martedì 14 ottobre 2025

La scomoda verità sulla Grande Barriera Corallina



La meraviglia marina australiana non è mai stata così bene, e i media distorcono la realtà per giustificare il loro allarmismo sul clima. Ma l’unica catastrofe reale sono le conseguenze politiche di questa narrazione.


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Di Bjørn Lomborg, 14 Ottobre 2025

A seguire le notizie, si direbbe che la Grande Barriera Corallina, quella meraviglia marina al largo delle coste australiane, sia ridotta in fin di vita, sbiancata dai cambiamenti climatici al punto da risultare irriconoscibile. Proprio recentemente i titoli dei giornali hanno strillato all’unisono: “La Grande Barriera Corallina sta subendo il declino più grave mai registrato”. I giornalisti che si occupano di ambiente sono in modalità panico per via di questi danni irreversibili. Ma somiglia più a una campagna di sensibilizzazione che a informazione imparziale: i media portano avanti la loro narrazione pessimistica indipendentemente da ciò che dicono i dati.

Sin dal 1986, ogni anno gli scienziati australiani misurano la copertura corallina sulla barriera, monitorando meticolosamente le variazioni. Fino alle soglie di questo millennio, la barriera è rimasta sostanzialmente stabile, ma all’inizio degli anni Duemila ha iniziato a ridursi e nel 2012 la copertura si era ristretta a meno della metà. Non sorprende che le notizie siano diventate più pessimistiche. È noto come alcuni ricercatori avessero previsto che i cambiamenti climatici e il riscaldamento delle acque avrebbero ulteriormente dimezzato la copertura corallina entro il 2022, quasi azzerandola.

Poi, però, è accaduto qualcosa di sorprendente. La barriera ha iniziato a riprendersi. Ma le notizie no. Nel 2014 un quotidiano in perenne allarme climatico come il Guardian ha vergato il necrologio della barriera corallina.

Nel decennio successivo, la barriera ha avuto un recupero spettacolare. Nel 2021, la copertura corallina era più alta di quanto fosse mai stata dall’inizio delle misurazioni. Poi nel 2022 e nel 2023 è aumentata ancora, mantenendosi a livelli quasi incredibili. I media si sono messi a esultare? Niente affatto. O hanno ignorato la notizia o l’hanno fatta passare come un’anomalia momentanea prima dell’inesorabile fine. Invece di riportare la buona notizia, il Guardian sosteneva il falso spiegando come la ripresa si fosse «arrestata».


Veduta aerea sulla Grande Barriera Corallina presso le isole Whitsunday,
 al largo del Queensland, Australia (foto Depositphotos)

L’anno scorso il livello della copertura corallina era ancora più alto, ma anche questa buona notizia è stata del tutto ignorata dai media. Ed eccoci al 2025. I nuovi dati mostrano che la copertura corallina si è ridotta in 10 dei suoi 11 settori, due dei quali hanno registrato il record di diminuzione annuale. I media avevano finalmente l’opportunità di pubblicare nuovi titoli apocalittici e non se la sono fatta scappare: la Cnn ha scritto che la Grande Barriera Corallina è «devastata».

Ricordate però: queste contrazioni arrivano dopo il record storico del 2024. Forti variazioni anno su anno sono normali. Un settore ha visto la sua copertura corallina toccare nel 2025 il livello più alto di sempre. I dati attestano che la copertura corallina sull’intera barriera nel 2025 è “solo” la quarta più alta mai registrata da quando è cominciato il monitoraggio sistematico. È ancora superiore a quella del 2021, che a sua volta era superiore a qualsiasi altro momento dall’inizio delle registrazioni. Gli anni con i valori più alti sono tutti nei Venti di questo secolo, eppure i media continuano a dipingere un quadro desolante.

Questo incessante pessimismo dell’informazione non solo distorce la percezione del pubblico, ma ne erode la fiducia e alimenta un senso collettivo di impotenza. Non si tratta appena delle fluttuazioni di una barriera corallina: è il sintomo di un degrado più profondo.

La fiducia nel giornalismo è ai minimi storici e l’allarmismo climatico a senso unico è una delle cause di questa deriva. Siamo bombardati da racconti apocalittici che dipingono ogni ondata di caldo, ogni tempesta o incidente ecologico come la fine del mondo.

Questo rende le persone ansiose e pessimiste, i giovani soprattutto. Un sondaggio globale condotto da Lancet ha rivelato che l’ansia per il clima tormenta i giovani di tutto il mondo, generando in loro un disagio che gli rovina il sonno, il lavoro e la vita quotidiana. I bambini e gli adolescenti, come è comprensibile, non riescono a liberarsi dall’ossessione delle continue previsioni di un’apocalisse infernale in arrivo.

Sulla barriera corallina l’informazione si inserisce in uno schema che vediamo ripetersi. Le brutte notizie che possono essere adattate a una certa narrazione sul clima vengono riproposte all’infinito. Le buone notizie vengono ignorate o distorte. Anche la rivista Nature ammette che per decenni una maggiore quantità di CO₂ ha fatto da fertilizzante per la crescita della vegetazione, rendendo il pianeta più verde. I satelliti mostrano come dal 2001 al 2020 le nostre emissioni hanno aggiunto in tutto il mondo una quantità di nuove foglie tale da coprire una superficie pari a 1,4 volte quella degli Stati Uniti. Eppure, i media raramente riportano questa notizia, e quando lo fanno cercano di presentarla come un problema.

Una celebre copertina della rivista Time raccontava che Tuvalu era sul punto di affondare insieme ad altri atolli nel Pacifico. Invece la superficie terrestre di Tuvalu si è espansa e gli studi dimostrano che la maggior parte di quegli atolli è stabile o in crescita, grazie al fatto che la sabbia corallina si accumula più velocemente dell’erosione. Anche in questo caso, silenzio da parte dei media che preferiscono ripiegare sulla prossima storia horror, per esempio le ondate di caldo killer, ignorando il fatto che il freddo uccide ogni anno 16 volte più persone solo negli Stati Uniti. Nei primi anni Duemila abbondavano gli articoli sull’estinzione degli orsi polari per colpa del clima, ma quando si è scoperto che in realtà la loro popolazione era raddoppiata rispetto agli anni Sessanta, semplicemente i media sono passati ad altro.

Stiamo trasmettendo ai nostri figli l’isteria, non la speranza. Questo allarmismo porta a scelte politiche sbagliate, perché se il mondo è in fiamme, solo una reazione a un disastro ci sembrerà adeguata. I governi investono ogni anno oltre 2 mila miliardi di dollari nell’energia pulita, per lo più in sussidi inefficienti che fanno lievitare le bollette e lasciano i poveri a tremare dal freddo in inverno, cosa che tuttavia non produrrà quasi alcun effetto sulle temperature globali entro la fine di questo secolo. Intanto i politici trascurano problemi più importanti con soluzioni più efficaci come la fame, le malattie, la mancanza di istruzione e la povertà.

Una narrazione selettiva ci restituisce una visione falsata dello stato del mondo. Sì, il cambiamento climatico antropogenico è reale e comporta dei costi. Ma il coro della sventura sovrasta ogni progresso: in un secolo l’aspettativa di vita è raddoppiata, la povertà estrema è crollata dal 75 per cento a meno del 10 e le morti legate al clima sono diminuite del 98 per cento.

La Grande Barriera Corallina non sta esalando l’ultimo respiro. Subisce fluttuazioni, ma oggi è ancora straordinariamente in forze. Se lasciamo che sia la pornografia della disgrazia a dettare la nostra comprensione del mondo, allora perderemo di vista il quadro generale e le soluzioni più intelligenti.




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