musulmano, un ebreo o di un’altra religione non abbia problema a decidere chi sei, e che tutti comprendiamo che la diversità è una ricchezza. Così il mondo sarà oggettivamente migliore».
C’è ben poco da fraintendere: il neo-cardinale portoghese semplicemente non crede che Gesù Cristo sia la risposta vera e definitiva alle domande più profonde di ogni uomo che, in modo particolare, sono vive tra i giovani. Altrimenti vivrebbe casomai la febbre della missione, creerebbe le occasioni per comunicare al mondo di aver trovato la risposta a quelle domande che tutti hanno. Esattamente quello che ha spinto san Giovanni Paolo II a istituire la GMG, un evento che fin dall’origine è stato assolutamente Cristocentrico. Ricordiamo, per capire, le parole che Giovanni Paolo II pronunciò in una memorabile omelia durante la veglia di preghiera alla GMG del Duemila a Roma, davanti a due milioni di giovani:
«In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna».
San Giovanni Paolo II aveva ben chiaro che una società più umana e fraterna può nascere solo dall’incontro con Cristo. Ciò che oggi viene negato dal neo cardinale Aguiar, il quale però trae spunto dalla visione espressa in Fratelli tutti.
Una fraternità senza un padre comune riconosciuto, una GMG senza Cristo (o comunque con un Cristo irrilevante, alla pari con Maometto, Budda, Confucio e chi altro). È l’affermazione dell’inutilità della Chiesa, ridotta a un agente sociale, una copia dell’ONU con qualche spruzzo di spiritualità.
Le parole di Aguiar rendono ancora più vero e concreto il giudizio di Benedetto XVI che attribuiva la crisi della Chiesa alla crisi della fede, soprattutto dei sacerdoti. Semplicemente non si crede più che Cristo sia il Salvatore, al massimo l’ispiratore di buoni sentimenti per sistemare le cose del mondo.
In tutto questo un piccolo segno di speranza sta nel venire a sapere che in Portogallo buona parte del clero e tanti fedeli sono rimasti scandalizzati dalla nomina cardinalizia di monsignor Aguiar, ben conosciuto soprattutto per la sua smania di mettersi in mostra e che ha usato l’occasione della GMG per fare carriera. È noto che in questi anni di preparazione si sia recato spessissimo a Roma per incontrare il Papa, con cui ha fatto anche dei video da mostrare di ritorno in Portogallo. Ha pessimi rapporti con la stragrande maggioranza del clero di Lisbona, di cui è vescovo ausiliare, clero che ora teme possa diventare il nuovo Patriarca di Lisbona, visto che il cardinale Manuel José Macario do Nascimento Clemente proprio domenica 16 luglio compirà i fatidici 75 anni e ha già annunciato che andrà subito in pensione.
Vuol dire comunque che nella Chiesa in Portogallo c’è ancora una base cattolica fedele. Si deve solo pregare che il Signore la mantenga tale malgrado l'inadeguatezza dei suoi pastori.
Come spesso accade in queste situazioni, davanti alla reazione dell’opinione pubblica cattolica e visto che nel frattempo è stato nominato cardinale, monsignor Aguiar ha cercato di riparare con un’altra intervista – questa volta ad ACI Digital - per precisare meglio, lamentandosi della strumentalizzazione delle sue parole, estrapolate dal contesto: «La GMG – ha detto – è un invito a tutti i giovani del mondo per fare esperienza di Dio», sulla strada tracciata dall’enciclica Fratelli tutti.
Onestamente poteva anche fare a meno di precisare, perché il contesto delle sue parole era chiarissimo, così come il concetto di fondo, e le parole aggiunte, se possibile, hanno anche peggiorato l’effetto.
Dunque, qual è il succo del suo discorso? Che con Fratelli tutti è cambiata la missione della Chiesa: non più annunciare Cristo, ma fare una bella esperienza di tante persone diverse per apprezzare la ricchezza della diversità; e questo sarebbe fare esperienza di Dio. «La GMG è un grido di questa Fraternità universale – aveva detto a RTP -, vuole essere una scuola pedagogica per vedere il gusto e la gioia di conoscere il diverso. Il diverso deve essere inteso come una ricchezza. Cattolici, non cattolici, religiosi, con la fede, senza la fede: la prima cosa è capire che la diversità è una ricchezza».
E ancora, dopo la ferma risoluzione di non voler convertire nessuno: «Vogliamo che sia normale che un giovane musulmano, un ebreo o di un’altra religione non abbia problema a decidere chi sei, e che tutti comprendiamo che la diversità è una ricchezza. Così il mondo sarà oggettivamente migliore».
C’è ben poco da fraintendere: il neo-cardinale portoghese semplicemente non crede che Gesù Cristo sia la risposta vera e definitiva alle domande più profonde di ogni uomo che, in modo particolare, sono vive tra i giovani. Altrimenti vivrebbe casomai la febbre della missione, creerebbe le occasioni per comunicare al mondo di aver trovato la risposta a quelle domande che tutti hanno. Esattamente quello che ha spinto san Giovanni Paolo II a istituire la GMG, un evento che fin dall’origine è stato assolutamente Cristocentrico. Ricordiamo, per capire, le parole che Giovanni Paolo II pronunciò in una memorabile omelia durante la veglia di preghiera alla GMG del Duemila a Roma, davanti a due milioni di giovani:
«In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna».
San Giovanni Paolo II aveva ben chiaro che una società più umana e fraterna può nascere solo dall’incontro con Cristo. Ciò che oggi viene negato dal neo cardinale Aguiar, il quale però trae spunto dalla visione espressa in Fratelli tutti.
Una fraternità senza un padre comune riconosciuto, una GMG senza Cristo (o comunque con un Cristo irrilevante, alla pari con Maometto, Budda, Confucio e chi altro). È l’affermazione dell’inutilità della Chiesa, ridotta a un agente sociale, una copia dell’ONU con qualche spruzzo di spiritualità.
Le parole di Aguiar rendono ancora più vero e concreto il giudizio di Benedetto XVI che attribuiva la crisi della Chiesa alla crisi della fede, soprattutto dei sacerdoti. Semplicemente non si crede più che Cristo sia il Salvatore, al massimo l’ispiratore di buoni sentimenti per sistemare le cose del mondo.
In tutto questo un piccolo segno di speranza sta nel venire a sapere che in Portogallo buona parte del clero e tanti fedeli sono rimasti scandalizzati dalla nomina cardinalizia di monsignor Aguiar, ben conosciuto soprattutto per la sua smania di mettersi in mostra e che ha usato l’occasione della GMG per fare carriera. È noto che in questi anni di preparazione si sia recato spessissimo a Roma per incontrare il Papa, con cui ha fatto anche dei video da mostrare di ritorno in Portogallo. Ha pessimi rapporti con la stragrande maggioranza del clero di Lisbona, di cui è vescovo ausiliare, clero che ora teme possa diventare il nuovo Patriarca di Lisbona, visto che il cardinale Manuel José Macario do Nascimento Clemente proprio domenica 16 luglio compirà i fatidici 75 anni e ha già annunciato che andrà subito in pensione.
Vuol dire comunque che nella Chiesa in Portogallo c’è ancora una base cattolica fedele. Si deve solo pregare che il Signore la mantenga tale malgrado l'inadeguatezza dei suoi pastori.
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