1917
“VERRO’ A CHIEDERE LA CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA AL MIO CUORE IMMACOLATO, SE SI ATTERRANNO AI MIEI DESIDERI, LA RUSSIA SI CONVERTIRA’ E CI SARA’ LA PACE.”
di Julio Loredo
Gli anglosassoni lo chiamano “to frame the issue”, cioè dettare i termini del dibattito. Chi detta i termini di un dibattito, controllando quindi il campo di battaglia, sostanzialmente ha già vinto.
Dillinger o Al Capone?
Da secoli, ormai, la Rivoluzione[1] ha affinato questo stratagemma che mira non solo a presentare i propri argomenti in termini seducenti, ma – ed ecco il suo aspetto più insidioso – anche a costringere gli avversari a muoversi in un contesto ideologico e strategico fondamentalmente contraffatto. Il capolavoro di questa vera guerra psicologica rivoluzionaria consiste nel favorire, a volte perfino a fabbricare, delle false opzioni che, mentre raccolgono le reazioni contro la Rivoluzione le sviano e le svuotano. L’opinione pubblica è in questo modo costretta a scegliere fra alternative fondamentalmente viziate, dove non c’è spazio per una vera Contro-Rivoluzione.
Tale situazione si presentò, per esempio, ai contro-rivoluzionari francesi a cavallo fra Ottocento e Novecento, costretti a scegliere fra Le Sillon (cattolico ma democratico) e l’Action Française (monarchica ma positivista). Si ripresentò agli italiani negli anni Venti, costretti a scegliere fra il Partito Popolare di Don Sturzo (cattolico) e il Partito Nazionale Fascista di Mussolini (anticomunista). E ancora ai tedeschi negli anni Trenta, costretti a scegliere fra Adolf Hitler, che si proponeva come restauratore della Civiltà cristiana e della grandezza tedesca, e la società liberale borghese che affondava nella decadenza e nel nihilismo.
Plinio Corrêa de Oliveira denunciò questa tattica. Commentando nel 1945 un discorso di Hitler in cui il dittatore invitava il popolo tedesco ad aiutarlo nella lotta contro il bolscevismo, il pensatore brasiliano glossava: “Mi fa pensare a un’ipotetica lotta fra i due maggiori gangster di Chicago. È come se Dillinger, nemico pubblico numero 1, si appellasse ai cittadini per aiutarlo a lottare contro il nemico pubblico numero 2, Al Capone”[2]. E presentava l’unica posizione ragionevole: “I cattolici devono essere anticomunisti, antinazisti, antiliberali, antisocialisti, antimassoni… appunto perché cattolici”[3].
Liberalismo e Occidente
Una delle manovre meglio riuscite della guerra psicologica rivoluzionaria è stata quella di aver portato una certa destra su posizioni anti-occidentali, fino a farle proclamare che l’Occidente sarebbe il vero nemico da abbattere. Che la sinistra odi l’Occidente e voglia la sua distruzione, si capisce. È nella sua indole rivoluzionaria e anticristiana. Che una certa destra converga con essa si capisce molto meno. Da dove viene questa posizione?
In due parole: dicono che la radice del male risiede nel liberalismo che porta alla negazione di ogni principio morale e, quindi, alla decomposizione della società. Nei giorni nostri, questo liberalismo si manifesta soprattutto nella rivoluzione culturale e morale che ormai da decenni devasta i paesi occidentali. Aggiungono che, pur con alcuni errori, in primis l’ateismo, il mondo a lungo dominato dal comunismo (Russia, Cina, Corea del Nord, Cuba e altri) è riuscito a preservarsi dalla peste del liberalismo. La Russia di Putin sarebbe, quindi, per qualcuno, paradossalmente un modello da seguire nella lotta contro i mali dei nostri tempi. Questa posizione si traduce poi non di rado in un radicale anti-americanismo, peraltro non nuovo nel panorama internazionale, e in un non meno radicale anti-capitalismo, nemmeno esso nuovo[4]. Infatti, entrambi facevano parte dell’arsenale psicologico dell’Unione Sovietica. Questo anti-americanismo si traduce poi in un anti-europeismo e, più ampliamente, in un anti-occidentalismo[5].
È proprio delle reazioni contraffatte dalla propaganda psicologica rivoluzionaria l’avere un nucleo di verità, altrimenti non avrebbero nessuna presa sul pubblico che esse intendono attirare. In questo caso, il nucleo è il rigetto del liberalismo, effettivamente definito dal Magistero della Chiesa la sorgente di tutti i vizi morali e intellettuali, il pozzo avvelenato da dove provengono anche tutti gli errori in campo politico ed economico[6]. Per arrivare da questo nucleo fino a posizioni anti-occidentali, però, si devono stravolgere non pochi passaggi.
Stando alla visione storica insegnata dal Magistero della Chiesa, e descritta dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, il mondo oggi è vittima di un processo di decadenza – la Rivoluzione – che dalla caduta del Medioevo sta corrodendo la Civiltà cristiana fino alle fondamenta. Questo processo si è sviluppato per tappe che hanno portato quelle precedenti a un’auge. La Rivoluzione marcia di eccesso in eccesso: (…) ogni tappa della Rivoluzione, se paragonata a quella precedente, ne è soltanto il compimento o l’esasperazione fino alle estreme conseguenze. L’umanesimo naturalista e il protestantesimo si sono compiuti e sono giunti alle loro estreme conseguenze nella Rivoluzione francese, e questa, a sua volta, si è compiuta ed è giunta alle sue estreme conseguenze nel grande processo rivoluzionario di bolscevizzazione nel mondo contemporaneo”[7].
L’umanesimo ha generato il protestantesimo, questi il liberalismo, e quest’ultimo il comunismo. A sua volta, già dagli anni ’20 del XX secolo, il comunismo cominciò a tracciare la tappa successiva, poi chiamata genericamente rivoluzione culturale. Basti ricordare che l’idea di una “rivoluzione sessuale” come strumento per instaurare il socialismo fu lanciata dal freudo-marxista Wilhem Reich nel 1936[8]. Dobbiamo pure ad Antonio Gramsci la stessa idea di una rivoluzione culturale come vettore per impiantare il comunismo in Occidente[9].
Tanto quanto un contro-rivoluzionario deve lottare contro il liberalismo, egli deve lottare con forza e attenzione raddoppiate contro i suoi epigoni radicalizzati, il comunismo e la rivoluzione culturale.
L’Occidente cristiano
Anche se è universale, la Rivoluzione si è sviluppata soprattutto in Occidente. “Questa crisi tocca principalmente l’uomo occidentale e cristiano, cioè l’europeo e i suoi discendenti, l’americano e l’australiano – scrive Plinio Corrêa de Oliveira – Essa colpisce anche gli altri popoli, nella misura in cui il mondo occidentale si estende a essi e in essi ha affondato le sue radici”[10].
Sbaglia, però, chi identifica l’Occidente con la Rivoluzione. Anzi. Lungi dall’essere un suo naturale sviluppo, questa costituisce un’escrescenza patologica, un cancro non solo diverso dal corpo ma in una lotta mortale contro di esso. Avversare l’Occidente per contrariare la Rivoluzione è come voler uccidere il paziente per liberarlo dal tumore.
L’Occidente è ciò che resta di quella “dolce primavera della Fede” di cui parla Montalembert nel suo celebre Les moines d’Occident. De Saint Benoit jusqu’à Saint Bernard, che lo descrive come figlio del monachesimo cristiano. L’Occidente è il frutto più compiuto della civiltà cristiana, tanto che si parla normalmente di “civiltà occidentale e cristiana”. L’Occidente è il figlio primogenito della Chiesa, oggi sempre più sfigurato dalla Rivoluzione, ma pur sempre primogenito. L’Occidente è il risultato eminente dell’opera civilizzatrice della Chiesa. Le fondamenta che, ancor oggi, sostengono l’immenso peso di un mondo che va in frantumi, sono opera della Chiesa. Niente è davvero utile se non è stabile. Ciò che resta oggi di stabile e di utile — di civiltà, insomma — è stato edificato dalla Chiesa. Al contrario, i germi che minacciano la nostra esistenza sono nati precisamente dall’inosservanza delle leggi della Chiesa.
Un europeo che rinnega l’Occidente è come un figlio che ripudia la propria madre. È una situazione patologica, come ebbe a denunciare l’allora cardinale Joseph Ratzinger nella lectio magistralis nella Sala Capitolare del Senato, nel 2004: “C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente non ama più sé stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di sé stessa, se vuole davvero sopravvivere”[11].
Adesso siamo in una situazione ibrida, in cui quelli che potremmo quasi chiamare resti mortali della civiltà occidentale e cristiana coesistono con numerose istituzioni e costumi rivoluzionari. Di fronte a questa lotta tra una splendida tradizione cristiana in cui ancora palpita la vita, e un’azione rivoluzionaria, è naturale che il vero contro-rivoluzionario sia il difensore nato del tesoro delle buone tradizioni, perché esse sono i valori del passato cristiano ancora esistenti precisamente da salvare. In questo senso, il contro-rivoluzionario agisce come Nostro Signore, che non è venuto a spegnere il lucignolo che ancora fumiga, né a spezzare la canna incrinata.
Invece di voler distruggere ciò che resta dell’Occidente cristiano, la nostra azione dovrebbe ispirarsi all’appello rivolto da Giovanni Paolo II all’Europa a Santiago di Compostela, nel 1982: “Io, successore di Pietro nella Sede di Roma, Sede che Cristo volle collocare in Europa e che l’Europa ama per il suo sforzo nella diffusione del Cristianesimo in tutto il mondo; io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: ‘Ritrova te stessa. Sii te stessa’. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Non inorgoglirti delle tue conquiste fino a dimenticare le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te e da te si attendono la risposta che san Giacomo diede a Cristo: ‘Lo posso’”[12].
La conversione della Russia
A volte, alla decadenza dell’Occidente si contrappone l’esempio della Russia. Con l’invasione dell’Ucraina, questo problema si presenta in tutto il suo peso. Il tema è troppo vasto e complesso per trattarlo in poche righe. È comunque incongruo voler contrastare la 4a Rivoluzione (quella culturale) mentre si esaltano stili e metodi della 3a Rivoluzione, quella stalinista. Vorrei, però, toccare un punto importante.
Nel 2005 diedi una conferenza a Mosca dal titolo “Il mistero della Russia”, incentrata sul problema della sua conversione alla luce del messaggio della Madonna a Fatima, nel 1917. Come sappiamo, la Russia è menzionata ben due volte nel segreto di Fatima: una come flagello dell’umanità, e un’altra come il Paese la cui conversione segna invece l’inizio del trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Nel trattare della Russia dobbiamo avere molto chiaro a quale delle due ci riferiamo: al flagello dell’umanità o alla Russia convertita. Ecco le parole della Madonna:
«Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace»[13].
È interessante notare che la Madonna si riferisce agli “errori della Russia”, facendo implicitamente una distinzione fra la Russia e l’Unione Sovietica, portabandiera dell’aspetto allora più avanzato del processo rivoluzionario: il comunismo, che era parte del castigo col quale la Provvidenza richiamava l’umanità alla conversione.
La Madonna prevede la conversione della Russia dopo la sua consacrazione da parte del Santo Padre[14]. Conversione vuol dire una svolta a “U”. Essa implica una conversione religiosa, col ritorno della Russia all’unica vera fede in Cristo, cioè alla Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana; e una conversione temporale, col rigetto del passato comunista e l’affermazione del suo esatto contrario.
Da stimatore della Russia, dove sono stato diverse volte, devo dire che non vedo nessuna delle due. Anzi, vedo un riaffermarsi dell’ortodossia, a scapito della Chiesa cattolica, sempre più messa all’angolo; e un riaffermarsi con orgoglio del passato stalinista, con la rivendicazione anche dei simboli dell’Unione Sovietica e l’affermazione che la fine di quest’ultima sarebbe stata “la più grave catastrofe geopolitica del XX secolo”[15].
Possiamo applicare alla Russia di oggi le parole del gesuita Principe Ivan Sergeevič Gagarin, nato a Mosca nel 1814 da un’illustre casata discendente dai principi di Kiev:
«L’unica vera lotta è quella che esiste tra il Cattolicesimo e la Rivoluzione. Quando nel 1848 il vulcano rivoluzionario terrorizzava il mondo con i suoi ululati e faceva tremare la società, estirpandone le fondamenta, il partito che si dedicò a difendere l’ordine sociale e a combattere la Rivoluzione non ha esitato a scrivere sulla sua bandiera: Religione, Proprietà, Famiglia, e non ha esitato ad inviare un esercito per riportare sul trono il Vicario di Cristo, costretto dalla Rivoluzione a prendere la via dell’esilio. Aveva perfettamente ragione; non ci sono che due princìpi uno di fronte all’altro: il principio rivoluzionario, che è essenzialmente anti-cattolico e il principio cattolico, che è essenzialmente anti-rivoluzionario. Nonostante tutte le apparenze contrarie, nel mondo non ci sono che due partiti e due bandiere. Da una parte la Chiesa cattolica innalza lo stendardo della Croce, che conduce al vero progresso, alla vera civiltà, e alla vera libertà; dall’altra si leva lo stendardo rivoluzionario, attorno a cui si raccoglie la coalizione di tutti i nemici della Chiesa. Ora, che fa la Russia? Da una parte essa combatte la Rivoluzione, dall’altra combatte la Chiesa cattolica. Sia all’esterno che all’interno, ritroverete la stessa contraddizione. Non esito a dire che ciò che fa il suo onore e la sua forza è di essere l’avversario incrollabile del principio rivoluzionario. Ciò che fa la sua debolezza è di essere, allo stesso tempo, l’avversario del Cattolicesimo. E se essa vuole essere coerente con sé stessa, se vuole veramente combattere la Rivoluzione, non ha che da prendere una decisione, schierarsi dietro lo stendardo cattolico e riconciliarsi con la Santa Sede»[16].
Evitiamo, quindi, di cadere nella trappola di credere che l’Occidente abbia sempre torto. L’Occidente ha torto soltanto quando si comporta in modo anti-occidentale, ossia quando abbandona il cattolicesimo e abbraccia la Rivoluzione.
Note
1. Usiamo il termine nel senso spiegato da Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Luci sull’Est, Roma 1998.
2. “Nazismo versus comunismo?”, O Legionário, 4 febbraio 1945, n. 652. Dillinger era il capo della mafia anglosassone a Chicago, Al Capone di quella italiana.
3. “Pela grandeza e liberdade da Ação Católica”, O Legionário, 13 gennaio 1939, n. 331.
4. Cfr. Julio Loredo, “Alle radici dell’anti-americanismo”, Tradizione Famiglia Proprietà, marzo 2004.
5. Su come la tattica del trasbordo ideologico inavvertito porti persone della destra a simpatizzare col socialismo, si veda Julio Loredo, Teologia della liberazione. Un salvagente di piombo per i poveri, Cantagalli, 2014, pp. 28-34.
6. Leone XIII, enciclica Libertas praestantissimum, 20 giugno 1888.
7. Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, p. 49.
8. Wilhelm Reich, Die Sexualität im Kulturkampf. Zur sozialistischen Umstrukturierung des Menschen, Kopenhagen, Sexpol-Verlag, 1936.
9. Antonio Gramsci, Quaderni del carcere (6 voll), a cura di Felice Platone, Collana Opere di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi, 1948-1951.
10. Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, p. 31.
11. Joseph Ratzinger, “L’Occidente non si ama più”, Apulia, settembre 2005.
12. Discorso di Giovanni Paolo II durante l’Atto europeistico a Santiago di Compostela, 9 novembre 1982. https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1982/november/documents/hf_jp-ii_spe_19821109_atto-europeistico.html
13. Congregazione per la Dottrina della Fede, Il messaggio di Fatima, luglio 2000.
14. Su questa consacrazione la polemica è ancora aperta. Si veda Antonio Augusto Borelli Machado, Fatima. Messaggio di tragedia o di speranza?, Luci sul’Est, Roma, 1995.
15. Putin, nostalgie pericolose “Rimpiango l’Unione Sovietica”, La Stampa, 14/12/21. Parole che rivelano tutta la difficoltà del leader russo nel fare i conti con il passato.
16. Ivan Gagarin, S.J., La Russie sera-t-elle catholique?, Charles Douniol, Paris 1856, pp. 63-65. Grassetti nostri.
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