«Guardi, diamo tempo al tempo e le cose si chiariranno. Se troveremo una soluzione che mette in pace queste coscienze, sarò l’uomo più felice del mondo. Purché siano vere soluzioni e non cose posticce, prive di consistenza». Il cardinale Velasio De Paolis, canonista vaticano, è uno dei cinque porporati che alla vigilia del Sinodo hanno «firmato» il libro Permanere nella verità di Cristo, contrario alle aperture sui divorziati e risposati prospettate da Walter Kasper nella rivelazione introduttiva che gli ha affidato Francesco. «Ma io quel testo lo avevo scritto tre anni fa, si figuri, era un parere per la Penitenzieria. Un editore mi ha chiesto se potevano ristamparlo, e io ho accettato come un contributo da canonista al dibattito. Del resto, quando c’è stato il concistoro a febbraio, l’avevo già consegnato alla segreteria del Sinodo. Si trovava pure su internet. Altro che complotto».
Eminenza, il cardinale Erdo ha detto: «I divorziati risposati civilmente appartengono alla Chiesa».
Ma sicuro, nessuno ha mai sostenuto il contrario. Ogni battezzato fa parte della Chiesa e va accolto con misericordia.
Però lei sostiene che è giusto negare ai divorziati e risposati la comunione. Il Papa ha ammonito a non fare come i «cattivi pastori» che «caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili».
Ma pensa che davvero ci sia qualcuno che vuol mettere pesi sulle coscienze? Io cerco di capire quale è la volontà di Dio. E la volontà di Dio non può essere un peso, è la strada che ci viene indicata. La mentalità moderna considera le leggi come fossero un onere. E invece se una legge è fatta bene non è un peso ma una indicazione perché possiamo camminare nella vita. La legge di Dio è la direttiva che Dio stesso ci ha dato.
Ma nessuno, neanche Kasper, mette in dubbio l’indissolubilità del matrimonio. Il punto, piuttosto, sembra essere: la comunione è solo per i perfetti?
Per accedere all’Eucarestia, una persona non deve avere peccati gravi. Deve prima pentirsi, confessarsi. Tutti i peccati sono perdonabili. Ma qui il problema, per la legge morale, è la convivenza con una persona che non è il coniuge. Se la situazione è permanente, l’impedimento è permanente.
Nel documento di lavoro sul Sinodo, si dice che la maggior parte dei fedeli è contraria all’adozione da parte di coppie omosessuali ma se queste chiedono il battesimo del bambino «il piccolo deve essere accolto con la stessa tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bimbi». È d’accordo?
Certo che sì, è differente. Qualunque giudizio si abbia, la cosa è fatta, c’è un bambino che non c’entra nulla e non deve soffrirne. Chiaro che lo battezzi, ci mancherebbe.
Eppure anche tra i risposati ci sono casi diversi. Per dire: c’è chi abbandona e chi viene abbandonato con i figli, no?
Io non capisco come si possa distinguere tra casi particolari e legge generale. Ogni caso è sempre retto da una regola generale. Comunque anche Kasper ha sempre detto che non si tratta di questioni di dottrina, ma di alcune prassi che si dovranno armonizzare con la dottrina. Si vedrà. I casi particolari si valuteranno quando ci sono, se sono o meno confacenti alla dottrina. Allora ci confronteremo sulla dottrina. Siamo tutti impegnati a suggerire il modo di affrontare al meglio esigenze nuove senza tradire il nostro passato. La Chiesa non va avanti per salti. Un adolescente diventa adulto, cambia ma è sempre la stessa persona.
E se dopo i due Sinodi il Papa decidesse infine di aprire, almeno in certi casi?
Tutti vogliamo trovare una soluzione.
© Corriere della Sera (7 ottobre 2014)
Quando si commette il peccato mortale e il peccato veniale?
Quesito:
La saluto. Volevo domandarle una cosa che in modo preciso non so.
Quando si commette il peccato mortale e il peccato veniale? (Guardi che io voglio totalmente l'opposto).
Mi può fare alcuni esempi in modo semplice per evitarli entrambi?
Ed essere in grazia di Dio cosa significa?
Vorrei essere preciso.
Mi scriva in modo semplice.
La saluto e la ringrazio. Grazie.
Stefano
Risposta del sacerdote
Caro Stefano,
1. per compire un peccato mortale si richiede la presenza simultanea di tre elementi: materia grave, piena consapevolezza della mente e deliberato consenso della volontà.
Per questo Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Paenitentia dice: “Si ha peccato mortale quando l’uomo, sapendo e volendo (sciens et volens) per qualsiasi ragione sceglie qualcosa di gravemente disordinato” (RP 17).
2. La distinzione tra peccato veniale e mortale si basa ancora su questi tre elementi.
Si compie un peccato veniale quando non c’è materia grave; oppure, se c’è, non c’è la piena avvertenza della mente o il deliberato consenso della volontà.
3. Tralascio questi ultimi due elementi per circoscrivere la risposta al dato oggettivo, e cioè alla materia.
I teologi distinguono tra materia sempre grave e materia generalmente grave.
Nella materia sempre grave, dal punto di vista oggettivo, c’è sempre un peccato mortale, senza eccezioni (i teologi dicono: qui non si dà mai parvità di materia).
Nella materia generalmente grave vi può essere anche materia lieve, e pertanto anche oggettivamente si tratta di peccato veniale (si dà parvità di materia).
4. Vi è sempre materia grave, e cioè oggettivamente si compie sempre peccato mortale, quando le azioni si portano direttamente contro Dio, contro le perfezioni divine, oppure si oppongono direttamente alle virtù teologali come l’apostasia, l’eresia, la disperazione della salvezza, con la presunzione di salvarsi senza merito, l’odio di Dio; o anche contro la virtù di religione, che ha per oggetto il culto di Dio. Qui azioni intrinsecamente cattive sono l’idolatria, il patto esplicito col demonio, la bestemmia, la violazione del sigillo sacramentale, alcuni gravi precetti della Chiesa...
Vi è sempre materia grave anche quando si ledono valori così alti (materia indivisibile) per cui si compie una grave ingiuria verso il Creatore (peccati contro il quinto comandamento) o si è del tutto al di fuori del progetto di santificazione voluto da Dio (peccati contro il sesto comandamento, di lussuria volontaria).
5. Sono peccati gravi nel loro genere, e pertanto ammettono parvità di materia, quelli nei quali il male che si compie non corrompe il bene nella sua interezza. Qui si ha a che dare con materia divisibile.
C’è materia grave quando si lede in maniera sostanziale il bene del prossimo.
C’è materia lieve quando lo si corrompe solo in maniera leggera. Tali sono ad esempio alcuni battibecchi all’interno delle compagnie o in famiglia, alcune bugie per difendere se stessi, alcuni pettegolezzi, piccoli furti che non danneggiano gravemente il proprietario e non creano squilibrio nella società.
S. Alfonso dei Liguori parlando dei peccati veniali deliberati scrive: “Tali sono, per esempio, le bugie volontarie, le piccole mormorazioni, le imprecazioni, i risentimenti di parole, le derisioni del prossimo, le parole pungenti, i discorsi di stima propria, i rancori d’animo nutriti nel cuore”
6. Ancora vi è peccato veniale quando ci si porta su azioni lecite, ma in maniera non corretta secondo l’ordine morale. Si pensi ad esempio al mangiare o al bere più del necessario, a una certa vanità nel vestire, alla ricerca eccessiva dell’onore e della gloria da parte della gente, al parlare troppo, al darsi in maniera disordinata al divertimento, nel rattristarsi o deprimersi esageratamente, come se Dio non avesse cura di noi...
7. In conclusione: c’è peccato veniale:
1. quando ci si porta su azioni di suo cattive, ma che hanno parvità di materia;
2. quando ci si porta su azioni lecite, ma in maniera non corretta secondo l’ordine morale;
3. quando si ci porta su azioni che hanno materia grave, ma che sono compiute con insufficiente avvertenza della mente o mancanza di pieno consenso della volontà. Questi peccati sono veniali non da parte della materia, ma per l’imperfezione dell’azione compiuta dal soggetto.
8. Si è in grazia di Dio quando vi è piena amicizia col Signore e si compie la sua volontà.
Questa amicizia viene spezzata quando si infrange volontariamente qualcuno dei suoi comandamenti in materia grave.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
p. Angelo
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2200
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