lunedì 8 dicembre 2014

LA PRIMA OMELIA DEL VESCOVO TARDELLI: "Cara Chiesa di Pistoia, rallegrati ogni giorno, dell’amore del tuo Signore"




Il Cardinale Betori officia la presentazione del nuovo Vescovo





Omelia dii mons. Fausto Tardelli Vescovo di Pistoia


«Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te». È con il saluto col quale l’arcangelo Gabriele si presentò a Maria che mons. Tardelli si è rivolto già con affetto paterno alla Diocesi di Pistoia

PISTOIA. Come Gabriele, anch’io mi sento realmente inviato dal Signore ad annunciarti questa gioia, ad invitarti a rallegrati e a esultare.
Non tanto perché oggi hai un nuovo vescovo, un nuovo pastore nella mia persona: avresti ben poco da rallegrati per questo, vista la mia pochezza, quanto piuttosto perché Dio ti ama, ieri e oggi; ti ha riempito del suo amore, sei la sua sposa bella, in cui Egli ha riposto la sua compiacenza.
Si, carissimi, è questa la prima cosa che la festa solenne dell’Immacolata concezione di Maria ci ricorda: che l’amore del Signore è grande e non viene meno, che il suo amore per noi è senza limiti e che questo amore è creativo, rigenerativo, trasformante.
Capace cioè di trasfigurare la nostra pochezza in santità. In Gesù Cristo, il Padre – ce lo diceva San Paolo nella II lettura – “ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo”.
Siamo convinti di questo, fratelli e sorelle? Ne siamo esistenzialmente convinti o forse andiamo a cercare le nostre sicurezze altrove, le nostre gioie e consolazioni in ciò che non può darci né gioia né consolazione? Siamo profondamenti consapevoli che è solo nell’essere amati da parte di un Dio che ci è Padre che sta la nostra consistenza personale e di Chiesa?
Oppure confidiamo in noi stessi, nel nostro amor proprio, nell’idolo del nostro io, nelle nostre idee che divengono ben presto “ideologie”? Se fosse così, non potremmo altro che sperimentare alla fine l’amarezza del nostro peccato – come ci narra il racconto della Genesi – la rabbia delle nostre sconfitte, l’amara gelosia del sentirci defraudati di qualcosa da qualcuno, il risentimento che diventa giudizio rancoroso del fratello. E non ci sarebbe più pace.




Il Vescovo Tardelli riceve il Pastorale, segno di potere

Quando invece sentiamo per davvero di essere amati nonostante i nostri limiti e peccati. Quando ci accorgiamo di non essere niente, ma che ugualmente Dio ci invita a rallegrarci, perché Egli, nel mistero insondabile del suo amore ci ha scelti, ci ha fatto suoi e ci ha innalzato fino alla dignità di figli veri; quando la consapevolezza dell’amore di Dio per noi fa traboccare di gioia il nostro cuore e riconosciamo, con infinita riconoscenza che proprio anche a noi, l’angelo dice: il Signore è con te, rallegrati! Beh allora le cose cambiano veramente.

Allora sorge l’alba di un giorno nuovo nella nostra vita e il canto sgorga dall’anima come un fiume in piena. L’amore si diffonde intorno a noi e ogni fratello, anche il più piccolo e dimenticato si sente coinvolto da un torrente di benedizione e di consolazione, al nostro solo incontraci.
Ce lo ha ricordato Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” proprio nelle prime parole, alle quali, lo dico da subito, vorrei ispirare tutto il mio ministero in mezzo a voi: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.”



S.E. il Vescovo Fausto Tardelli

La Chiesa del Signore non esiste altro che per questo. Per fare questa esperienza e trasmetterla al mondo: l’esperienza cioè della gioia vera. La Chiesa non è altro che amore ricevuto e donato, gioia della scoperta di una misericordia che ci è usata e che diventa messaggio di speranza per tutti.
La Chiesa di Gesù Cristo – non quella di Papa Francesco, o di Paolo VI o di Papa Benedetto o di chiunque altro – la Chiesa di Gesù Cristo sono uomini e donne, che non smettono di riconoscere il proprio peccato, ma sanno di poter confidare nella potenza dell’amore di Cristo, nel soffio vitale dello Spirito e come ossa aride, riprendono vita e ogni giorno provano a vivere nella giustizia, nella verità e nella pace.
Così la chiesa è vessillo innalzato in mezzo alle nazioni, luce del mondo, città posta sul monte. In questo modo la chiesa si dimostra veramente serva di ogni uomo sull’esempio del suo Signore e si fa segno umile e forte dell’unità di tutto il genere umano.
Non sono le strutture da cambiare nella chiesa, carissimi amici! Non è l’alchimia di nuove formule, magari maggiormente democratiche a fare della chiesa qualcosa di più rispondente al suo Signore! Non sarà un adattarsi allo spirito del mondo, alle mode culturali del momento o ai capricci dell’uomo a renderla fermento del mondo nuovo!
Non sarà il trasformarsi in un’impresa sociale a farla essere gesto concreto d’amore per gli ultimi: sarà invece soltanto la gioia sperimentata nell’incontro con Cristo, in un incontro di salvezza e di profondo rinnovamento interiore che trasforma la mia, la tua, la nostra vita, a fare bella la sposa di Cristo.
Mi vengono qui in mente le stupende parole di San Macario il grande in un’omelia a lui attribuita: “Povera quell’anima in cui non cammina il Signore, …. Guai all’anima che non ha in sé il vero timoniere, Cristo! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato e sbattuta dalle onde degli affetti malsani, sconquassata dagli spiriti maligni come da un uragano invernale, andrà miseramente in rovina. Guai all’anima priva di Cristo, l’unico che possa coltivarla diligentemente perché produca i buoni frutti dello Spirito!” (Om. 28; PG 34, 710-711)



La bolla papale con la nomina di Fausto Tardelli

Cara Chiesa di Pistoia, rallegrati allora ogni giorno, dell’amore del tuo Signore. Non cedere al lamento, alla paura, alla recriminazione, alla stanchezza. Godi della presenza del tuo Signore in mezzo a te.
Amalo con tutte le tue forze e in ogni tua componente, a partire dai presbiteri e dai diaconi. Ama il tuo Signore, rallegrandoti del suo amore per te e del fatto che se ti ha scelta come sua sposa, questa scelta non verrà meno, perché Egli è fedele per sempre. Le tue rughe non contano, le tue ferite non significano niente, i tuoi peccati non hanno il potere di distruggere l’amore che Dio ha per te.
Rinvigorisci le tue membra fiacche, rialzati se sei caduta, asciuga le lacrime se qualche volta hai pianto. Profumati il capo, ungi di olio di letizia tutte le tue strutture, i tuoi servizi, le tue realtà. Diffondi nella città degli uomini, in questa terra pistoiese il buon profumo di Cristo, l’aria fresca dell’amore fraterno, l’aria pulita della condivisione delle gioie e dei dolori, delle attese e delle speranze degli ultimi e degli scartati di questa società.
L’Immacolata vergine Maria è il tuo modello, il nostro punto di riferimento. Lei la tutta santa. La piena di grazia. La fedele ancella del Signore. La donna forte. La sua umiltà la fa capace di proclamare la sconfitta dei superbi e degli orgogliosi; la sua semplicità la mette in grado di contestare i potenti di questo mondo e la sua povertà le permette di profetizzare che i ricchi se ne andranno a mani vuote. L’essere tutta di Dio, la fa essere annuncio e presenza rivoluzionaria nel mondo: la rivoluzione dell’amore di Cristo. La sola che può cambiare davvero il mondo, a partire dai nostri cuori.



Il capitolo della Cattedrale di San Zeno


A Maria SS. vogliamo assomigliare perciò, come singoli e come Chiesa. Non possiamo andare al Signore se non passando da lei. Lei può aiutarci con la sua materna vicinanza. Affidandoci a lei possiamo sconfiggere il serpente antico, perchè da Lei esce Colui che schiaccia la testa a quel maligno che è sempre all’opera, che insidia la nostra vita personale, quella dei presbiteri e delle nostre parrocchie come della società, che semina zizania nella chiesa e nel mondo, che divide e spinge gli uomini a farsi guerra l’un l’altro, che corrompe gli animi e convince gli uomini alla menzogna e alla corruzione.
In Maria abbiamo la difesa, il baluardo che riconducendoci costantemente a Cristo ci aiuta ad essere coraggiosi e a combattere decisamente le forze disgregatrici che sono in noi e nella società. Non avremo perciò paura, nel combattimento. Non ci smarriremo, nella lotta. Non ci ingannerà il menzognero. Anche se la lotta oggi si fa dura e la verità del Vangelo è attaccata da ogni parte, apertamente o in modo subdolo, restando uniti tra di noi e con Maria, il Regno di Cristo si affermerà e le tenebre, ovunque siano, arretreranno.
La festa odierna non è però grido di speranza soltanto per la Chiesa, per i credenti. Essa racchiude un messaggio anche per la città degli uomini, per questa città e territorio. È un inno alla vita, quello che si sprigiona dalla festa odierna. Un inno a non rassegnarsi. Oggi infatti si proclama in Maria che il male morale e sociale, la barbarie, l’ingiustizia, causa vera della crisi attuale, come pure ogni nefandezza e malaffare che pur sembrano dilagare, possono essere vinti. Con Dio, per chi crede in Lui. Seguendo con onestà i dettami della propria coscienza, per ogni uomo di buona volontà.
Stringendoci comunque insieme nell’abbraccio solidale di persone che finalmente si riconoscono fratelli e fratelli soprattutto di chi non pare essere tale. Maria SS. concepita senza peccato originale è invito a credere alla giovinezza perenne della vita, a ritenere possibile ciò che sembra impossibile. È un invito forte e chiaro a vincere la rassegnazione e lo sconforto, a non inaridirci ripiegandoci nella cura dei nostri interessi individuali e nel cinismo, è invito invece a darci da fare con tutta la fantasia, l’energia e l’ostinata generosità possibile, per trovare insieme soluzioni ai problemi che diano dignità ad ogni essere umano e realizzino un mondo più giusto, dove ci sia soprattutto in questo momento, lavoro, “progresso sociale, pace duratura e libertà religiosa” per tutti. (Preghiera universale del Venerdì Santo)



La Cattedrale colma di fedeli

Ed ora, riprendendo la celebrazione eucaristica, nella commozione di questo momento, lasciate che ricordi almeno gli ultimi pastori che con grande dedizione e amore hanno guidato questa santa Chiesa di Pistoia e che anch’io ho avuto modo di conoscere e che conosco: Il Vescovo Simone e il Vescovo Mansueto. Quanto di bene hanno seminato, ha portato e porterà frutto abbondante. Ne sono certo.
Infine, permettetemi di ricordare ancora una volta in modo del tutto speciale chi ho incontrato quest’oggi, prima di salire all’altare. In particolare i malati, i detenuti, i fratelli e le sorelle della mensa, i disabili.
Assieme a loro, voglio ricordare al Signore in questa Eucaristia chi nella vita sta incontrando difficoltà, materiali o spirituali, i più dimenticati di tutti, come pure tutti quelli che provengono da altre parti del mondo e sono in mezzo a noi in cerca di pane e dignità. Tutti, voglio portare qui con me, con noi, attorno alla mensa della parola e del pane di Dio. Perché a nessuno si spenga nel cuore la speranza.







Linee future 8 dicembre 2014




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