di Sergio Russo
L’articolo che state per leggere vuole rispondere ad una ben precisa domanda:
Quell’ormai tristemente noto “fumo di satana entrato nel tempio di Dio” (Paolo VI, 29 giugno 1972), che cosa è riuscito ad offuscare o a stravolgere nella Chiesa del Signore, ora che finalmente stanno cominciando a diradarsi le nebbie “sessantottine”? E cosa è riuscito a degradare, adesso che va pure scemando quella penosa ubriacatura “post-conciliare”, essendo ormai trascorsi cinquant’anni dall’apertura del Concilio ecumenico Vaticano secondo ?
Per me personalmente è stata come un’ illuminazione venire a conoscenza di una frase scritta da Joseph Ratzinger (oggi Benedetto XVI), che mi ha fatto molto riflettere:
«Nel rapporto con la Liturgia si decide il destino della Fede e della Chiesa» 1
Un giorno, entrato nella chiesa del mio paese, mi capitò di osservare con uno sguardo diverso, diventato in quel momento più acuto e assai più penetrante, tutto ciò che mi circondava. Cose che d’altronde avevo visto mille volte prima, però sempre sovrappensiero e senza mai farvi caso; adesso invece, quelle stesse cose mi si rivelavano in una luce diversa: oggetti e mura ora mi parlavano, quasi volessero rendermi manifesto un loro non so che di “disagio”!
Mentre stavo dunque osservando le mura interne di questo nobile edificio, mi venne in mente come tutte le chiese cattoliche possano essere ragionevolmente considerate a guisa di enormi Tabernacoli, poiché destinate a custodire al loro interno il Sacramento dei sacramenti: Gesù Cristo, presente nell’ostia col Suo Corpo, il Suo Sangue, la Sua Anima e la Sua Divinità. E per un cattolico, che sia veramente tale, non vi è nulla al mondo di più caro del suo Maestro e Signore, il quale si fa cibo per ognuno di noi.
Proprio mentre stavo guardando come la nebbia, o forse il fumo, stessero pian piano cominciando a diradarsi, lasciando così intravedere qualcosa, la mia attenzione prontamente si diresse verso l’abside della chiesa, in prossimità dell’altare e fu lì che mi accorsi, con grande meraviglia, stupefatto, che non c’era più il tabernacolo: sparito!
«… Nelle nostre chiese, i Cristiani cercheranno invano la lampada rossa dove Dio li aspetta. Come Maria Maddalena, in lacrime dinanzi alla tomba vuota, si chiederanno:“Dove lo hanno portato?”» 2
Mi sovvenne allora… uno “strano” decreto della Conferenza Episcopale Italiana che, nel 1996, aveva deciso di relegare il «Signore dei signori e Dominatore dei dominanti» in una cappella laterale: “Ma… perché?” mi domandai.
«…I pericoli che stanno minacciando la Chiesa sono un avvertimento divino contro il suicidio di alterare la Fede, nella sua Liturgia, nella sua Teologia e nella sua Anima [...] Sento tutto intorno a me questi innovatori che desiderano smantellare la Sacra Cappella, distruggere la fiamma universale della Chiesa, rigettare i suoi ornamenti e farla sentire in colpa per il suo passato storico.» 3
Stavo ancora pensando a queste cose quando, stranamente, mi accorsi di essere comunque in chiesa, perché vedevo ora la gente cominciare ad affluire: stava per iniziare la Santa Messa. Sempre sovrappensiero, mi ritrovai così, alla distribuzione della Santissima Eucarestia ai fedeli e, con mia enorme meraviglia, notavo come le persone non si inginocchiassero più, anzi, incredibilmente, osassero prendere la sacra particola direttamente con le loro mani. Il sacerdote però li lasciava fare, senza dire nulla. Ecco, egli non era più il Ministro di Dio, ma era diventato il Presidente dell’Assemblea!
«Vidi che molti Pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una Chiesa grande, strana, e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti ed avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova Chiesa… Ma Dio aveva altri progetti.» 4
Immediatamente feci il punto della situazione: se io dunque, essendo cattolico ed usando coerentemente la mia ragione, seguendo inoltre quel buon sensum fidei, provvidenziale dono che hanno tutti i fedeli cattolici, proprio adesso cominciassi a prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di ricevere la comunione sulla lingua, anziché sulla mano, ed ancora, decidessi di accostarmi al Santissimo Sacramento con un gesto degno di tale incomparabile dono, cioè in ginocchio, realisticamente troverei, su questo mio nuovo cammino intrapreso, il solito “cattolico adulto” che, ligio ai decreti delle varie commissioni liturgiche, mi farebbe notare come il giusto modo di accostarmi alla comunione debba essere invece il seguente:
«Il fedele che desidera ricevere la comunione sulla mano presenta al ministro entrambi le mani, una sull’altra (la sinistra sopra la destra) e mentre riceve con rispetto e devozione il corpo di Cristo risponde “Amen” facendo un leggero inchino. Quindi, davanti al ministro, o appena spostato di lato per consentire a colui che segue di avanzare, porta alla bocca l’ostia consacrata prendendola con le dita dal palmo della mano. Ciascuno faccia attenzione di non lasciare cadere nessun frammento.» 5
A questo punto però, ancora lo stesso “zelante” cattolico adulto – il quale è sempre pronto a concedere una benevola tolleranza verso altre “creative” trovate di “aggiornati Sacerdoti” (da notare: quest’ultime fatte in barba a quei medesimi decreti, da loro stessi precedentemente esibiti) – si guarderà comunque poi bene dall’aggiungere che, sempre in quella medesima Delibera (per esattezza: l’ivi allegata “Istruzione sulla Comunione eucaristica”) vi è anche riportato quanto segue:
La Chiesa, ben conoscendo il tesoro che le è stato affidato, istruita dallo Spirito Santo, sente al tempo stesso l’urgenza di inculcare l’amore più profondo a questo “Sacramento mirabile” e il dovere di difenderne e di garantirne il rispetto, secondo le parole dell’Apostolo: «chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna».(1 Cor 11, 29) [n. 6];
La Chiesa ha sempre riservato grande attenzione e riverenza all’Eucaristia, anche nel modo di avvicinarsi alla mensa e ricevere la Comunione. [n. 14];
Il modo consueto di ricevere la Comunione deponendo la particola sulla lingua rimane del tutto conveniente… [Indicazioni particolari per la comunionesulla mano, n. 2];
«Santifica dunque accuratamente i tuoi occhi mediante il contatto con il corpo santo, poi prendilo e fai attenzione a non perderne nulla. Ciò che tu dovessi perdere, infatti, è come se perdessi una delle tue membra. Se ti dessero delle pagliuzze d’oro, non le prenderesti con la massima cura, facendo attenzione a non perderne nulla e a non danneggiarle? Non farai dunque assai più attenzione per qualcosa che è ben più prezioso dell’oro e delle pietre preziose, in modo da non perderne neppure una briciola?» (san Cirillo di Gerusalemme).[Indicazioni ..., n. 3];
«Dimmi, andresti con mani non lavate all’Eucaristia? Penso di no. Preferiresti piuttosto di non andarci, anziché andare con mani sporche.»(san Giovanni Crisostomo). [Indicazioni ..., n. 3]. 6
Voglio ora dire a te – gentile Lettore e gentile Lettrice di questo mio articolo – che è nel tuo pieno diritto ricevere la comunione in ginocchio, e non esistono al mondo né Commissioni Episcopali né Sacerdoti che te lo possano impedire; anzi, ai nostri giorni è proprio la Santa Chiesa Cattolica (quella Universale): è il Papa stesso, a raccomandarti di farlo!
Nel prossimo articolo scopriremo assieme che le cose stanno proprio in questo modo.
NOTE:
1. Quarta di copertina dell’Opera Omnia di J. Ratzinger – Benedetto XVI – vol. IX: Teologia della Liturgia, Libreria Editrice Vaticana 2010.
2. Pio XII, in “Mons. George Roche, Pie XII devant l’histoire – Paris, Editions Robert Laffont, 1972”, pp. 52-53.
3. Pio XII, in “Roche”, cit., pp. 52-53.
4. Beata Anna Caterina Emmerich, 22 aprile 1823, in “Carl E. Schmoeger, The life of Anne Catherine Emmerich, Tan Books, 1976”.
5. Delibera n. 56, del 19 luglio 1989, Conferenza Episcopale Italiana.
6. Il neretto è mio.
Annalisa Colzi.it. 27 luglio 2014
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