Da due settimane è un crescendo di notizie allarmanti sulle temperature record. Ma a luglio ha fatto sempre molto caldo, ma quello che una volta era percepito come naturale, oggi genera angoscia. È la forza di un potere che ci governa con la paura.
Riccardo Cascioli, 18-07-2023
«…La Sicilia, l’ambiente, il clima, il paesaggio. (…) questo clima che infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; li conti Chevalley, li conti: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste. (…) Lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come le città maledette della Bibbia…». Queste parole, tratte da Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa descrivono il clima nella Sicilia del 1860 e tornano in mente davanti alle notizie terroristiche sul tempo che riempiono i giornali in queste due ultime settimane.
Dimentichi di un giugno tutto sommato fresco, al primo rialzo di temperature in luglio si è scatenato l’inferno. Non per le temperature elevate ma per il bombardamento di notizie sempre più allarmanti: «il giorno più caldo di sempre», «ondate di calore che si abbattono sull’Italia e su tutta l’Europa meridionale». E poi soprattutto le previsioni: «La settimana prossima temperature record», «Si supereranno i 50 gradi», «arriva Caronte». E giù interviste a professoroni che analizzano questa strana ondata di caldo. Che, fossimo a novembre, si capirebbe pure l’allarme. Ma siamo a luglio e a luglio sarebbe anomalo il fresco. Peraltro le previsioni terrorizzano, ma poi quando arriva il momento si scopre che sì, fa molto caldo, ma non come era stato previsto.
Non succede a caso, è proprio una strategia di comunicazione per indurre la paura del clima, una vera forma di terrorismo che si serve di dati fasulli o pompati ad arte. Come spiega il sito di esperti Climate Monitor: «Le temperature “record” vengono prodotte prima dell’evento, e strombazzate a reti unificate come se fossero già state registrate e ufficializzate. Peccato che i modelli meteorologici tendano a sovrastimare regolarmente l’intensità delle ondate di caldo, specialmente a molti giorni di distanza dall’evento, per poi correggere il tiro all’avvicinarsi della previsione». Peraltro, poi, quando arriva il momento e le temperature risultano essere decisamente più basse di quelle previste, nessuno lo comunica perché intanto si sta annunciando le temperature record della prossima settimana, in un crescendo di comunicazioni ansiogene che hanno effetti devastanti sulla psiche delle persone.
La verità è che a luglio in genere ha fatto sempre molto caldo e – se provassimo ad attivare la nostra memoria intorpidita dall’eco-catastrofismo imperante - ci accorgeremmo di aver vissuto molte estati più calde e insopportabili di quella attuale. E ci ricorderemmo anche dei puntuali servizi estivi dei tg che mostravano turisti che si gettavano nelle fontane delle città o fuggivano in montagna, al mare e ai laghi per sfuggire alla calura.
Questo non esclude che nelle prossime settimane si possano verificare davvero picchi di calore mai conosciuti nella storia (per quanto non ci scommetteremmo), ma finora questo non è avvenuto, a dispetto delle prime pagine di giornali e radio-tv.
La differenza con il passato sta solo nella percezione e nel giudizio che diamo. Una volta, vedi il brano citato del Gattopardo, si era consapevoli che così va la natura: l’estate fa caldo, e può essere molto caldo; in inverno fa freddo e può essere molto freddo. Non per niente ci sono anni storici impressi nella memoria collettiva che ricordano questi picchi: l’inverno del 1956 o l’estate del 2003, tanto per fare un esempio.
La natura è così, agli uomini sta il compito di difendersi per quanto possibile da questi eventi. Dovremmo essere grati che oggi, grazie allo sviluppo tecnologico, una grande parte di popolazione abbia la possibilità di godere dell’aria condizionata in casa, che permette di superare senza danni i momenti più pesanti. E invece troviamo gente sempre più impaurita e angosciata pensando a queste ondate di calore che ci stanno per colpire.
Già, ondate di calore: potenza delle parole. Se diciamo “estate” pensiamo alla stagione, a un fenomeno naturale; basta sostituire con “ondate di calore” e subito si ha la sensazione di qualcosa di anormale e cattivo, qualcosa che non dovrebbe esserci (sottinteso: se ci comportassimo bene). Succede anche a stagioni invertite: il terrificante termine “bombe d’acqua” ha sostituito il più familiare per quanto temibile “nubifragio”.
Dicevamo che non sono cambiamenti che accadono a caso: ormai siamo costretti a vivere in una continua emergenza, è una continua e sistematica opera di instillazione della paura nella gente. Diceva Edmund Burke che «nessuna passione priva la mente così completamente delle sue capacità di agire e ragionare quanto la paura». E infatti nella storia tutte le dittature, di qualsiasi colore politico, hanno praticato la forza del dominio attraverso la paura. E anche le democrazie hanno utilizzato i mezzi di comunicazione per suscitare paure al fine di spingere le persone a muoversi nelle direzioni auspicate o ad accettare politiche altrimenti improponibili.
È quello che sta accadendo con la presunta crisi climatica, che spinge la popolazione ad accettare l’imposizione di altissimi costi sociali per realizzare la cosiddetta transizione ecologica, ed energetica in particolare.
L’unico antidoto è tornare a ragionare. E nel frattempo bevete tanta acqua e mangiate frutta e verdura.
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