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by Aldo Maria Valli
Cari amici di Duc in altum, con l’avvicinarsi del Natale tornano le domande sull’effettiva data di nascita di Gesù, argomento sul quale intervengono con nuovi studi due docenti italiani: Fernando La Greca e Liberato De Caro, rispettivamente dell’Università di Salerno e dell’Istituto di Cristallografia del Cnr di Bari.
Lo studio dei due docenti porta alla conclusione che due anni precisi siano da ritenere plausibili per la nascita e la morte di Gesù: l’anno 1 a.C. per la nascita e l’anno 34 d.C. per la morte.
I risultati dell’affascinante ricerca, la terza condotta dai due professori, sono consultabili qui, mentre in questa intervista di Edward Pentin a Liberato De Caro ne vengono forniti gli elementi essenziali.
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di Edward Pentin
Con l’avvicinarsi del Natale, spesso si discute su quando esattamente sia nato Gesù. La Natività è davvero avvenuta a Betlemme durante l’inverno di poco più di 2.020 anni fa? Una recente ricerca di un gruppo di ricercatori italiani suggerisce di sì.
Liberato De Caro, dell’Istituto di Cristallografia del Consiglio nazionale delle ricerche di Bari, che ha guidato la ricerca, propone che la data di nascita di Gesù, accertata attraverso i pellegrinaggi ebraici avvenuti a quel tempo, in collegamento con la visita di Maria a Elisabetta e la morte di Erode il Grande, possa essere avvenuta nel dicembre dell’1 a.C.
Dottor De Caro, la sua ricerca ha dimostrato che esistono valide ragioni storiche, calendariali e astronomiche per collocare la Natività durante l’inverno del 1 a.C. Può spiegare come è arrivato a questa conclusione empirica?
I miei studi sulla cronologia della vita di Gesù sono frutto di una proficua collaborazione con il professor Fernando La Greca, del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università degli Studi di Salerno.
Innanzitutto è utile ricordare che il calendario ebraico è lunisolare. Dodici mesi lunari durano undici giorni in meno di un anno solare, quindi undici giorni per tre equivalgono a circa un mese. Pertanto, per riallineare il calendario ebraico con le stagioni, è necessario aggiungere un tredicesimo mese circa ogni tre anni, alla fine dell’anno, che cade all’inizio della primavera. L’anno con tredici mesi è chiamato “embolismico”.
Oltre a questa premessa, è anche importante ricordare che una ricostruzione storica degli eventi accaduti nella vita di Gesù non è il motivo principale per cui sono stati scritti i Vangeli. Tuttavia, essi contengono informazioni cronologiche molto convincenti. Pensiamo, per esempio, alla nascita di Gesù all’inizio dell’inverno. Come si possono dedurre queste informazioni direttamente dai Vangeli canonici? Se ci si pensa, se la registrazione cronologica nel Vangelo lucano che Elisabetta era incinta al sesto mese, al momento dell’Annunciazione, è collegata alla frequenza temporale delle feste di pellegrinaggio a Gerusalemme, ciò diventa molto importante per quanto riguarda il possibile periodo dell’anno in cui Gesù sarebbe nato.
Infatti, si sono svolti tre pellegrinaggi: uno per la Pasqua, un altro per la Pentecoste [ebraica] (cinquanta giorni dopo la Pasqua) e un terzo per la Festa dei Tabernacoli (sei mesi dopo la Pasqua). Pertanto, il periodo massimo che poteva intercorrere tra due pellegrinaggi successivi era di sei mesi — dalla Festa dei Tabernacoli alla Pasqua successiva — o sette mesi secondo gli anni embolismici. Luca nota come Giuseppe e Maria fossero pellegrini secondo la Legge mosaica (Lc 2,41), che richiedeva un pellegrinaggio a Gerusalemme nelle tre feste prima menzionate.
Qual è il significato dei pellegrinaggi?
È quindi del tutto plausibile ipotizzare che se ci fosse stata una festa di pellegrinaggio tra l’annuncio dell’angelo a Zaccaria [che Elisabetta avrebbe partorito Giovanni Battista] e l’Annunciazione, Giuseppe sarebbe andato a Gerusalemme e avrebbe saputo già dal sacerdote Zaccaria della gravidanza inaspettata di sua moglie Elisabetta, parente di Maria, poiché era anziana per avere figli. Una notizia così importante non poteva essere taciuta.
Poiché Maria, al momento dell’Annunciazione, non era a conoscenza della gravidanza di Elisabetta, si deve necessariamente dedurre che nessun pellegrinaggio fosse avvenuto almeno cinque mesi prima di quel momento, poiché Elisabetta era già al sesto mese di gravidanza. Se, ad esempio, tre mesi prima dell’Annunciazione ci fosse stato un pellegrinaggio, Zaccaria e Giuseppe si sarebbero già incontrati a Gerusalemme e, al loro ritorno a Nazaret, Maria sarebbe già stata informata della gravidanza dell’anziano parente. Al momento dell’Annunciazione, però, Maria non sapeva nulla. Almeno questo è ciò che sembra emergere dalla vicenda lucana, in seguito alla notizia dell’angelo, e perché la gravidanza di Elisabetta sembra del tutto inaspettata per Maria.
Cosa ci dice tutto questo?
Tutto ciò implica che l’Annunciazione sarebbe dovuta avvenire almeno cinque mesi dopo una festa di pellegrinaggio. Poiché gli intervalli tra Pasqua e Pentecoste, e tra quest’ultima e la Festa dei Tabernacoli, sono inferiori a cinque mesi, ne consegue che il periodo in cui collocare l’Annunciazione è il periodo tra la Festa dei Tabernacoli e la Pasqua, e che la visita dell’angelo a Maria deve necessariamente cadere molto vicino e poco prima della Pasqua. La Pasqua ebraica dava inizio all’anno liturgico e cadeva nella prima luna piena di primavera, normalmente alla fine di marzo o all’inizio di aprile. Se aggiungiamo i nove mesi della durata di una gravidanza si arriva a fine dicembre, inizio gennaio. Di conseguenza, la Natività potrebbe effettivamente aver avuto luogo durante il periodo dell’anno tramandato attraverso i secoli dalla Tradizione delle Chiese d’Occidente e d’Oriente.
Dato questo sfondo storico della Natività, come ha accertato l’anno esatto della nascita di Gesù?
Per quanto riguarda l’anno di nascita di Gesù, esiste una lunga tradizione patristica che converge verso la datazione convenzionale dell’inizio dell’era cristiana. Tuttavia, dagli studi di E. Schürer alla fine del 1800 l’opinione di molti storici è cambiata. Infatti i Vangeli (Matteo 2,1) ci raccontano della cosiddetta strage degli Innocenti ad opera di Erode il Grande, compiuta nel tentativo di sopprimere il neonato Gesù. Erode, quindi, doveva essere ancora vivo nell’anno in cui nacque Gesù. Secondo lo storico Giuseppe Flavio, Erode il Grande morì dopo un’eclissi di luna visibile da Gerusalemme. L’astronomia diventa quindi utile per datare la sua morte e, di conseguenza, l’anno della nascita di Gesù.
Schürer, che non era un astronomo, cercando negli almanacchi astronomici del suo tempo, trovò un’eclissi di luna, visibile da Gerusalemme il 4 marzo a.C. Da questi dati astronomici e da altre considerazioni storiche Schürer dedusse la data della morte di Erode nel 4 a.C. Da allora, il calcolo dell’inizio dell’era cristiana fatto, circa quattordici secoli fa, da Dionigi il Piccolo è stato messo in discussione e oggi si ritiene che la nascita di Gesù dovrebbe essere avvenuta almeno nel 5 a.C.
Tuttavia, un’accurata analisi astronomica delle possibili eclissi lunari associate alla morte di Erode il Grande — ora possibile grazie agli studi dell’astronomo BE Schaefer e una descrizione più dettagliata dei meccanismi fisici che limitano la visibilità a occhio nudo di tali fenomeni – mostra che l’eclissi del 4 a.C. avrebbe avuto una probabilità molto bassa di essere notata da qualsiasi osservatore. Alla fine del 1800, quando Schürer condusse le sue ricerche, non si sapeva che un’eclissi parziale come quella del 4 a.C. non sarebbe stata visibile a occhio nudo…
L’invisibilità a occhio nudo dell’eclissi lunare del 4 a.C. è stata dimostrata solo negli anni Novanta. Purtroppo gli storici contemporanei, pur avendo maggiore accesso rispetto ai colleghi del passato alle scoperte di altre discipline, soprattutto scientifiche, non sempre si avvalgono di questi studi, in questo caso astronomici, e restano ancorati a risultati di ricerche che risalgono a più di un secolo fa e che, oggi, potrebbero essere considerate addirittura superate.
In definitiva, sulla base dell’analisi più accurata oggi possibile della visibilità a occhio nudo delle eclissi lunari, la ricerca di una di essa realmente visibile in Giudea duemila anni fa, messa in relazione ad altri elementi cronologici e storici desunti dagli scritti di Giuseppe Flavio e dalla storia romana, porta a un’unica possibile soluzione: vale a dire, una datazione della morte di Erode il Grande avvenuta nel 2 o 3 d.C., compatibile con l’inizio convenzionale dell’era cristiana, e la Natività avvenuta alla fine dell’anno 1 a.C.
Fonte: nationalcatholiceregister.com
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