di Diego Torre
«Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso».
Qual è il problema? Se una donna è decisa ad abortire perché dovrebbe cambiare idea sentendo un battito cardiaco? La “ragione”, con tutte le sue razionali ragioni, direbbe così, ma un cuore di madre che “sente” battere il cuore del figlio, che lo vede muoversi nell’utero, probabilmente manderà a quel paese la “ragione” e si butterà nella formidabile avventura di darlo alla luce a qualunque costo; il cuore prevarrà sulla “ragione”.
Questa è la speranza che ha indotto Ora et Labora in Difesa della Vita ed altre 14 associazioni (posto che per legge i firmatari non possono essere più di 15) a presentare la chiarissima proposta di legge di iniziativa popolare “Un cuore che batte”, aperta alla firma dei cittadini fino al 7 novembre 2023, per integrare l’articolo 14 della legge n. 194/1978, con il testo riportato all’inizio del presente articolo.
L’esperienza statunitense dimostra la fondatezza di tale speranza. In America, da quando norme analoghe sono in vigore in alcuni stati, molte madri convinte di abortire hanno cambiato idea. In particolare il Texas, lo stato più popoloso dopo la California, saluta la nascita di 10.000 bambini in più rispetto a quelli che ci si aspettava, nel lasso di tempo dall’entrata in vigore della legge ad oggi (meno di 2 anni). E’ quanto risulta da un lavoro dei ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e pubblicato dall’autorevole Journal of the American Medical Association (JAMA).
Se la cosa avrà successo è facilmente prevedibile che i sacerdoti della cultura di morte sbaveranno furenti gridando al terrorismo, ma saranno salvate tante vite umane. E quindi … diamoci da fare:
Modalità di raccolta
L’attivazione della raccolta firme, … è ormai disponibile in tutti i comuni italiani. Infatti i moduli e tutta la documentazione necessaria per l’attivazione della raccolta firme per la Proposta di Legge di Iniziativa Popolare “Un cuore che batte” sono stati inviati tramite PEC (posta elettronica certificata) in tutti i Comuni d’Italia. Gli organizzatori consigliano preventivamente di telefonare al Comune per sapere se effettivamente è stata attivata la raccolta firme e in quali orari è possibile recarsi per firmare. In caso affermativo, si esorta ognuno a firmare nel proprio comune di residenza e a farsi divulgatore della proposta, invitando quante più persone possibili a fare altrettanto, eventualmente comunicando loro gli orari di apertura dell’ufficio preposto. Qualora invece la raccolta non fosse stata ancora attivata, l’invito è quello di chiedere al comune di controllare di aver ricevuto la mail PEC inviata dall’indirizzo oraetlabora33@pec.it.
(da Aborto. Proposta di Legge sulla 194: far vedere nascituro e far ascoltare battito cardiaco. Ecco dove firmare e le istruzioni operative (provitaefamiglia.it)
Ogni ulteriore particolare può essere richiesto alla stesso sito.
Nessun commento:
Posta un commento