Editoriale Radici cristiane
Castel Sant’Angelo e San Michele formano un binomio inscindibile
Dobbiamo credere fermamente nel ruolo degli Angeli. Dobbiamo crederlo con devozione come fondamento della resistenza cattolica all’autodemolizione della Chiesa. È una condizione necessaria per la restaurazione della Civiltà cristiana. Nel Cielo è pronta una milizia angelica, quell’Acies ordinata di cui ci parla san Luca, pronta a combattere il male e l’ingiustizia per fare la gloria di Dio e portare in terra pace agli uomini di buona volontà.
RC n.147 - ottobre 2019 di Roberto de Mattei
Un’antica e celebre tradizione ricollega la venerazione dell’arcangelo ad un episodio prodigioso accaduto mille anni prima. Tra il 589 e il 590 una violenta epidemia di peste, la terribile lues inguinaria, si era abbattuta sulla città di Roma. I cittadini romani interpretarono questa epidemia come un castigo divino per la corruzione della città. Il 7 febbraio 590 morì di peste lo stesso papa Pelagio II. Fu eletto papa Gregorio I, destinato ad entrare nella storia come san Gregorio Magno. Per placare la collera divina, il Papa ordinò una «litania settiforme», cioè una processione generale del clero e della popolazione romana, formata da sette cortei che confluirono verso la Basilica Vaticana. Mentre la grande moltitudine camminava per la città, la pestilenza arrivò al punto tale di furore che nel breve spazio di un’ora ottanta persone caddero a terra morte. Ma san Gregorio non cessò un attimo di esortare il popolo perché continuasse a pregare e volle che dinanzi al corteo fosse portato il quadro della Vergine dell’Ara Cœli, dipinta dall’evangelista san Luca.
Fatto meraviglioso: man mano che l’immagine avanzava, l’aria diventava più sana e limpida ed i miasmi della peste si dissolvevano, come se non potessero sopportarne la presenza. Si era giunti al ponte che unisce la città al Castello, quando improvvisamente, al di sopra della sacra immagine, si udì un coro di angeli che cantavano: «Regina Cœli, laetare, Alleluja - Quia quem meruisti portare, Alleluja - Resurrexit sicut dixit, Alleluja!». San Gregorio rispose ad alta voce: «Ora pro nobis Deum, Alleluja!». Nacque così il Regina Cœli, l’antifona con cui nel tempo pasquale la Chiesa saluta Maria Regina per la risurrezione del Salvatore. Dopo il canto gli Angeli si disposero in cerchio intorno al quadro e san Gregorio Magno, alzando gli occhi, vide sulla sommità del Castello un Angelo sterminatore, che dopo avere asciugato la spada grondante sangue la riponeva nel fodero, in segno del cessato castigo.
La pestilenza, grazie alle preghiere di san Gregorio, era miracolosamente terminata. Da allora i romani cominciarono a chiamare la Mole Adriana “Castel Sant’Angelo” e, a ricordo del prodigio, posero in cima al castello la statua di san Michele in atto di rinfoderare la spada. Anche oggi una terribile peste devasta la città di Roma, ma non è una peste fisica, è una peste spirituale e morale, che aggredisce le anime, non i corpi. Questa peste spirituale è allo stesso tempo una colpa e un castigo, ma chi governa la Chiesa sembra non rendersi conto né della colpa né del castigo. Forse solo un castigo dei corpi, una guerra, un’epidemia, un terremoto può risvegliare le anime e portarle al pentimento e alla conversione. Questo castigo giungerà attraverso gli Angeli e attraverso gli Angeli avverrà la restaurazione della società e della Chiesa.
San Tommaso d’Aquino insegna che Dio si serve di cause seconde per governare l’ordine del creato ed, in particolare, la vita degli uomini. Queste cause seconde sono gli Angeli, i primi esseri creati proprio perché destinati ad essere i suoi strumenti di governo su tutte le altre creature. Essi, dice san Tommaso, hanno per compito «l’esecuzione della Provvidenza divina riguardo agli uomini» (Summa Theologica, I, q. 113, a. 2). Sotto questo aspetto, la devozione agli Angeli è più importante di quella ai Santi. I santi infatti sono modelli di virtù che dobbiamo imitare e pregare perché intercedano per noi. Essi non hanno però, se non in casi straordinari, quel potere sulle creature che gli Angeli hanno in maniera ordinaria per decreto divino.
Un angelo aprì, nel 1916, il ciclo delle apparizioni di Fatima e nel terzo segreto rivelato dalla Madonna, secondo le parole di suor Lucia, «abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando, emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo, indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza!».
Quando e come questa spada di fuoco si abbatterà sulla terra? Terribile mistero di fronte al quale non possiamo che abbandonare la nostra debolezza alla Madonna e al nostro Angelo custode.
Ma, per prepararci a quel momento, dobbiamo credere fermamente nel ruolo degli Angeli. Dobbiamo crederlo con devozione, anche perché la ragione ci dimostra l’esistenza di Dio, ma non ci dimostra l’esistenza degli Angeli. Credere agli angeli è un atto di amore all’ordine soprannaturale. Oggi la devozione agli Angeli è un fondamento della resistenza cattolica all’autodemolizione della Chiesa ed è una condizione necessaria per la restaurazione della Civiltà cristiana.
Nel Cielo è pronta una milizia angelica, quella Acies ordinata di cui ci parla san Luca quando, nella notte di Natale, annuncia «tutta la milizia celeste», «multitudo militiae coelestis laudantiam Deum et dicentes: Gloria in altissimis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis» (2, 14) cioè un esercito di Dio, composto di legioni angeliche, pronte a combattere il male e 1’ingiustizia per fare la gloria di Dio e portare in terra pace agli uomini di buona volontà. Contemplando sempre il volto di Dio (Mt 18, 10), che è l’eterna Verità, gli Angeli combattono ogni forma di errore e di oltraggio alla legge divina e rivelata.
Essi, che sono spiriti “guerrieri”, ci aiutano e ci sostengono non solo nell’inevitabile battaglia difensiva, ma anche nel combattimento aggressivo contro l’errore e il male sotto ogni forma. Nell’ora presente, in cui le potenze delle tenebre sono al culmine della loro attività, è quanto mai necessario il ricorso ai santi Angeli ed a san Michele in particolare, l’Angelo guerriero per antonomasia, il vincitore di Lucifero, che schiaccia con il suo tallone e trafigge con la sua lancia.
Il combattimento, che oppose gli angeli all’inizio della creazione, si ripete ogni giorno nella storia della Chiesa e nel corso di questo mese di ottobre raggiungerà un momento apicale con il Sinodo sull’Amazzonia, che si svolge in Vaticano. Noi vogliamo pregare gli Angeli, schierandoci, a loro immagine, come una legione, formando una acies ordinata che combatte per la gloria di Dio e la pace sulla terra. E la pace sulla terra non è altro che la tranquillità dell’ordine naturale e cristiano.
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