martedì 7 ottobre 2025

Leone XIV, la santa messa tridentina e la presunta “ideologia” dei cattolici tradizionali





by Aldo Maria Valli, 07 ott 2025

«Perché c’è un solo partito dell’ordine capace di ristabilire la pace in mezzo a tutto questo tumulto, ed è il partito di Dio. È questo partito, quindi, che dobbiamo promuovere e ad esso attrarre il maggior numero possibile di persone, se siamo veramente spinti dall’amore della pace»

San Pio X, «E supremi apostolatus», 1903



di Robert Morrison

Nella sua recente intervista con Elise Ann Allen di «Crux», papa Leone XIV ha accennato alle divisioni ideologiche legate alla questione se Roma debba o no consentire la Messa tridentina: «Non ho avuto l’opportunità di sedermi davvero con un gruppo di persone che sostengono il rito tridentino. Presto si presenterà un’opportunità, e sono sicuro che ci saranno occasioni per farlo. Ma questo è un problema di cui penso anche, forse con la sinodalità, dobbiamo sederci e parlare. È diventato il tipo di questione così polarizzata che le persone spesso non sono disposte ad ascoltarsi a vicenda. Ho sentito vescovi parlarmi, mi hanno parlato di questo, dicendo: li abbiamo invitati a questo e a quello e non vogliono nemmeno sentirlo. Non vogliono nemmeno parlarne. Questo è un problema di per sé. Significa che ora siamo nell’ideologia, non siamo più nell’esperienza della comunione ecclesiale».

Dato che i vescovi che discutono la questione con Leone XIV presumibilmente si oppongono a coloro che sostengono la santa messa tridentina, sembra che il papa pensi che i cattolici tradizionali siano guidati da un’illegittima «ideologia». Tuttavia, la maggior parte dei cattolici tradizionali crede semplicemente in ciò che la Chiesa cattolica ha sempre insegnato, perché è il sistema di credenze tramandato da Nostro Signore agli apostoli e preservato oggi da coloro che si rifiutano di abbandonarlo. Se, quindi, Leone XIV o altri per descrivere le credenze dei cattolici tradizionali vogliono usare impropriamente il termine «ideologia», rispondiamo che la nostra «ideologia» è semplicemente quella del «partito di Dio» (secondo le parole di san Pio X citate sopra).

Una questione simile, legata all’ideologia e alla messa tridentina, venne posta nel 1978, come descritto dal vescovo Bernard Tissier de Mallerais nella sua biografia dell’arcivescovo Lefebvre: «Il 18 novembre [1978], per iniziativa del cardinale Siri, il nuovo papa ricevette l’arcivescovo, il quale si dichiarò pronto ad “accettare il concilio alla luce della Tradizione”, espressione usata dallo stesso papa Giovanni Paolo II il 6 novembre: “Il concilio deve essere compreso alla luce di tutta la santa Tradizione e sulla base del magistero costante della santa Chiesa”. Il papa si dichiarò contento e vide il problema di celebrare la messa antica solo come una questione disciplinare. Allora il cardinale Franjo Seper, convocato dal papa, esclamò: “Attenzione, Santo Padre, di questa messa fanno una bandiera!”» (p. 508).

Esattamente come i vescovi di oggi, che potrebbero dire a Leone XIV che i cattolici tradizionali sono guidati dall’ideologia, il cardinale Seper avvertì Giovanni Paolo II che l’arcivescovo Lefebvre e i suoi simpatizzanti stavano facendo della messa tridentina una bandiera. In entrambi i casi, l’implicazione è che coloro che sostengono la messa tradizionale sono guidati da qualcosa di illegittimo.

L’arcivescovo Lefebvre affrontò così la questione, in modo diretto, nel suo libro del 1986 «Lettera aperta ai cattolici confusi»: «Innanzitutto, devo dissipare un equivoco per non doverci tornare sopra. Non sono il capo di un movimento, tanto meno il capo di una chiesa in particolare. Non sono, come non smettono mai di scrivere, “il capo dei tradizionalisti”. Sono arrivati ​​a definire certe persone lefebvriani, come se si trattasse di un partito o di una scuola. Questo è un abuso di linguaggio. Non ho una dottrina personale in materia di religione. Per tutta la vita ho aderito a ciò che mi è stato insegnato al Seminario francese di Roma, vale a dire la dottrina cattolica secondo l’interpretazione data dal magistero della Chiesa di secolo in secolo, fin dalla morte dell’ultimo apostolo».

Questa è la ferma convinzione per la quale l’arcivescovo Lefebvre ha combattuto ed è stato perseguitato; ed è fondamentalmente la stessa su cui insisteva san Paolo nella sua lettera ai Galati: «Ma anche se noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema. Come abbiamo già detto, lo ripeto ora: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema» (Galati 1:8-9).

Agli occhi di coloro che oggi perseguitano i cattolici tradizionali, questo suona sicuramente molto rigido. Dato che san Paolo lanciava l’anatema a chiunque cercasse di cambiare radicalmente gli insegnamenti della Chiesa, significa che i progressisti di oggi sono tutti anatemizzati. Pertanto, se Leone XIV e altri vogliono giudicare l’«ideologia» della maggior parte dei cattolici tradizionali, dovrebbero tenere presente che stanno giudicando anche le convinzioni non negoziabili di san Paolo (e della maggior parte degli altri santi).

Cosa possiamo dire, però, dell’ideologia di coloro che hanno denunciato i cattolici tradizionali per circa sessant’anni? Perché alcuni degli uomini più potenti della Chiesa che oggi perseguitano i cattolici tradizionali sostengono cattolici nominali come Nancy Pelosi, Joe Biden, Gavin Newsom, Jimmy Kimmel e le loro ideologie? Prima del Concilio Vaticano II tali figure avrebbero rischiato la scomunica per le loro convinzioni pubbliche e i loro peccati, ma oggi godono generalmente di una considerazone molto maggiore da parte di Roma rispetto a coloro il cui unico «crimine» è la ferma determinazione a seguire ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Se Leone XIV avesse buona volontà e buon senso, la realtà su chi sta effettivamente agendo sulla base di ideologie empie potrebbe in ultima analisi portarlo a concludere che i cattolici tradizionali sono stati ingiustamente diffamati da coloro che hanno ben meno diritto di essere figli e figlie leali della Chiesa.

La capacità dei nemici del cattolicesimo tradizionale di appropriarsi dell’apparente autorità morale della Chiesa per promuovere ideologie anticattoliche fu facilitata dalla rivoluzione del Concilio Vaticano II, a cui l’arcivescovo Lefebvre si oppose fermamente. Possiamo comprenderlo meglio se consideriamo la trionfante spiegazione di Yves Congar su come il concilio abbia minato le garanzie pre-Vaticano II per la fedele trasmissione della fede cattolica: «Con la franchezza e l’apertura dei suoi dibattiti, il concilio ha posto fine a quella che può essere descritta come l’inflessibilità del sistema. Intendiamo per ‘sistema’ un insieme coerente di insegnamenti codificati, regole procedurali specificate casisticamente, un’organizzazione dettagliata e fortemente gerarchica, mezzi di controllo e sorveglianza, rubriche che regolano il culto: tutto questo è l’eredità della scolastica, della Controriforma e della Restaurazione cattolica del XIX secolo, sottoposte a un’efficace disciplina romana. Si ricorderà che Pio XII avrebbe detto: “Sarò l’ultimo Papa a mantenere tutto questo in vita”» (Congar, «Challenge to the Church: The Case of Archbishop Lefebvre», pp. 51-52).

Ponendo praticamente fine alla «rigidità del sistema» a Roma, il concilio ha creato l’opportunità, per i chierici e i teologi eterodossi, di espandere la loro influenza e acquisire potere all’interno della Chiesa. Naturalmente, ciò ha portato davvero a ideologie create dall’uomo in conflitto con le immutabili convinzioni cattoliche. Ma poiché il potere a Roma è detenuto proprio da chierici e teologi eterodossi, che hanno usurpato il potere di giudicare e condannare, hanno ribaltato l’accusa e così sostengono che chiunque si oppone al loro programma lo fa attraverso «ideologie» e deve quindi essere bloccato e messo a tacere.

L’unica soluzione (oltre all’intervento di Dio) è tornare a ciò che san Pio X ha espresso tanto chiaramente nel suo «Giuramento contro il Modernismo»: «Io… abbraccio e accetto fermamente ogni singola definizione che è stata proposta e dichiarata dall’infallibile autorità magisteriale della Chiesa, in particolare quelle verità principali che si oppongono direttamente agli errori odierni… Sostengo sinceramente che la dottrina della fede ci è stata tramandata dagli apostoli attraverso i Padri ortodossi esattamente nello stesso significato e sempre nello stesso tenore. Pertanto, respingo totalmente l’errata interpretazione eretica secondo cui i dogmi si evolvono e cambiano da un significato all’altro diverso da quello che la Chiesa sosteneva in precedenza. Condanno anche ogni errore secondo il quale, al posto del deposito divino stato affidato alla sposa di Cristo perché fosse da lei custodito con cura viene messa un’invenzione filosofica o un prodotto di una coscienza umana che si è gradualmente sviluppato con sforzi umani e continuerà a svilupparsi indefinitamente».

Nel caso in cui Leone XIV volesse davvero valutare la questione della messa tridentina in termini di «ideologia» cattolica tradizionale, ecco che queste parole del «Giuramento contro il Modernismo» di san Pio X racchiudono perfettamente l’«ideologia» che dovrebbe accomunare coloro che cercano di seguire fedelmente ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. È vero: siamo determinati ad aderire alla fede cattolica incontaminata che per quasi duemila anni ha ostacolato le ideologie empie che ora regnano a Roma. Che Dio conceda a Leone XIV la grazia di vedere questo con chiarezza e il coraggio di agire eroicamente per ripristinare ciò che è andato perduto per sessant’anni. Nel frattempo, faremo tutto il possibile per rimanere nel «partito di Dio», non importa quanti uomini potenti a Roma ci dicano che siamo rigidi, arretrati e «ideologici».

Cuore Immacolato di Maria, prega per noi!

remnantnewspaper



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