Marcello Veneziani,
Ma cos’hanno nella testa i commissari europei, mer*a e segatura? Non riesco a esprimermi in modi più civili e cortesi davanti a un esempio di demenza istituzionale contro le più comuni espressioni augurali, inoffensive e bonarie, che si usano da svariati secoli e non hanno mai ferito nessuno. Provo a ripensare al provvedimento ritirato, al Natale cancellato dall’Europa, più varie censure; un tema su cui, lo confesso, mi ero promesso di non intervenire. La nausea di ripetersi, l’inutilità di opporre seri ragionamenti all’idiozia antinatalizia e antisessi, l’inevitabile sarcasmo che ti scappa…
Capisco che un cantante, un influencer, un cretino qualunque possa dire quelle fregnacce; ma che lo faccia in un documento ufficiale il massimo organismo dell’Unione Europea, la suprema autorità verso cui tutti noi sudditi e cittadini dobbiamo scappellarci, è inaccettabile, insopportabile. Non è questione di idee diverse o dissenso, è solo buon senso e senno comune. Come si può solo pensare di cancellare il Buon Natale perché esclude o può urtare la suscettibilità di chi non è cristiano? Quando mai qualcuno si è sentito escluso da un augurio così innocuo e benigno? Come si può censurare poi il riferimento a “signore e signori”, a Maria e ai nomi cristiani, per sostituirli con formule più neutre (nel primo caso colleghi, che peraltro è maschile), più fluide (cioè transgender) o con nomi non derivanti dalla tradizione cristiana? Basta con Maria e Giuseppe, chiamiamoli Bim e Bum, con la stessa iniziale e le stessa finale, così evitiamo disparità di genere. Ma non hanno nulla di più serio, più importante di cui occuparsi che quella di preparare polpettine di sterco, per essere appena più gentili, da lanciare contro la tradizione popolare e religiosa?
Il documento, come sapete, è stato ritirato e verrà ripresentato magari in forme più furbe e ipocrite. Ma che sia quella la linea ispiratrice dell’Unione Europea, la sua Ideologia e il suo Canone, è una conferma, se consideriamo i precedenti, il contesto, i commissari nominati e gli interventi delle corti europee. Ma in che mani siamo? Apprendo dai giornali la biografia della promotrice, la commissaria europea dell’uguaglianza Helena Dalli, laburista maltese, nota per le battaglie Lgbti+ e per i legami con l’ex premier Joseph Muscat, cacciato dopo l’uccisione della giornalista Daphne Caruana Galizia. Helena faceva l’attricetta con lo pseudonimo Helena Abella. Un passato da modella e concorrente a Miss Mondo, poi donna di potere, un figlio nei guai per droga, a lei dedicò un articolo proprio Caruana Galizia, pochi mesi prima di essere uccisa, in cui ricordava “i due figli messi a libro paga del governo” e denunciava “Una ministra per l’Uguaglianza che pratica clientelismo e nepotismo”.
La cosa più grave non è il caso personale, ma il ruolo politico che le hanno assegnato; è grave che gli orientamenti sull’Europa su tematiche così delicate, sensibili, debbano essere nelle mani di una così. Chi l’ha voluta se non i socialisti con l’accordo degli altri gruppi di comando in Europa? E non ha mica fatto tutto da sola.
Con enorme sforzo e santa pazienza, anche se non si può dire, ho letto le motivazioni contenute nel documento della Commissione europea intitolato Union of Equality, indirizzato alla comunicazione interna ed esterna.
Nel testo veniva cancellata la parola Natale, natalizio, buon Natale, e sostituita con vacanze, festività; si raccomandavano nomi generici e non cristiani, si sconsigliavano espressioni come “colonizzazione di Marte” perché alludono a un capitolo nefasto di storia da cancellare, meglio “insediamenti umani su Marte” (io suggerirei di sostituire direttamente colonizzare con coglionizzare, è più adatto al tenore del discorso). Nella premessa Dalli spiega che dobbiamo sempre offrire “una comunicazione inclusiva, garantendo così che tutti siano apprezzati e riconosciuti in tutto il nostro materiale indipendentemente dal sesso, razza o origine etnica, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale”. Mi rifiuto di controbattere, di argomentare il dissenso: siamo alla demenza più cieca e al disprezzo più grossolano delle più comuni tradizioni, usi linguistici, modi di dire che mai hanno suscitato esclusione, odio, negazione. Una sola cosa vorrei dire: se si crede che l’uguaglianza si ottenga azzerando tutto, rendendo neutra o asettica ogni identità, varietà, cultura, il risultato sarà l’uguaglianza seriale dei bottoni, non delle persone. Ogni attacco, esclusione, mortificazione ed eliminazione del prossimo sono nati da modelli, ideologie, religioni che nulla hanno a che vedere con le espressioni che l’Europa vuol cancellare; non è teoria, basta la cronaca. Di fronte a simili argomentazioni lascio la difesa di Natale al bue e all’asinello che saranno sicuramente più convincenti dei commissari europei.
MV, La Verità (2 dicembre 2021)
Capisco che un cantante, un influencer, un cretino qualunque possa dire quelle fregnacce; ma che lo faccia in un documento ufficiale il massimo organismo dell’Unione Europea, la suprema autorità verso cui tutti noi sudditi e cittadini dobbiamo scappellarci, è inaccettabile, insopportabile. Non è questione di idee diverse o dissenso, è solo buon senso e senno comune. Come si può solo pensare di cancellare il Buon Natale perché esclude o può urtare la suscettibilità di chi non è cristiano? Quando mai qualcuno si è sentito escluso da un augurio così innocuo e benigno? Come si può censurare poi il riferimento a “signore e signori”, a Maria e ai nomi cristiani, per sostituirli con formule più neutre (nel primo caso colleghi, che peraltro è maschile), più fluide (cioè transgender) o con nomi non derivanti dalla tradizione cristiana? Basta con Maria e Giuseppe, chiamiamoli Bim e Bum, con la stessa iniziale e le stessa finale, così evitiamo disparità di genere. Ma non hanno nulla di più serio, più importante di cui occuparsi che quella di preparare polpettine di sterco, per essere appena più gentili, da lanciare contro la tradizione popolare e religiosa?
Il documento, come sapete, è stato ritirato e verrà ripresentato magari in forme più furbe e ipocrite. Ma che sia quella la linea ispiratrice dell’Unione Europea, la sua Ideologia e il suo Canone, è una conferma, se consideriamo i precedenti, il contesto, i commissari nominati e gli interventi delle corti europee. Ma in che mani siamo? Apprendo dai giornali la biografia della promotrice, la commissaria europea dell’uguaglianza Helena Dalli, laburista maltese, nota per le battaglie Lgbti+ e per i legami con l’ex premier Joseph Muscat, cacciato dopo l’uccisione della giornalista Daphne Caruana Galizia. Helena faceva l’attricetta con lo pseudonimo Helena Abella. Un passato da modella e concorrente a Miss Mondo, poi donna di potere, un figlio nei guai per droga, a lei dedicò un articolo proprio Caruana Galizia, pochi mesi prima di essere uccisa, in cui ricordava “i due figli messi a libro paga del governo” e denunciava “Una ministra per l’Uguaglianza che pratica clientelismo e nepotismo”.
La cosa più grave non è il caso personale, ma il ruolo politico che le hanno assegnato; è grave che gli orientamenti sull’Europa su tematiche così delicate, sensibili, debbano essere nelle mani di una così. Chi l’ha voluta se non i socialisti con l’accordo degli altri gruppi di comando in Europa? E non ha mica fatto tutto da sola.
Con enorme sforzo e santa pazienza, anche se non si può dire, ho letto le motivazioni contenute nel documento della Commissione europea intitolato Union of Equality, indirizzato alla comunicazione interna ed esterna.
Nel testo veniva cancellata la parola Natale, natalizio, buon Natale, e sostituita con vacanze, festività; si raccomandavano nomi generici e non cristiani, si sconsigliavano espressioni come “colonizzazione di Marte” perché alludono a un capitolo nefasto di storia da cancellare, meglio “insediamenti umani su Marte” (io suggerirei di sostituire direttamente colonizzare con coglionizzare, è più adatto al tenore del discorso). Nella premessa Dalli spiega che dobbiamo sempre offrire “una comunicazione inclusiva, garantendo così che tutti siano apprezzati e riconosciuti in tutto il nostro materiale indipendentemente dal sesso, razza o origine etnica, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale”. Mi rifiuto di controbattere, di argomentare il dissenso: siamo alla demenza più cieca e al disprezzo più grossolano delle più comuni tradizioni, usi linguistici, modi di dire che mai hanno suscitato esclusione, odio, negazione. Una sola cosa vorrei dire: se si crede che l’uguaglianza si ottenga azzerando tutto, rendendo neutra o asettica ogni identità, varietà, cultura, il risultato sarà l’uguaglianza seriale dei bottoni, non delle persone. Ogni attacco, esclusione, mortificazione ed eliminazione del prossimo sono nati da modelli, ideologie, religioni che nulla hanno a che vedere con le espressioni che l’Europa vuol cancellare; non è teoria, basta la cronaca. Di fronte a simili argomentazioni lascio la difesa di Natale al bue e all’asinello che saranno sicuramente più convincenti dei commissari europei.
MV, La Verità (2 dicembre 2021)
Nessun commento:
Posta un commento