martedì 29 luglio 2014

Massime di San Gregorio Magno






"Ci sono alcuni che quando compiono una piccola cosa, hanno di sé un grande concetto, per cui elevano l'animo in alto e pensano di precedere gli altri con i meriti delle virtù. In se stessi, interiormente, abbandonano il letamaio dell'umiltà e salgono levette dell'orgoglio; imitando così colui che per primo innalzò sé in stesso, ma innalzandosi sprofondò a terra...Chi dunque interiormente si gonfia di superbia, si pone in alto presso di sé. Ma tanto più rovinosamente precipita in basso quanto più disdegna di avere un basso e sincero concetto di sé (Sed eo se gravius in infimis deprimit quo de se infirma veraciter sentire contemnit). Ci sono alcuni che non si impegnano in nessun atto di virtù, e tuttavia quando vedono gli altri peccare, al loro confronto si considerano giusti".



"La colpa che trafigge il cuore non è unica e uguale per tutti. Uno infatti cade nel laccio della superbia, un altro è gettato in terra dall'ira, un altro è tormentato dall'avarizia, un altro ancora è infiammato dalla lussuria. E per lo più accade che chi è oppresso dalla superbia, guarda in che modo l'ira accende un altro; e siccome l'ira non lo coglie subito, si ritiene migliore dell'iracondo fino ad illudersi di essere quasi un giusto, perché trascura di considerare la gravità del suo vizio dominante. E così anche chi è malato d'avarizia, guarda chi è sprofondato nel baratro della lussuria e, ritenendosi immune da ogni contaminazione carnale, non si accorge delle macchie interiori che contaminano il suo spirito e, mentre osserva il male che si trova in un altro, e che lui non ha, trascura di considerare il proprio e così succede che, mentre l'anima è portata a giudicare i vizi altrui, si priva della luce per scoprire e giudicare i propri. E si accampa superbo contro i vizi degli altri in modo tanto più grave quanto maggiore è la negligenza con cui ignora i propri (et eo durius contra aliena superbiat quo sua neglegentius ignorat) ".




Comento morale a Giobbe, I, III, 60. Città Nuova Editrice/I, Roma 1992, p.295



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