venerdì 18 marzo 2022

IL SANTO ROSARIO E LA BOMBA ATOMICA: IL MIRACOLO DI HIROSHIMA E NAGASAKI




Fr. John Francesco Maria Lim
August 8, 2018


Fu nel 1945 che fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima. La piccola comunità di quattro gesuiti, situata in una canonica distante solo otto isolati dallo scoppio della bomba, rimase miracolosamente illesa insieme alla casa, mentre non scampò alcuna persona nel raggio di un chilometro e mezzo dal centro dell’esplosione. Lo scopo dichiarato era quello di annientare il potere militare giapponese.

I quattro Padri gesuiti vivevano in una parrocchia distante solo otto isolati dal centro dell’esplosione. Per un giorno intero i quattro gesuiti furono avvolti in una specie di inferno di fuoco, di fumo e di radiazioni. Nessuno dei quattro Padri fu contaminato dalle radiazioni atomiche, e la loro casa era rimasta ancora in piedi, mentre tutte le altre case intorno furono distrutte e ridotte ad un cumulo di macerie incenerite. Nessuno dei duecento medici americani e giapponesi, seppero mai spiegare come mai, dopo 33 anni dallo scoppio dell’atomica, nessuno dei quattro Padri aveva mai sofferto o aveva riportato conseguenze da quella esplosione atomica e continuavano a vivere in ottima salute.

Interrogati, i Padri avevano sempre risposto: «Avevamo sempre recitato il Rosario tutti i giorni, per cui abbiamo concluso che la preghiera del Rosario fu più forte della bomba atomica».

Oggi, nel centro risorto di Hiroshima sorge una chiesa dedicata alla Madonna. Le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario, dove si prega giorno e notte.





L'ESPLOSIONE DELLA BOMBA ATOMICA SU HIROSHIMA

Verso le 8,15 del 6 agosto 1945, la prima bomba atomica, mai sganciata nella storia dell’umanità, esplodeva, approssimativamente, ad un’altezza di 580 metri sul centro di Hiroshima, portata sulla città dal bombardiere B29 Enola Gay, partito dall’isola di Tinian, nella base navale di Guam. In pochi istanti, la città si ridusse ad una piana inaridita. Ancora oggi, è difficile arrivare ad una stima precisa del numero totale delle persone che perirono a Hroshima, in seguito all’esplosione atomica. Poiché gli effetti della bomba si manifestarono per un lungo periodo di tempo, il totale dei morti stimati varia a seconda della data in cui venne fatto il rilevamento. Si calcola comunque che, alla fine del dicembre 1945, il numero delle vittime fosse di ben superiore alle 150.000.

Padre Hubert Schiffer aveva 30 anni e lavorava nella parrocchia dell’Assunzione di Maria, a Hiroshima. Ha dato la sua testimonianza davanti a decine di migliaia di persone: “Attorno a me c’era soltanto una luce abbagliante. Tutto a un tratto, tutto si riempì istantaneamente da una esplosione terribile. Sono stato scaraventato nell’aria. Poi si è fatto tutto buio, silenzio, niente. Mi sono trovato su una trave di legno spaccata, con la faccia verso il basso. Il sangue scorreva sulla guancia. Non ho visto niente, non ho sentito niente. Ho creduto di essere morto. Poi ho sentito la mia propria voce. Questo è stato il più terribile di tutti quegli eventi. Mi ha fatto capire che ero ancora vivo e ho cominciato a rendermi conto che c’era stata una terribile catastrofe! Per un giorno intero i miei tre confratelli ed io siamo stati in questo inferno di fuoco, di fumo e radiazioni, finché siamo stati trovati ed aiutati da soccorritori. Tutti eravamo feriti, ma con la grazia di Dio siamo sopravvissuti”.

Nessuno sa spiegare con logica umana, perché questi quattro padri gesuiti furono i soli sopravvissuti entro un raggio di 1.500 metri. Per tutti gli esperti rimane un enigma, perché nessuno dei quattro padri è rimasto contaminato dalla radiazione atomica, e perché la loro casa, la casa parrocchiale, era ancora in piedi, mentre tutte le altre case intorno erano state distrutte e bruciate. Anche i 200 medici americani e giapponesi che, secondo le loro stesse testimonianze, hanno esaminato padre Schiffer, non hanno trovato nessuna spiegazione a perché mai, dopo 33 anni dallo scoppio, il padre non soffriva nessuna conseguenza dell’esplosione atomica e continuava a vivere in buona salute. Perplessi, hanno avuto tutti sempre la stessa risposta alle tante loro domande: “Come missionari abbiamo voluto vivere nel nostro paese il messaggio della Madonna di Fatima e perciò abbiamo pregato tutti i giorni il Rosario”. Ecco il messaggio pieno di speranza di Hiroshima: La preghiera del Rosario è più forte della bomba atomica! Oggi, nel centro della città ricostruita di Hiroshima, si trova una chiesa dedicata alla Madonna. Le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario, che si prega in questa chiesa giorno e notte.

Un altro racconto di padre Schiffer aggiunge che avevano appena finito di dire Messa, e si erano recati a fare colazione, quando la bomba cadde: “Improvvisamente, una terrificante esplosione riempì l’aria come di una tempesta di fuoco. Una forza invisibile mi tolse dalla sedia, mi scagliò attraverso l’aria, mi sbalzò, mi buttò, mi fece volteggiare come una foglia in una raffica di vento d’autunno". Quando riaprì gli occhi, egli, guardandosi intorno, vide che non vi erano più edifici in piedi, fatta eccezione per la casa parrocchiale. Tutti gli altri, in un raggio di circa 1,5 chilometri, morirono immediatamente, e quelli più distanti morirono in pochi giorni per le radiazioni gamma. Tuttavia, il solo danno fisico che padre Schiffer accusò, fu quello di sentire alcuni pezzi di vetro dietro il collo.

Dopo la resa del Giappone, i medici dell’esercito americano gli spiegarono che il suo corpo avrebbe potuto iniziare a deteriorarsi a causa delle radiazioni. Con stupore dei medici, il corpo di padre Schiffer sembrava non contenere radiazioni o effetti dannosi della bomba. In realtà, egli visse per altri 33 anni in buona salute, e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a Philadelphia nel 1976. In quella data, tutti i quattro membri della comunità dei Gesuiti di Hiroshima erano ancora in vita. Questi sono i nomi degli altri sacerdoti gesuiti che sopravvissero all’esplosione: Fr. Hugo Lassalle, Fr. Kleinsorge, Fr. Cieslik.

Dal giorno in cui le bombe caddero, i gesuiti superstiti furono esaminati più di 200 volte dagli scienziati senza giungere ad alcuna conclusione, se non che la loro sopravvivenza all’esplosione fu un evento inspiegabile per la scienza umana.





IL MIRACOLO DI NAGASAKI

Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki, dove un convento francescano – “Mugenzai no Sono” (“Giardino dell’Immacolata”) – fondato da San Massimiliano Kolbe rimase illeso come a Hiroshima.

Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki, la città cattolica del Giappone, dove viveva il 70% dei cattolici giapponesi. In questa città, vi era il convento francescano “Mugenzai no Sono” (Giardino dell’Immacolata), fondato da San Massimiliano Kolbe. Con lo scoppio della bomba atomica, anche questo convento rimase illeso come accadde a Hiroshima con la casa dei Gesuiti. Nel cuore di tutti quei Frati si vedeva l’immagine dell’Immacolata. Tutti e ovunque portavano l’immagine di Lei e ovunque cantavano il canto soave di Fatima.




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