domenica 20 marzo 2022

Cosa intendiamo per Occidente?






Stefano Fontana18 Marzo 2022 

Prendo spunto dalla crisi ucraina non per parlare della guerra, ma per chiedermi cosa si intenda per Occidente, dato che nelle cronache e nei commenti viene spesso adoperata questa espressione. Non parlo della guerra, ma forse chiarire questo punto può essere utile per considerare anche quanto sta avvenendo e, soprattutto, le prospettive future.

L’Occidente non è un punto geografico, perché allora anche la Cina sarebbe Occidente, come lo è per gli americani di Seattle. L’Occidente non è nemmeno una alleanza militare. L’Occidente non è nemmeno quello-che-capita-in-occidente, perché vi capitano cose che contrastano con la natura vera dell’Occidente. L’Occidente con la O maiuscola non è l’occidente con la o minuscola. Bisogna distinguere tra l’Occidente e questo occidente, ossia come l’Occidente si sia malamente ridotto, degradandosi rispetto alla sua origine e natura. L’occidente di oggi ha poco a che fare con l’Occidente.

Cosa è allora l’Occidente? Esso è una civiltà, nella quale il cristianesimo ha sintetizzato, purificandole, la filosofia greca e il diritto romano. Ci sono stati anche altri elementi, che però o sono stati di disturbo, prendendo percorsi eterodossi e degenerativi, oppure sono stati assunti e chiariti dal cristianesimo. La crisi dell’Occidente è cominciata secoli fa, quando quella sintesi di civiltà è stata dapprima messa in dubbio, poi corrosa e infine pressoché demolita. Come tanti insigni cervelli hanno detto – da K. Löwith a C. Schmitt, da M. de Corte a G. K. Chesterton – ciò che c’è nell’occidente di oggi deriva dall’Occidente cristiano per via di un lungo processo di secolarizzazione. Secondo Löwith “la degenerazione del sistema europeo ha un’unica causa, cioè la degradazione politica del potere spirituale”. Questo processo degenerativo ha fatto dire a Joseph Ratzinger: “C’è qui un odio di sé dell’Occidente… che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente … della sua storia vede soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro”.

L’Occidente è l’Europa, unitamente alla Magna-Europa, ma “L’Europa … sembra svuotata dall’interno, come paralizzata da una crisi circolatoria, una crisi che mette a rischio la sua vita affidandola a trapianti che ne cancellano l’identità”, eppure il cristianesimo “proprio in Europa ha ricevuto la sua impronta culturale e intellettuale storicamente più efficace e resta pertanto intrecciato in modo speciale all’Europa” (Ratzinger). Questo processo degenerativo dell’Occidente ha spesso trovato tragica espressione in “guerre civili europee”. Questa nozione, che dobbiamo al grande storico tedesco Ernst Nolte, sembra trovare applicazione anche oggi. Ogni guerra civile è un suicidio e infatti Benedetto XV aveva detto che la guerra – in questo caso la prima guerra mondiale – sarebbe stata il suicidio dell’Europa.

Ora, se questo è l’Occidente e se questa è l’Europa, dell’Occidente e dell’Europa fa parte anche la Russia. Risulta impossibile contrapporre Occidente e Russia. Giovanni Paolo II si era impegnato a fondo sia nel segnalare la degenerazione dell’Occidente, sia nel sognare un Occidente ricomposto in tutte le sue anime, “la vocazione dell’Europa alla fraternità e alla solidarietà di tutti i popoli che la compongono dall’Atlantico agli Urali” (5 ottobre 1982). Non si deve limitare questo progetto di Giovanni Paolo II ad alcune situazioni storiche particolari, come per esempio l’allora esistente sistema dei due blocchi, oppure, in seguito, la guerra nei Balcani. Esso vale in quanto tale ed è valido sempre perché radicato sull’essenza dell’Occidente. Da questo ultimo punto di vista egli propose la “nuova evangelizzazione”, che non è da intendersi come una evangelizzazione di tipo nuovo, ma come una ri-evangelizzazione dell’Occidente, a cominciare dall’Europa. Impegnò inoltre tutta la sua funzione apostolica nella proposta di tornare ad un’unica Europa, che respira con due polmoni (nel 1983 e poi svariate volte). Per lui la Russia faceva parte dell’Occidente e faceva parte dell’Europa.

L’Occidente e la Russia non sono allora modelli di civiltà contrastanti. Certo, questo occidente e questa Russia sono stati ambedue colpiti dalla degenerazione cui accennavo. Il secolarismo, il relativismo, l’irreligiosità, il rifiuto della morale naturale interessano ambedue, ma come unica degenerazione dell’Occidente che ha assunto due forme, non come due mondi separati e contrastanti. Il comunismo, che ha potentemente influito sul degrado della società russa, è stato un virus occidentale anzi, per pensatori come Del Noce, è stato l’esito più coerente e devastante della degenerazione moderna della cristianità. Esso, infatti, ha agito e continua ad agire non solo in Russia ma anche più a ovest.

Non ho parlato della guerra, ma forse assumere la visione che ho proposto può aiutare a sollevare lo sguardo e gli intenti e a prendere le distanze da ogni collocazione riduttiva, che senz’altro non giova alla pace.

Stefano Fontana







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