Con un articolo di una ventina di pagina otto
docenti di Facoltà Pontificie americani, di cui sette appartenenti all'Ordine di
San Domenico, spiegano con chiarezza e concisione perché i prossimi Sinodi
dei Vescovi non possono cambiare (e non cambieranno) l'attuale prassi
nell'ammissione dei divorziati risposati alla comunione sacramentale nella
Chiesa Cattolica. Il titolo è "Recenti proposte per la Pastorale dei
divorziati risposati: Una valutazione teologica", ed è chiaro a quali
"recenti proposte" si indirizzino le critiche, pacate ma incisive, dei
confratelli di san Tommaso d'Aquino.
Il lavoro a più mani si presenta come una
"voce" di enciclopedia teologica, in cui viene esposto il problema del
divorzio - nuove nozze - ammissione dei divorziati risposati alla
comunione in maniera pressoché completa e da vari punti di vista:
dottrinale, morale, canonico, insistendo soprattutto sui punti certi e acquisiti
(si direbbe di "unanime consenso"), ribaditi dal Concilio Vaticano II (che non
può essere il concilio "più attuale" solo quanto fa comodo....) e dai papi più
recenti.
Tra i meriti di questo articolo c'è, in
particolare, quello di mettere sotto la lente d'ingrandimento l'errore di chi
vorrebbe far passare come cambio di prassi "meramente pastorale" ciò che
invece è collegato visceralmente alla dottrina sempre tenuta e difesa dalla
Chiesa Cattolica (l'indissolubilità del matrimonio sacramentale). Inoltre viene
anche evidenziata la sfiducia serpeggiante in certe soluzioni
semplicistiche riguardo la possibilità della grazia della castità (anche
all'interno del matrimonio), sfiducia che si evince come substrato di cui si
nutrono le proposte pastorali volte all'ammissibilità delle nuove nozze
persistendo un precedente legame sacramentale (e anche - parallelamente - i
continui attacchi al celibato dei chierici latini).
Il testo, di prossima
pubblicazione nella rivista Nova & Vetera, è stato
diffuso contemporaneamente in 5 lingue: inglese, tedesco, francese, spagnolo e italiano, giusto per assicurarsi che tutti possano capire
direttamente nel proprio idioma e non ci siano errori in eventuali
traduzioni.
Il tono, come potrete notare mentre lo leggete,
non è affatto aggressivo, polemico o apologetico. E' piuttosto pedagogico,
tendente a mostrare in sintesi i dati biblici, patristici, teologici e
canonistici che non possono né debbono essere trascurati, e invece sono troppo
spesso sottaciuti o selezionati da chi cerca in ogni modo di trovare soluzioni
alternative a questioni già risolte.
In effetti oggi non c'è tanto bisogno di
trovare "nuove soluzioni" per il buon andamento di matrimonio e famiglia, quanto
piuttosto di far accogliere ai credenti "stanchi e sfiduciati" le soluzioni che
la Chiesa ha già sperimentato, e che risalgono fin al suo Fondatore.
L'ortoprassi, come si diceva prima, non può essere messa in opposizione
all'ortodossia: la prima nasce da quest'ultima, anche in campo matrimoniale ciò
che si crede e ciò che si vive non possono essere mutamente
separati.
http://www.cantualeantonianum.com
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