giovedì 17 ottobre 2019

NOBILE: LA STORIA DELLE REDUCCIONES GESUITE CONFUTA LE TESI DEL SINODO




Marco Tosatti 17-10-2019

Carissimi Stilumcuriali, Agostini Nobile ci ha inviato – mentre si sta celebrando a Roma, come sappiamo, il Sinodo delle Amazzoni, un articolo molto interessante su quell’esperimento straordinario che furono le Reducciones dei gesuiti in America Latina. Buona lettura.






Le Riduzioni gesuite del Paraguay

(Pensando al Sinodo sull’Amazzonia)


Nel 2013 scrissi due lunghi articoli che poi inserii nel mio libro “Quello che i cattolici devono sapere”, pubblicato nel 2015. In questi giorni di Sinodo sull’Amazzonia ho voluto rileggerli perché confermano, se ancora ce ne fosse bisogno, come Bergoglio si trovi lontano anni luce dai suoi precedessori gesuiti. L’aspetto più inquietante riguarda i sensi di colpa che il Vaticano ha creato nel rapporto Chiesa/altre culture. Troppo spesso il papa punta il dito sul male che gli occidentali avrebbero fatto ai popoli non cristiani, mentre, come vedremo, le responsabilità sono da addebitare a quella massoneria che fin dalla sua nascita, nel 1717, cerca di annichilire la Chiesa. Attraverso alcuni stralci degli articoli su citati, vediamo quello che i gesuiti realizzarono in nome di Cristo (non in nome di Madre Terra).

All’inizio del 1700 le Reducciones della Compagnia del Gesù comprendono 30/36 cittadine con un totale di 150 mila abitanti battezzati, che pagavano regolarmente le tasse alla Corona di Spagna.

Valendoci del giornalista padre Piero Gheddo, che nel 1996 ha visitato e studiato i documenti delle Reducciones, cercheremo di sintetizzare nella forma più esauriente possibile questa straordinaria epopea.

«Visitando le rovine, ci si accorge subito che la pianta delle cittadine era sempre uguale: al centro la grande piazza principale (quadrata o rettangolare, ogni lato misurava più di 100 metri) con la chiesa, la casa dei missionari, la sala riunioni, la sede del municipio, la casa degli anziani e quella delle vedove, la scuola, i magazzini, i laboratori, il granaio comunitario, il cimitero. Con le vie rettilinee e le abitazioni delle singole famiglie costruite in pietra, una meraviglia per quel tempo. (…) Era ricca di paramenti ricamati con motivi dell’arte guaranì, i mobili scolpiti, di statue, di arredi d’argento. Il campanile ospitava 8 o 10 campane e lanciavano concerti nella foresta».

Fu costituito anche un corpo di polizia e alcuni locali furono adibiti a carceri. Ma le condanne e le punizioni erano rarissime, gli Stati gesuiti erano gli unici al mondo ad aver abolito permanentemente la pena di morte. Nelle cittadine esistevano industrie tessili e di artigianato; sotto la guida dei gesuiti, i guaraníes costruirono fonderie di metallo, falegnameria, forni per la cottura di vasellami, stabilimenti per la filatura e tessiture delle fibre vegetali e animali, cantieri per la fabbricazione di canoe e zattere, laboratori artigianali per la produzione di cappelli, scarpe, strumenti musicali. I prodotti servivano anche per l’esportazione, i soldi guadagnati, per pagare le tasse. L’industria grafica ebbe grande sviluppo, continua Gheddo: «quando Buenos Aires era ancora priva di una stamperia (la prima venne impiantata nel 1780), nelle Riduzioni già si pubblicavano ottimi libri». Tutte le Reducciones avevano una biblioteca, quella di Candelaria disponeva di ben 4725 volumi.

I guaraní erano rinomati anche come ottimi scultori, liutai, pittori, cantanti e musicisti e, in alcune Reducciones, non mancava il teatro. Il gesuita pratese Domenico Zipoli (1688-1726), allievo di Alessandro Scarlatti e missionario volontario nelle Reducciones, è ricordato come il musicista più preparato che aiutò i guaraní a sviluppare il loro naturale talento musicale. Sconosciuti e bravi musicisti guaraní, sono arrivati a un livello tale di raffinatezza da diventare ottimi compositori. Dopo il ritrovamento degli spartiti, nel 1972, le loro composizioni vengono eseguite nei teatri paraguayani e, grazie ai gruppi musicali italiani “Academia Ars Canendi” e “Gruppo d’Archi Veneto”, nelle chiese e nelle sale da concerto europee.

Il sistema politico democratico era costituito da una assemblea che eleggeva il corregedor e due giurati che lo assistevano; quattro magistrati di quartiere e sei commissari di rione. Nella Riduzione di San Cosma e Damiano, oggi ben restaurata, si costruì persino un Osservatorio astronomico. «All’inizio del 1700 – scrive Gheddo – padre Buonaventura Suarez lavorò per 30 anni con gli indios, fabbricando telescopi, un pendolo astronomico con l’indicazione dei minuti e dei secondi, un quadrante astronomico. Le osservazioni astronomiche di questo missionario delle Riduzioni in Paraguay, (le prime costruite con metodo scientifico nel Sud del globo), venivano pubblicate dagli Annali dell’Università di Uppsala in Svezia». In ogni Reducciones c’erano infermieri indios qualificati e la farmacia, mentre a Yapeyu e Candelaria furono costruiti veri e propri ospedali. Da tribù nomadi, grazie alla sapienza dei gesuiti, i guaraní divennero popolo stanziale, stabilendo l’agricoltura come attività principale per la sopravvivenza. Con l’allevamento di animali raggiunsero migliaia di capi bovini, ovini e equini. «Ogni villaggio aveva scorte di grano sufficienti per coprire anche un anno di completa carestia e allevava dai 50 mila agli 80 mila capi bovini, con tale margine di sicurezza che le trenta riduzioni potevano abbattere circa 300 mila bestie all’anno. La carne, come ancor oggi in Argentina e in Paraguay, era l’alimento di base, con la manioca, il mais, il riso e il frumento».

All’interno delle Reducciones la proprietà privata era limitata e il commercio in denaro escluso. Le proprietà private (dette aba-mbae, proprietà dell’indiano) appartenevano alle singole famiglie, le quali dovevano lavorarle e farle fruttare. Una grande estensione di terreno, proporzionata al numero delle famiglie, costituiva la proprietà pubblica (detta tupa-mbae, proprietà di Dio). I prodotti di questa comunità, conservati nei magazzini comuni, servivano per mantenere chi non poteva lavorare, come i vecchi, gli infermi, le vedove e gli impiegati pubblici. Ma anche per utilizzarli negli anni di carestia, di malattia epidemiche, o anche per gli ospiti. Dunque, l’opera dei gesuiti (come i missionari degli altri ordini, pur se in in forme diverse), non ha niente a che vedere con le colonizzazioni violente dei laicisti occidentali, o con quelle delle altre culture che si sono succedute nella storia.

I soliti intellettuali illuministi che giudicavano dai loro comodi salotti d’Europa, sostenevano che i gesuiti avevano costruito le Reducciones ispirandosi a La città del sole di Campanella o a La Repubblica di Platone, altri dicevano che si trattava de L’Utopia di Tommaso Moro. E dato che gli intellettuali sono molto sensibili alle mode, oggi si parla di comunismo (nel 1600-1700!). In realtà, come affermavano gli stessi gesuiti, hanno semplicemente messo in pratica il cristianesimo dei primi secoli della Chiesa, dove la religione era il principale fattore educativo e dominava la vita pubblica. Alcune personalità del periodo che visitarono le missioni, hanno definito le Reducciones come estesi monasteri regolati dalla preghiera, dal lavoro e dall’arte. Per queste missioni erano scelti i migliori gesuiti, e questo spiega un altro aspetto singolare che ha dell’incredibile [e smaschera la proposta dei “viri probati”] : in ogni missione erano presenti solo due o tre missionari che, con la sola forza morale, il loro esempio e il richiamo alla fede, tenevano assieme da 2 fino a 8 mila indios. Come vedremo, la straordinaria storia delle Reducciones si concluse dopo oltre 150 anni, per volere delle massonerie interessate allo sfruttamento umano e delle terre.

Espulsione dei gesuiti dalle Reducciones


La fine delle Reducciones viene determinata dall’espulsione dei gesuiti dai domini coloniali, decisa dalla Corona di Spagna nel 1767. Leggiamo ancora Piero Gheddo che sintetizza le motivazioni: «Il Re di Spagna Carlo III impiegò alcuni anni per giungere a questo atto sommamente ingiusto, originato da un fatto politico: in Europa le monarchie nazionali erano sempre più gelose della loro autonomia e temevano le interferenze papali (di cui la Compagnia di Gesù era il principale strumento); nelle colonie americane i coloni e i governatori spagnoli non volevano più le Reducciones». I gesuiti accettarono con umiltà l’ingiustizia, ma molte Reducciones furono distrutte e i guaraní massacrati, i sopravvissuti si dispersero nelle foreste insieme alle donne e ai bambini.

Tra le tante inutili e ingiuste violenze fisiche e morali, ricordiamo il caso del padre italiano Gabriele Malagrida, che dopo aver lavorato per trent’anni nelle Reducciones in Brasile, procurandosi presso gli indigeni e i coloni portoghesi fama di grandi virtù, per ordine del massone marchese Pombal fu richiamato in Portogallo, dove nel 1759 fu rinchiuso in prigione insieme ad altri nove confratelli. Condannato a morte, il religioso fu arso sul rogo. La Chiesa lo proclamò martire. La Compagnia di Gesù si avviava così verso la soppressione, avvenuta il 21 luglio 1773, per ordine di papa Clemente XIV, pressato dalle calunnie e dalle minacce. Eliminata nelle nazioni cattoliche, la Compagnia sopravvisse nella Prussia di Federico II e nella Russia Bianca di Caterina II. Dopo la Rivoluzione francese e i massacri napoleonici, in cui furono uccisi molti ex gesuiti, Pio VII il 7 agosto 1814 ridiede vita alla Compagnia.

Abbandonate e ricoperte dalla foresta, le rovine delle Reducciones rischiarono di essere totalmente distrutte. All’inizio del novecento le autorità massoniche argentine stabilirono di raderle al suolo per togliere ogni segno cristiano. I missionari tedeschi del Divin Verbo hanno salvato parte di queste rovine, grazie soprattutto al padre tedesco Johannes Kuchera, ex militare, che organizzò gli indios e difese le rovine della loro epopea. Oggi queste rovine sono monumento nazionale.

Edoardo Spagnuolo, nella sua ricerca documentata sulle Reducciones (dove ho potuto attingere alcune preziose informazioni), scrive: «L’espulsione della Compagnia del Gesù dalle colonie spagnole, nel 1767, segnò la fine di un esperimento straordinario durato oltre un secolo e mezzo, facendo ripiombare nel buio dell’emarginazione e ai confini della storia intere comunità di indios».

Come abbiamo visto, i gesuiti credenti portavano Cristo ai pagani, con risultati straordinari, mentre Bergoglio fa inginocchiare i preti davanti agli sciamani, con conseguenze prevedibili. Come ho detto sopra, il papa, invece di accusare i massoni e gli atei, veri responsabili dei crimini contro le altre culture, utilizza sempre i pronome “noi”. Ogni singolo occidentale, secondo il vescovo di Roma, dovrebbe sentirsi in colpa per le malefatte dei nemici di Cristo. Questo paradosso non è casuale. Si chiama prendere due piccioni con una fava. Da una parte Bergy umilia con i sensi di colpa gli occidentali, dall’altra promuove il programma sincretista massonico. Vedi Qui.

Agostino Nobile



Ps. Il recente Premio Nobel per l’economia a tre ricercatori che combattono la povertà, mi ha fatto pensare che un premio simbolico a tutti i missionari che per secoli hanno dato la vita, nel vero senso della parola, ai poveri, migliorando notevolmente la loro esistenza, non sembra essere mai stato preso in considerazione. Ma si sa, l’Accademia Svedese è in mano a persone particolarmente allergiche al cristianesimo. Meglio Dario Fo che Mario Luzi.















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