mercoledì 22 ottobre 2025

L’interpretazione che vuole diventare verità



Nel suo saggio Verità o interpretazione. Critica dell’ermeneutica cattolica (edizioni Fede & Cultura, Verona 2025), Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio Card. Van Thuân, offre una disamina radicale e senza compromessi di quella che considera una delle principali cause della crisi del pensiero cattolico contemporaneo: l’adozione acritica del paradigma ermeneutico moderno.

Il libro si configura come un’autentica chiamata a riscoprire il primato della verità oggettiva su un’interpretazione che si fa essa stessa fonte di verità, un processo che, secondo l’autore, ha effetti destabilizzanti sulla teologia cattolica.



I guai di questa pretesa nel nuovo libro di Fontana


Ester Maria Ledda, 22 ott 2025

Secondo Fontana, l’adozione del paradigma ermeneutico moderno — che vede l’uomo come un essere puramente storico, incapace di accedere a una verità assoluta perché sempre immerso in un contesto che ne condiziona la comprensione — ha agito come un solvente sui pilastri della teologia cattolica.

La Tradizione non è più vista come la trasmissione fedele di un deposito della fede immutabile, ma come un processo in continua evoluzione. Di conseguenza, i dogmi perdono il loro carattere di verità definitive e diventano “formulazioni storiche”, soggette a reinterpretazione e persino a cambiamento in base alle nuove situazioni.

Viene accantonata la metafisica, ossia la capacità della ragione di conoscere l’essere e le sue strutture permanenti. Al suo posto, le scienze umane e sociali diventano le discipline fondanti, poiché l’attenzione si sposta dalla verità oggettiva al contesto storico e sociale in cui si interpreta.

La teologia morale, influenzata dall’ermeneutica, nega la legge morale naturale e l’esistenza di atti intrinsecamente cattivi. La coscienza non è più il luogo dove la norma universale viene applicata alla situazione concreta, ma diventa essa stessa “creativa” della norma, attraverso un “discernimento” che può decidere di superare i precetti morali in nome della complessità della “situazione”.

Il rapporto tra dottrina e pastorale viene rovesciato. La pastorale cessa di essere l’applicazione della dottrina e diventa essa stessa un “luogo teologico”, una fonte che produce nuovi contenuti e spinge a una rilettura progressiva della Tradizione, come Fontana esemplifica ampiamente con il caso dell’esortazione Amoris laetitia.

Il nostro Autore ricorda come spunto di questa drammatica analisi la celebre frase del Preposito generale dei Gesuiti, padre Arturo Sosa, secondo cui “ai tempi di Gesù non c’era il registratore”. Questa non è stata solo una “battutaccia”, ma «la sintesi della penetrazione del paradigma ermeneutico moderno nella teologia cattolica», poiché liquida la solenne affermazione del cristianesimo di fondarsi su una verità rivelata e oggettiva, riducendo le parole di Cristo a materiale interpretabile e adattabile ai tempi, dissolvendo così la distinzione tra la Parola di Dio e la sua ricezione umana.

Di fronte a questa deriva relativistica, Stefano Fontana non propone vie di mezzo o tentativi di “aprire” l’ermeneutica moderna alla metafisica, ritenendoli destinati al fallimento. Il rimedio è una scelta di campo netta e un ritorno al paradigma metafisico realista. Questo implica:

Affermare il primato della conoscenza sull’interpretazione:

Bisogna recuperare la convinzione che la ragione umana può conoscere la realtà così com’è. La conoscenza precede l’interpretazione; prima si conosce la realtà e poi ci si interroga sul suo senso, non viceversa.

Tornare al primato dell’essere sulla coscienza: 

La realtà e l’essere vengono prima della nostra coscienza e del nostro pensiero. L’ermeneutica moderna, come tutta la filosofia moderna, inverte questo ordine, partendo dal soggetto e dalla sua prospettiva.

Restaurare la metafisica come fondamento: 

Senza una solida base metafisica, ogni discorso teologico o morale è destinato a diventare storicistico. È la metafisica che permette di pensare a verità stabili, a una natura umana e a una legge morale universale.
Distinguere tra rivoluzione e sviluppo omogeneo: Fontana insiste sulla necessità di distinguere un legittimo approfondimento della dottrina (sviluppo omogeneo) da un suo rovesciamento (rivoluzione). L’ermeneutica moderna, mascherandosi da sviluppo, opera in realtà una rivoluzione.

In conclusione, Verità o interpretazione è un’opera densa e combattiva, che identifica le radici filosofiche di molte delle attuali tensioni ecclesiali e teologiche.

Stefano Fontana si rivolge a chiunque avverta il pericolo di uno svuotamento del contenuto oggettivo della fede cattolica, indicando non una via di mediazione, ma la necessità di una scelta chiara tra due paradigmi di pensiero inconciliabili.







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