Dall'Henan allo Shandong, dal Guangdong al Guangxi, le autorità locali vietano a molte comunità cristiane di riunirsi per Natale. E dall'1 marzo saranno vietati anche gli eventi online
Leone Grotti, 28/12/2021
Decine di milioni di cristiani non hanno potuto ritrovarsi in Cina a Natale dopo essere stati minacciati dalle autorità statali. È quanto riporta Radio Free Asia dopo aver parlato con molti responsabili religiosi in tutto il paese.
«Qui non ammettiamo riunioni per Natale»
Chen, pastore di una chiesa protestante non ufficiale nella provincia del Guangdong, ha dichiarato che il 22 dicembre la polizia locale lo ha contattato per assicurarsi che la sua chiesa non organizzasse nulla prima, durante e dopo il 25 dicembre. «Nella nostra città non ammettiamo riunioni per Natale, per non parlare di feste», gli hanno detto. «Divieti simili non vengono emanati solo qui, ma anche nell’Henan e in altri posti. E la pandemia viene usata come pretesto. L’unica cosa che ci resta è vederci online», spiega il pastore.
Un pastore dello Shandong conferma che anche nella sua provincia sta avvenendo lo stesso: «Ci hanno avvisato prima di Natale che non avremmo dovuto organizzare alcuna attività. Noi viviamo in città ma lo stesso vale per le chiese in periferia. Dovremo riunirci di nascosto».
Divieti anche nelle scuole
Il divieto è stato esteso anche alle scuole, agli alunni e ai genitori nella provincia del Guangxi. Il dipartimento dell’educazione della contea di Rong’an, ad esempio, ha ordinato agli istituti di «evitare di celebrare feste straniere» e di concentrarsi sulla «cultura cinese tradizionale».
Se molte comunità cristiane, alle quali è stato impedito di ritrovarsi, si sono rifugiate online, anche questa possibilità svanirà presto.
La Cina bandisce i contenuti religiosi online
A partire dall’1 marzo 2022, infatti, entreranno in vigore nuove misure amministrative per regolare i contenuti religiosi online «e sopprimere ogni attività religiosa online», spiega Bob Fu, presidente del gruppo in difesa dei diritti dei cristiani cinesi ChinaAid.
I nuovi regolamenti, infatti, obbligano chiunque voglia divulgare contenuti online a ottenere una licenza e include tra le pratiche vietate «l’utilizzo della religione per incitare la sovversione del potere statale o opporsi alla leadership del Partito comunista cinese». Banditi anche i contenuti online che «inducono i minori a credere nella religione oppure organizzare e obbligare i minori a partecipare ad attività religiose».
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