Giulio Meotti mette in luce tutti i pericoli di un ecologismo che si trasforma in fanatismo
Camillo Langone, 1 Dicembre 2021
Il titolo indica perfettamente il bersaglio: Il dio verde ossia l'ambientalismo come nuova religione. Non il fenomeno, la moda, la tendenza, no, e nemmeno la filosofia, proprio la nuova religione dell'Occidente fatiscente che va a sostituire il cristianesimo il cui spegnimento è stato accelerato dalla pandemia: chiese chiuse o socchiuse, fede invisibile, clero silenzioso, vescovi proni ai virologi in un contesto di resa senza condizioni al secolo e alla cosiddetta scienza (la scienza ondivaga e strumentale dei comitati governativi).
Giulio Meotti è il massimo specialista italiano di deculturazione, una brutta parola per dire qualcosa di ancora più brutto, il collasso di una cultura sotto la spinta di modelli culturali alieni. In questo filone inevitabilmente apocalittico il giornalista del Foglio, toscano di Arezzo, non teme rivali e ogni suo pamphlet è una miniera di informazioni, tanto preziose quanto tormentose. Io per esempio non sapevo, o forse avevo accuratamente rimosso, che nel 2017 la Pontificia Accademia delle Scienze invitò a parlare in Vaticano addirittura Paul Ehrlich, professore a Stanford e teorizzatore, in nome della salvaguardia dell'ambiente, di pratiche quali aborto forzato e sterilizzazione di massa. Uno scienziato pazzo? Direi piuttosto un sacerdote del dio verde, accolto con tutti gli onori da coloro che sono, o che furono, sacerdoti del Dio-Uomo. Dal punto di vista della Chiesa cattolica lo spazio concesso a Ehrlich è un notevole esempio di masochistica deculturazione. È così che un magistero si inabissa. È così che i pulpiti si rovesciano. È così che oggi i rapporti dell'Onu sull'ambiente vengono considerati dai media «totalmente infallibili come un tempo la parola dei papi».
Meotti, meritoriamente pubblicato da una piccola casa editrice che ha la libertà fin dentro il nome (Liberilibri), mostra il lato politico, teocratico-illiberale, della religione ambientale: «Nessun Paese industrializzato raggiungerà mai gli obiettivi posti dai missionari verdi senza sottoporsi a una forma di socialismo». Ne svela lo spietato meccanismo: «Seminare il panico. Generare la paura. Atterrire. Sconvolgere. Angosciare. Numeri a sei cifre. Fine del mondo entro vent'anni. È questo che serve per mettere una tassa su tutto: una tassa per entrare nelle grandi città, una tassa sull'acqua, una tassa sui rifiuti, una tassa sugli hamburger, sulle sigarette...». Non si poteva dire meglio: l'ambientalismo significa tasse, povertà, multe, proibizioni. Ogni volta che su un cibo, un'auto, un servizio spunta la fasulla parola green ecco che quel cibo, quell'auto, quel servizio viene a costare di più. Ogni volta che Greta Thunberg parla la benzina aumenta e il nostro potere d'acquisto diminuisce. E insieme al nostro portafoglio evapora il potere della nostra nazione importatrice di energia, obbligata a inchinarsi ai Paesi produttori, a svenarsi per riscaldarsi e muoversi perché il dio verde non vuole le centrali nucleari, non vuole gli inceneritori, non vuole le piattaforme metanifere in Adriatico: vuole farci battere i denti mentre ci battiamo il petto per accusarci dei nostri peccati ambientali.
Non c'è nemmeno da sperare nell'assoluzione: mentre il Dio celeste perdonava sempre, al termine della confessione, chi si dichiarava pentito, questo dio molto terrestre (l'ambientalismo è una forma di panteismo) non intende darci requie. Come scrive Meotti «se la CO2 è il problema, sapendo che non c'è gesto umano che non la produca allora è l'intera azione umana che deve essere contenuta tramite razionamento, divieti e sanzioni». Per me Dante non è un anniversario, è una sapienza, dunque credo che se un dio non è Dio appartiene al novero degli «dèi falsi e bugiardi» (Inferno, canto primo). Ma se a credere nel dio verde sono decine di milioni di italiani, centinaia di milioni di europei, dov'è che posso nascondermi? La salatissima bolletta ambientalista sono costretto a pagarla anch'io, maledizione.
Da anni Meotti è un infaticabile traduttore e intervistatore di liberi pensatori, specie francesi e statunitensi. Leggendo i suoi articoli e i suoi libri ho appreso l'esistenza di una internazionale anticonformista che se aspettavo la grande editoria italiana avrei continuato a ignorare per il resto dei miei giorni. Stavolta gli sono grato per avermi fatto conoscere il meteorologo Richard Lindzen, uno scienziato con carriera nel Mit di Boston, non un opinionista televisivo. Ebbene, Lindzen si è sempre scagliato contro l'allarmismo climatico segnalandone l'esito statalista e oppressivo: «Il controllo del carbonio è il sogno dei burocrati. Se controlli il carbonio, controlli la vita». A questo punto mi ritorna in mente Ezra Pound, secondo il quale è difficile scrivere di un paradiso quando tutte le informazioni che ci giungono fanno pensare a un'apocalisse. Pertanto Meotti, che di mestiere raccoglie informazioni e le gira ai suoi lettori, non può che concludere il libro con queste righe terribili: «Dio non è morto, Dio è diventato verde e in sacrificio chiede la morte dell'Occidente». Se volete un finale diverso, uccidete il dio verde.
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