lunedì 22 dicembre 2014

Divorzio e divorzio breve: tragiche conseguenze (per tutti)



Divorzio



Redazione UCCR

«Mi alzerò presto, mi farò la barba e andrò a dire di sì, spensieratamente, alla distruzione della famiglia», così Guido Ceronetti annunciò il voto a favore del divorzio nel 1974. Ironizzava, lo scrittore di “Repubblica”, sulla distruzione della famiglia, senza accorgersi di essere un profeta. Così come erano profeti i promotori del referendum, quando si opponevano al divorzio per evitare il collasso della famiglia.

Oggi è sotto gli occhi di tutti la debolezza della famiglia, la crescente diffusione delle separazioni, l’instabilità delle coppie, la frammentazione delle famiglie, la spartizione dei bambini. Ci hanno ingannato: dicevano che permettere il divorzio solo a chi voleva non avrebbe intaccato gli altri matrimoni ed invece, come sempre accade, è stata creata una mentalità perché -lo dicevano già gli antichi greci- una legge fa costume e va a intaccare la vita di tutti i cittadini e modifica la società. Ha commentato il filosofo Marcello Veneziani: «non era vero che il divorzio lasciava l’indissolubilità del matrimonio a chi voleva la famiglia tradizionale e dava la possibilità di scegliere diversamente a chi non vi si riconosceva. Perché la famiglia prese a sfasciarsi progressivamente, e lo sappiamo. Dite pure che era inevitabile, e aggiungete che fu un bene, se volete; ma non negate il nesso».

Il noto giurista Giuseppe Della Torre ha spiegato: «è ben nota ai sociologi e ai giuristi la funzione pedagogica della legge, che col permettere o col proibire induce il consolidarsi di raffigurazioni dei rapporti e di modelli di comportamento. Il matrimonio è stato retrocesso sempre più alla stregua di un mero contratto privato: come tale a contenuto aperto, modificabile dalla volontà delle parti anche nei suoi elementi fondativi e caratterizzanti, legato al permanere o meno di utilità personali, e conseguentemente recessibile per mutuo consenso o in via unilaterale. Addirittura un contratto assai meno garantito di altri. Al di là di ogni buona intenzione, l’effetto di tutto è, tra l’altro, un affievolimento delle relazioni di solidarietà, un illanguidimento delle reti sociali e, in ultima analisi, un indebolimento dell’individuo, rimasto sempre più solo». Della Torre ha anche sottolineato come il matrimonio indissolubile venne difeso da laici e con motivazioni laiche, «la prima andava a sottolineare la struttura profonda e fondamentale del matrimonio come rapporto stabile e solidale tra un uomo e una donna il quale, in una complementarietà che giunge fino all’integrazione più intima, è aperto alla procreazione; la seconda guardava al matrimonio come forma di eticità naturale, considerandolo non come mero contratto, disponibile dalle parti contraenti, ma come prodotto della loro volontà di dar vita a un rapporto giuridico trascendente le persone degli sposi e da queste indisponibile».  

Oggi nemmeno il divorzio basta più e l’iter parlamentare sul cosiddetto “divorzio breve” e “divorzio express” conferma la legge del piano inclinato. «Quando finisce l’intesa, inutile insistere», dicono i sostenitori, pensando che accelerare i tempi del divorzio possa essere un beneficio. In realtà non è affatto così, come ha spiegato l’avvocato Massimiliano Fiorin, «secondo gli studi più qualificati le ragioni della separazione sono sempre più spesso dettate da incomunicabilità e incomprensioni. Difficoltà che si possono affrontare, capire e risolvere», magari con un aiuto esterno. Il tempo è necessario, le cose si possono risolvere, la vita matrimoniale si può sempre salvare e vale sempre la pena di provarci.

Ci troviamo tuttavia nella situazione di guardare al divorzio classico come al male minore rispetto al divorzio express, ma possiamo noi cattolici difendere il male minore? No, dobbiamo sempre testimoniare la bellezza della famiglia indissolubile, che non è certo esente da incomprensioni reciproche e litigi, ma non è nemmeno un’utopia: esiste ed è un bene per tutti. Papa Francesco nel suo discorso al Parlamento Europeo ha sottolineato che la cellula della società non è qualunque nucleo familiare, ma è «la famiglia unita, fertile e indissolubile», la quale «porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. Senza tale solidità si finisce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali».

Il divorzio ha tolto la roccia su cui costruire e le conseguenze sociali per tutti sono evidenti, non solo per l’instabilità della famiglia e delle coppie ma, in particolare, per i figli. E’ stato dimostrato da diversi lettori de “Il Fatto Quotidiano” che hanno raccontato la loro infanzia con genitori separati e divorziati. Gli studi, infatti, continuano impietosi a rilevare i danni irreparabili ai divorziati e ai loro figli, come abbiamo mostrato nel nostro apposito dossier. Proprio un recente studio inglese si aggiunge alla mole scientifica, rilevando gravi disordini mentali e fisici a cui vanno incontro i figli dei separati: disturbi nello studio, maggior consumo di droga e alcool e maggiori disordini alimentari. Si tenta così di correre ai ripari tramite i “divorzi amichevoli”, dove i genitori si sforzano (giustamente) di mantenersi in buoni rapporti per il bene dei figli. Eppure altri studi negano questi presunti benefici.

Esiste anche un legame tra il numero di divorzi e il calo della natalità, l’altra immensa tragedia della nostra vecchia Europa. Un recente studio spagnolo ha mostrato che il divorzio e le coppie di fatto sono le principali cause della crisi delle nascite. Vi è anche un rapporto sorprendentemente esatto tra altri due fenomeni: dove esistono leggi sull’aborto più permissive, si verificano anche più divorzi: Irlanda e Cile vietano l’aborto, hanno maggior tassi di salute materna e hanno tassi molto bassi di divorzio (3%), al contrario di Russia e Belgio dove è presente l’aborto liberalizzato e altissimi tassi di divorzio (in Belgio i più alti al mondo, 71%).

Gravi conseguenze per tutti, dunque, come ha affermato Francesco. Alla faccia di chi ancora pensa che le leggi abbiano conseguenze solo per chi sceglie di beneficiarne.








www.uccronline.it/20 dicembre 2014


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