di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 6 ottobre 2019
Alcuni echi dell’incontro, ricco di stimoli molteplici in vari ambiti, promosso sabato 5 ottobre a Roma dall’Istituto Plinio Corrĕa de Oliveira (fondatore di Tradizione Famiglia Proprietà). Erano presenti anche i cardinali Burke e Brandmüller.
Aperto dalla preghiera alla Madonna di Guadalupe condotta dal cardinale Raymond L. Burke e chiuso dall’Angelus serale guidato dal cardinale Walter Brandmüller, si è svolto a Roma per l’intera giornata di ieri, sabato 5 ottobre, un Convegno di notevole spessore sui temi proposti dall’Instrumentum laboris del Sinodo panamazzonico, che si è aperto oggi in Vaticano.
Promosso dall’Istituto Plinio Corrĕa de Oliveira/Tradizione Famiglia Proprietà (Tfp), ha visto succedersi al tavolo dei relatori personalità di varia estrazione culturale che in mattinata hanno illustrato gli aspetti storici, missiologici, identitari, climatici di quella regione latino-americana e nel pomeriggio si sono concentrati sui contenuti del contestato Instrumentum laboris dell’assemblea speciale dei vescovi.
Presentato in pompa magna il 17 giugno in Sala Stampa Vaticana, il 3 ottobre nella stessa sede l’ Instrumentum è stato de facto declassato, con insistita e non casuale accentuazione, dal cardinale Lorenzo Baldisseri (segretario generale del Sinodo) a semplice “documento di lavoro non pontificio, indicazione di lavoro”, addirittura “base per costruire da zero il documento finale”. Una mossa tattica con l’intento di attenuare le gravi preoccupazioni di molti (anche di diversi suoi confratelli)? Purtroppo vicino a lui stava il cardinale brasiliano (e relatore generale del Sinodo) Claudio Hummes che il “documento di lavoro” l’ha definito come “voce della Chiesa, della terra, della gente, della storia dell’Amazzonia”, evidentemente attribuendogli, anche lui de facto, uno status non certo da carta straccia.
E’ un peccato che la sala Verdi (gremita) dell’Hotel Quirinale a via Nazionale non potesse contenere più di 200 persone. Perché il Convegno è stato (per dirla con papa Francesco) “poliedrico”, affrontando con la competenza dei suoi relatori le varie tematiche che sull’Amazzonia sono (per dirla ancora con papa Francesco) “interconnesse”. Non sarebbe certo male se fosse replicato nell’Aula del Sinodo, a beneficio delle conoscenze e delle riflessioni (non necessariamente della condivisione) dei venerabili partecipanti. O se, ad esempio per la parte ‘climatica’, fosse ripetuto in presenza di Greta Thurnberg e dei suoi tifosi. E’ sempre buona cosa ascoltare le ragioni dell’ altera pars… Insomma un sabato guadagnato per chi ha voluto o potuto convenire presso l’Hotel Quirinale: veramente tanta la carne (appetitosa) al fuoco, ma in ogni caso – per proseguire con calma le opportune riflessioni – gli interessati potranno richiedere la copia delle relazioni ai promotori.
Dicevamo della varietà dei temi affrontati nella giornata moderata da Julio Loredo, (presidente della Tfp italiana), che ha evidenziato come l’associazione segua da vicino da oltre mezzo secolo la loro evoluzione sul terreno (“Non è la freccia che va incontro al bersaglio, ma il bersaglio che viene incontro alla freccia…”). Di storia del cattolicesimo in Brasile, di evangelizzazione dell’Amazzonia, di svolta negativa con l’imporsi della teologia della liberazione ha parlato l’erede al trono imperiale brasiliano Bertrand d’Orléans e Braganza. E’ poi risuonata la voce delle esperienze indie ad opera dell’esponente dell’etnia macuxí di Roraima, Jonas Marcolino Macuxí. Il climatologo Luiz Carlos Molion (laureato in fisica, meteorologia, idrologia delle foreste) è conosciuto come uno dei capifila del fronte scettico verso la teoria del riscaldamento globale (dunque si può immaginare quanto sia contestato…) ed è stato nel 2010 delegato per il Brasile presso l’Organizzazione meteorologica mondiale, agenzia dell’ONU con sede a Ginevra: il suo ampio e dettagliato intervento ha riguardato sia l’andamento climatico mondiale che in particolare la situazione climatica dell’Amazzonia. James Bascon (Tfp di Washington) si è invece soffermato sui legami tra marxismo ed ecologismo. Nel pomeriggio Stefano Fontana (direttore dell’Osservatorio Card. Van Thuăn per la Dottrina sociale della Chiesa) si è chiesto perché mai la Chiesa dovrebbe darsi un ‘volto amazzonico’ e non invece l’Amazzonia un “volto cattolico”. Lo storico Roberto de Mattei (presidente della Fondazione Lepanto) ha evidenziato i pericoli che corre per la sua stessa sussistenza una Chiesa che aderisca alla ‘nuova religione’ postmoderna dell’ambientalismo. Infine José Antonio Ureta (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/898-sinodo-amazzonia-jose-antonio-ureta-la-presa-del-potere.html ), intellettuale e scrittore appartenente alla Tfp francese, ha analizzato in particolare la teologia india come emerge dall’Instrumentum laboris, preludio a un neo-paganesimo. Da notare l’attenzione e la partecipazione con cui il pubblico ha seguito le diverse relazioni, con un crescendo che è culminato in una standing-ovation finale a quelle di de Mattei e di Ureta.
Tra i molti spunti particolari offerti dal Convegno ne proponiamo alcuni per chi ci legge.
BERTRAND D’ORLEANS E BRAGANZA: BRASILE FONDATO SUL CATTOLICESIMO, MA OGGI SOLO IL 50% E' CATTOLICO
- Storia. Il primo monumento innalzato in Brasile è stato una Croce, il primo atto pubblico una santa Messa. (…) Gli indios aiutarono i portoghesi ad innalzare le Croci (…) Già i Papi del tempo difesero gli indios con la Bolla “Sublimis Deus” (Paolo III) e con il Breve “Commissum Nobis”(Urbano VIII). (…) Si può affermare che tutta la conquista dell’Amazzonia si deve ai missionari, dal secolo XVII.(…) Tutte le principali città dell’Amazzonia sorsero attorno a cappelle e insediamenti missionari. (…) Il cattolicesimo è stato il cemento dell’unità del Brasile.
- Cattolicesimo moderno. Nell’ultimo mezzo secolo il numero dei cattolici in Brasile è diminuito dal 95% al 50% (‘Un nunzio apostolico in Brasile – NdR: proprio l’odierno cardinale Lorenzo Baldisseri…- mi disse qualche anno fa che stiamo perdendo l’1% dei fedeli ogni anno. E ora organizza i Sinodi’). (…) Le messe tradizionali sono state sostituite da una ‘missiologia aggiornata’ che ha cambiato radicalmente la concezione delle stesse. (…) Secondo José Luiz Azcona, vescovo emerito della prelatura di Marajò, in alcune zone amazzoniche i pentecostali sono l’80%.
- Amazzonia e indios. Non stiamo distruggendo l’Amazzonia, l’Amazzonia è intatta. Non ha fondamento il mito dell’Amazzonia che brucia. (…) Secondo un recente studio dell’Istituto brasiliano di geografia e statistiche gli indios nel Paese sarebbero 897mila, di cui solo 180mila vivono in Amazzonia. Come si giustifica un Sinodo di fronte a un numero tanto ridotto di popolazione?
JONAS MARCOLINO MACUXI’: LA MAGGIORANZA DEGLI INDIOS VUOLE PROGREDIRE, NON REGREDIRE
- Esponente dell’etnia macuxí. Fino a dodici anni di età cacciavo e pescavo, figlio di genitori analfabeti. Ho studiato matematica e mi sono laureato in diritto. Sono oggi uno degli esponenti della Società di difesa degli indigeni uniti del Roraima settentrionale. I macuxí nella Raposa Serra do Sol sono circa 12mila. Il 70% è contro la delimitazione della riserva (…) Siamo integrati, dal 1988 abbiamo l’energia elettrica, automobili, bus e viviamo in villaggi produttivi. La maggioranza assoluta degli indios dell’Amazzonia brasiliana chiede di progredire. Il problema è che ci sono alcuni che vorrebbero farci tornare ancora all’età della pietra.
- Teologia della liberazione, ecologisti, Ong. Tutta la sapiente costruzione di secoli per l’inserimento degli indios nella società nazionale è stata smantellata dai missionari della Teologia della liberazione dagli Anni Settanta, da alcuni membri dei movimenti ecologisti e ambientalisti, da alcune Ong che fanno i propri interessi o quelli dei loro finanziatori. (…) Ci sono missionari che hanno fatto il lavaggio del cervello agli indios, proiettando per ore e ore filmati con bianchi che picchiavano altri indios.
LUIZ CARLOS MOLION: L’AMAZZONIA NON E’ IL POLMONE DEL MONDO
- Riscaldamento globale. Non esistono mutazioni climatiche o riscaldamento globale prodotti dagli uomini. Quella che esiste è una variazione naturale del clima. Ad esempio ci sono argomenti fisici concreti che suggeriscono che il riscaldamento globale tra il 1916 e il 1945 è stato causato dall’attività solare (la maggiore degli ultimi 400 anni). Oppure che il riscaldamento del 1976-2005, attribuito a attività umane, è invece stato causato dalla riduzione della copertura nuvolosa del 5% e dalla grande frequenza di eventi come El Niño.
- Prossimi anni. Da qualche anno c’è una tendenza al raffreddamento (aumenta la copertura nuvolosa) dell’Oceano Pacifico, che è il fattore più importante per il clima globale. In Europa nei prossimi anni ci saranno inverni più lunghi.
- Amazzonia polmone verde del mondo? L’Amazzonia non è essenziale per la distribuzione delle piogge in altre regioni lontane dall’America del Sud, perché l’Amazzonia non è fonte di umidità per l’atmosfera. La foresta consuma più ossigeno di quanto ne produca. La foresta non produce acqua, ricicla appena l’acqua di piogge anteriori.
JAMES BASCON: IL ROSSO E’ DIVENTATO VERDE
- Comunismo ed ecologismo. Contrariamente a quanto sembrerebbe a prima vista (vedi i disastri ambientali nei Paesi comunisti) comunismo ed ecologismo trovano nel loro sviluppo molti principi in comune. Chiedono un egualitarismo radicale, rifiutano il messaggio cristiano, odiano la civiltà occidentale, rifiutano la proprietà privata in ogni forma, perseguono l’utopia. L’ecologismo moderno, de facto, può essere considerato semplicemente come una forma più avanzata di socialismo paludato quasi religiosamente. Il comunismo non è morto, ma vive nella forma dell’ecologismo. Il verde è il nuovo rosso. L’ecologismo è la concretizzazione perfetta del sogno egualitario di Karl Marx.
- Comunismo e indigeni in America latina. Al sesto Congresso mondiale dell’internazionale comunista a Mosca, ai partiti comunisti dell’America latina fu richiesto di lottare per l’autodeterminazione delle tribù indigene, di produrre propaganda in lingua india e di reclutare indios per la causa comunista. Negli Anni Trenta i comunisti peruviani e cileni incominciarono ad agitarsi per la creazione di repubbliche indie indipendenti nei due Paesi. Nel 1950 in Messico i comunisti lanciarono lo slogan per l’autonomia india nelle amministrazioni regionali e locali.
- Comunismo, ecologismo, indios pre-cristiani. L’indio pre-cristiano delle Americhe serve come modello per le due ideologie. Come accadde nell’America latina negli Anni Settanta, in particolare in Brasile, dove tale idea fu adottata e rimpolpata dalla sinistra cattolica, ad esempio con Leonardo Boff.
STEFANO FONTANA: TRE ERRORI NELL’APPROCCIO AL SINODO PANAMAZZONICO
- Approccio al Sinodo sull’Amazzonia/ Primo errore. Considerare il Sinodo, le sue tematiche e l’approccio teologico che emerge dall’Instrumentum laboris come nati da esigenze di questi tempi (…) come un fungo che nasce nel bosco nel giro di una notte.
- Secondo errore. Pensare che la prospettiva teologica emergente dal Sinodo sia nata in Amazzonia o comunque in America latina. La prospettiva teologica è invece tutta europea, elaborata sulle cattedre universitarie delle università renane e dell’Europa centrale.
- Terzo errore. Stupirsi per il Sinodo, meravigliarsi che sia stato possibile scrivere un Instrumentum laboris con tante dottrine inaccettabili dal punto di vista della fede apostolica. L’impostazione di questo Sinodo è perfettamente coerente con la nuova teologia sviluppatasi nei decenni scorsi.
- Amazzonia dal volto cattolico o Chiesa dal volto amazzonico. Se si vuole una ‘Amazzonia dal volto cattolico’ si presuppone che la Chiesa abbia un suo messaggio che rimane sempre uguale, che non dipende dalla lettura fatta a partire dalla situazione amazzonica. (…) In questo caso la cultura e la situazione sociale ed economica dei popoli amazzonici non sono co-autrici del messaggio cristiano. (…) Se invece si vuole una ‘Chiesa dal volto amazzonico’, significa che l’annuncio di Cristo non ha una sua risonanza originaria, fondante, trascendente, assoluta, ma si comunica dentro la storia (…) Sarebbe come dire che la conoscenza del messaggio è sempre mediata dalla situazione di vita in quanto da essa si parte sempre per l’interpretazione di Cristo. (…) La Chiesa deve ascoltare, imparare, accompagnare e non più insegnare. L’Instrumentum laboris è molto chiaro su questa impostazione.
ROBERTO DE MATTEI: IL PROFETA ELIA GLI IDOLI LI ABBATTEVA
- Amazzonia, parola talismano. Tra le parole talismano della nostra epoca c’è anche quella di Amazzonia. I poteri mediatici internazionali, dopo averla lanciata nel 1992, in occasione del V centenario della scoperta dell’America e della Conferenza di Rio, la prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull'ambiente, l’hanno rilanciata nelle ultime settimane. Le settimane in cui una sedicenne svedese, Greta Thurnberg, ha portato il vangelo dell’ambientalismo alle Nazioni Unite, e in cui papa Francesco dedica all’Amazzonia addirittura un Sinodo dei vescovi. Oggi l’Amazzonia non è considerata come un territorio fisico-geografico, ma come un paradigma culturale e addirittura, secondo quanto afferma la Instrumentum laboris del Sinodo dei vescovi, un ‘luogo teologico’ (nn. 18-19).
- Amazzonia, un eden? Ai primi missionari che vi penetrarono nel Cinquecento, questa terra non apparve molto diversa da come la descrive Emil Schulthess, un celebre fotografo svizzero che la esplorò nel Novecento. In un suo famoso libro sull’Amazzonia pubblicato negli anni Sessanta del Novecento, Schulthess spiega quanto sia falsa l’immagine idilliaca che molti ne danno. L’Amazzonia non è un romantico Eden, ma una selva inaccessibile, dove vivono legioni di insetti, eserciti di formiche e di zanzare, miriadi di ragni e di serpenti velenosi; le acque che la percorrono sono infestate da feroci piranhas, da alligatori e da anaconda, mentre sugli alberi sono in agguato giaguari e belve feroci. E’ un mondo dove non penetra mai il sole, senza luce e senza stagioni, dove non esiste la frescura della notte, ma solo afa incontenibile. Un paesaggio in cui piove sempre, le acque marciscono e domina l’umidità e la putredine. E’ il regno delle ombre, non un paradiso, ma piuttosto, afferma Schulthess un ‘inferno verde’.
- Europa, foreste, San Benedetto. L’Europa, dopo la caduta dell’Impero romano, era quasi completamente ricoperta di foreste e di boscaglie. I monaci benedettini disboscarono le foreste, prosciugarono le paludi, irrigarono le campagne, lavorarono i terreni per renderli coltivabili, costruirono il paesaggio di un intero continente. L’esistenza delle foreste è permessa da Dio per spingere l’uomo a non sottomettersi alla natura, ma a dominarla e a trasformarla. Alla foresta, che è il regno delle ombre, che ospita gli spiriti delle tenebre, i monaci opposero la terra coltivata, simbolo della cultura dell’uomo, che è vero progresso sulla strada della verità. Così il Medioevo alle tenebre della foresta, abitata da spiriti maligni, oppose la luce delle cattedrali. La deforestazione è simbolo di civiltà, il culto della foresta simbolo di barbarie. Il primo grande deforestatore della storia fu san Benedetto da Norcia, il padre della Civiltà europea.
- Una svolta preoccupante. Questa è la nuova religione che ci viene proposta: una religione dal volto tribale, che è in realtà un’antireligione, una visione idolatrica della natura, davanti a cui dobbiamo chiedere al Signore lo spirito con cui Elia abbatteva gli idoli e sconfiggeva i falsi profeti (1 Re, 18, 20-40).Temiamo che gli idoli siano accolti in Vaticano e di fronte a questa terribile prospettiva dobbiamo ripetere a voce alta le parole che gli Apostoli opposero a chi chiedeva loro di non predicare il Vangelo subito dopo la morte di Cristo: ‘Non possumus’ ‘Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato’ (Atti 4, 20).
JOSE’ ANTONIO URETA: LA ‘CONVERSIONE ECOLOGICA INTEGRALE’ NON E’ PER GLI INDIOS, MA…
- Teologia india. Ciò che la teologia india cerca è di ‘recuperare il pensiero religioso dei popoli indigeni prima del loro incontro con la cristianità’, come spiega il sacerdote indigeno messicano Eleazar Lopez (tra gli invitati del Sinodo), il quale si autoproclama ‘ostetrico’ di questa scuola teologica.
- Dialogo interculturale e infanticidio. Il dialogo interculturale mira ad avere una ‘presenza solidale e di testimonianza’ accanto a un popolo, a ‘collaborare al rafforzamento della sua identità’ e ad ‘accompagnarlo nella lotta’. Quindi, per esempio, per gli indiani Yanomami e venti altri gruppi etnici, abbandonare l’infanticidio sarebbe anti-evangelico, perché rappresenterebbe una ‘infedeltà ai propri progetti di vita’. Non sorprende quindi che il Consiglio Indigenista Missionario dei Vescovi del Brasile sul suo sito web abbia ancora la difesa dell’infanticidio presentata dall’antropologa Rita Segato presso la Commissione per i Diritti Umani della Camera dei Deputati brasiliana.
- Conversione ecologica integrale. La parola ‘conversione’ appare 34 volte nell’Instrumentum laboris, ma non una volta si riferisce a un’eventuale conversione degli indigeni (come è noto ci sono vescovi come mons. Kräutler e congregazioni missionarie come i missionari della Consolata di Torino che si vantano di non aver battezzato nessun aborigeno per diversi decenni). La conversione che viene incoraggiata è sempre una ‘conversione ecologica integrale’ dei civilizzati, predatori della natura in nome della loro presunta superiorità.
Durante i lavori del Convegno è stato proiettato anche un video in cui mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, ha illustrato con forza le ragioni per le quali va difeso da un possibile indebolimento - e anzi valorizzato - l'obbligo del celibato ecclesiastico. In serata invece Daniel Martins (del coordinamento della Tfp giovani) ha presentato il video sulla carovana di giovani che ha raccolto oltre ventimila firme in un viaggio di 20 giorni attraverso l'Amazzonia. Le firme sono state consegnate venerdì alla Segreteria del Sinodo.
Alcuni echi dell’incontro, ricco di stimoli molteplici in vari ambiti, promosso sabato 5 ottobre a Roma dall’Istituto Plinio Corrĕa de Oliveira (fondatore di Tradizione Famiglia Proprietà). Erano presenti anche i cardinali Burke e Brandmüller.
Aperto dalla preghiera alla Madonna di Guadalupe condotta dal cardinale Raymond L. Burke e chiuso dall’Angelus serale guidato dal cardinale Walter Brandmüller, si è svolto a Roma per l’intera giornata di ieri, sabato 5 ottobre, un Convegno di notevole spessore sui temi proposti dall’Instrumentum laboris del Sinodo panamazzonico, che si è aperto oggi in Vaticano.
Promosso dall’Istituto Plinio Corrĕa de Oliveira/Tradizione Famiglia Proprietà (Tfp), ha visto succedersi al tavolo dei relatori personalità di varia estrazione culturale che in mattinata hanno illustrato gli aspetti storici, missiologici, identitari, climatici di quella regione latino-americana e nel pomeriggio si sono concentrati sui contenuti del contestato Instrumentum laboris dell’assemblea speciale dei vescovi.
Presentato in pompa magna il 17 giugno in Sala Stampa Vaticana, il 3 ottobre nella stessa sede l’ Instrumentum è stato de facto declassato, con insistita e non casuale accentuazione, dal cardinale Lorenzo Baldisseri (segretario generale del Sinodo) a semplice “documento di lavoro non pontificio, indicazione di lavoro”, addirittura “base per costruire da zero il documento finale”. Una mossa tattica con l’intento di attenuare le gravi preoccupazioni di molti (anche di diversi suoi confratelli)? Purtroppo vicino a lui stava il cardinale brasiliano (e relatore generale del Sinodo) Claudio Hummes che il “documento di lavoro” l’ha definito come “voce della Chiesa, della terra, della gente, della storia dell’Amazzonia”, evidentemente attribuendogli, anche lui de facto, uno status non certo da carta straccia.
E’ un peccato che la sala Verdi (gremita) dell’Hotel Quirinale a via Nazionale non potesse contenere più di 200 persone. Perché il Convegno è stato (per dirla con papa Francesco) “poliedrico”, affrontando con la competenza dei suoi relatori le varie tematiche che sull’Amazzonia sono (per dirla ancora con papa Francesco) “interconnesse”. Non sarebbe certo male se fosse replicato nell’Aula del Sinodo, a beneficio delle conoscenze e delle riflessioni (non necessariamente della condivisione) dei venerabili partecipanti. O se, ad esempio per la parte ‘climatica’, fosse ripetuto in presenza di Greta Thurnberg e dei suoi tifosi. E’ sempre buona cosa ascoltare le ragioni dell’ altera pars… Insomma un sabato guadagnato per chi ha voluto o potuto convenire presso l’Hotel Quirinale: veramente tanta la carne (appetitosa) al fuoco, ma in ogni caso – per proseguire con calma le opportune riflessioni – gli interessati potranno richiedere la copia delle relazioni ai promotori.
Dicevamo della varietà dei temi affrontati nella giornata moderata da Julio Loredo, (presidente della Tfp italiana), che ha evidenziato come l’associazione segua da vicino da oltre mezzo secolo la loro evoluzione sul terreno (“Non è la freccia che va incontro al bersaglio, ma il bersaglio che viene incontro alla freccia…”). Di storia del cattolicesimo in Brasile, di evangelizzazione dell’Amazzonia, di svolta negativa con l’imporsi della teologia della liberazione ha parlato l’erede al trono imperiale brasiliano Bertrand d’Orléans e Braganza. E’ poi risuonata la voce delle esperienze indie ad opera dell’esponente dell’etnia macuxí di Roraima, Jonas Marcolino Macuxí. Il climatologo Luiz Carlos Molion (laureato in fisica, meteorologia, idrologia delle foreste) è conosciuto come uno dei capifila del fronte scettico verso la teoria del riscaldamento globale (dunque si può immaginare quanto sia contestato…) ed è stato nel 2010 delegato per il Brasile presso l’Organizzazione meteorologica mondiale, agenzia dell’ONU con sede a Ginevra: il suo ampio e dettagliato intervento ha riguardato sia l’andamento climatico mondiale che in particolare la situazione climatica dell’Amazzonia. James Bascon (Tfp di Washington) si è invece soffermato sui legami tra marxismo ed ecologismo. Nel pomeriggio Stefano Fontana (direttore dell’Osservatorio Card. Van Thuăn per la Dottrina sociale della Chiesa) si è chiesto perché mai la Chiesa dovrebbe darsi un ‘volto amazzonico’ e non invece l’Amazzonia un “volto cattolico”. Lo storico Roberto de Mattei (presidente della Fondazione Lepanto) ha evidenziato i pericoli che corre per la sua stessa sussistenza una Chiesa che aderisca alla ‘nuova religione’ postmoderna dell’ambientalismo. Infine José Antonio Ureta (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/898-sinodo-amazzonia-jose-antonio-ureta-la-presa-del-potere.html ), intellettuale e scrittore appartenente alla Tfp francese, ha analizzato in particolare la teologia india come emerge dall’Instrumentum laboris, preludio a un neo-paganesimo. Da notare l’attenzione e la partecipazione con cui il pubblico ha seguito le diverse relazioni, con un crescendo che è culminato in una standing-ovation finale a quelle di de Mattei e di Ureta.
Tra i molti spunti particolari offerti dal Convegno ne proponiamo alcuni per chi ci legge.
BERTRAND D’ORLEANS E BRAGANZA: BRASILE FONDATO SUL CATTOLICESIMO, MA OGGI SOLO IL 50% E' CATTOLICO
- Storia. Il primo monumento innalzato in Brasile è stato una Croce, il primo atto pubblico una santa Messa. (…) Gli indios aiutarono i portoghesi ad innalzare le Croci (…) Già i Papi del tempo difesero gli indios con la Bolla “Sublimis Deus” (Paolo III) e con il Breve “Commissum Nobis”(Urbano VIII). (…) Si può affermare che tutta la conquista dell’Amazzonia si deve ai missionari, dal secolo XVII.(…) Tutte le principali città dell’Amazzonia sorsero attorno a cappelle e insediamenti missionari. (…) Il cattolicesimo è stato il cemento dell’unità del Brasile.
- Cattolicesimo moderno. Nell’ultimo mezzo secolo il numero dei cattolici in Brasile è diminuito dal 95% al 50% (‘Un nunzio apostolico in Brasile – NdR: proprio l’odierno cardinale Lorenzo Baldisseri…- mi disse qualche anno fa che stiamo perdendo l’1% dei fedeli ogni anno. E ora organizza i Sinodi’). (…) Le messe tradizionali sono state sostituite da una ‘missiologia aggiornata’ che ha cambiato radicalmente la concezione delle stesse. (…) Secondo José Luiz Azcona, vescovo emerito della prelatura di Marajò, in alcune zone amazzoniche i pentecostali sono l’80%.
- Amazzonia e indios. Non stiamo distruggendo l’Amazzonia, l’Amazzonia è intatta. Non ha fondamento il mito dell’Amazzonia che brucia. (…) Secondo un recente studio dell’Istituto brasiliano di geografia e statistiche gli indios nel Paese sarebbero 897mila, di cui solo 180mila vivono in Amazzonia. Come si giustifica un Sinodo di fronte a un numero tanto ridotto di popolazione?
JONAS MARCOLINO MACUXI’: LA MAGGIORANZA DEGLI INDIOS VUOLE PROGREDIRE, NON REGREDIRE
- Esponente dell’etnia macuxí. Fino a dodici anni di età cacciavo e pescavo, figlio di genitori analfabeti. Ho studiato matematica e mi sono laureato in diritto. Sono oggi uno degli esponenti della Società di difesa degli indigeni uniti del Roraima settentrionale. I macuxí nella Raposa Serra do Sol sono circa 12mila. Il 70% è contro la delimitazione della riserva (…) Siamo integrati, dal 1988 abbiamo l’energia elettrica, automobili, bus e viviamo in villaggi produttivi. La maggioranza assoluta degli indios dell’Amazzonia brasiliana chiede di progredire. Il problema è che ci sono alcuni che vorrebbero farci tornare ancora all’età della pietra.
- Teologia della liberazione, ecologisti, Ong. Tutta la sapiente costruzione di secoli per l’inserimento degli indios nella società nazionale è stata smantellata dai missionari della Teologia della liberazione dagli Anni Settanta, da alcuni membri dei movimenti ecologisti e ambientalisti, da alcune Ong che fanno i propri interessi o quelli dei loro finanziatori. (…) Ci sono missionari che hanno fatto il lavaggio del cervello agli indios, proiettando per ore e ore filmati con bianchi che picchiavano altri indios.
LUIZ CARLOS MOLION: L’AMAZZONIA NON E’ IL POLMONE DEL MONDO
- Riscaldamento globale. Non esistono mutazioni climatiche o riscaldamento globale prodotti dagli uomini. Quella che esiste è una variazione naturale del clima. Ad esempio ci sono argomenti fisici concreti che suggeriscono che il riscaldamento globale tra il 1916 e il 1945 è stato causato dall’attività solare (la maggiore degli ultimi 400 anni). Oppure che il riscaldamento del 1976-2005, attribuito a attività umane, è invece stato causato dalla riduzione della copertura nuvolosa del 5% e dalla grande frequenza di eventi come El Niño.
- Prossimi anni. Da qualche anno c’è una tendenza al raffreddamento (aumenta la copertura nuvolosa) dell’Oceano Pacifico, che è il fattore più importante per il clima globale. In Europa nei prossimi anni ci saranno inverni più lunghi.
- Amazzonia polmone verde del mondo? L’Amazzonia non è essenziale per la distribuzione delle piogge in altre regioni lontane dall’America del Sud, perché l’Amazzonia non è fonte di umidità per l’atmosfera. La foresta consuma più ossigeno di quanto ne produca. La foresta non produce acqua, ricicla appena l’acqua di piogge anteriori.
JAMES BASCON: IL ROSSO E’ DIVENTATO VERDE
- Comunismo ed ecologismo. Contrariamente a quanto sembrerebbe a prima vista (vedi i disastri ambientali nei Paesi comunisti) comunismo ed ecologismo trovano nel loro sviluppo molti principi in comune. Chiedono un egualitarismo radicale, rifiutano il messaggio cristiano, odiano la civiltà occidentale, rifiutano la proprietà privata in ogni forma, perseguono l’utopia. L’ecologismo moderno, de facto, può essere considerato semplicemente come una forma più avanzata di socialismo paludato quasi religiosamente. Il comunismo non è morto, ma vive nella forma dell’ecologismo. Il verde è il nuovo rosso. L’ecologismo è la concretizzazione perfetta del sogno egualitario di Karl Marx.
- Comunismo e indigeni in America latina. Al sesto Congresso mondiale dell’internazionale comunista a Mosca, ai partiti comunisti dell’America latina fu richiesto di lottare per l’autodeterminazione delle tribù indigene, di produrre propaganda in lingua india e di reclutare indios per la causa comunista. Negli Anni Trenta i comunisti peruviani e cileni incominciarono ad agitarsi per la creazione di repubbliche indie indipendenti nei due Paesi. Nel 1950 in Messico i comunisti lanciarono lo slogan per l’autonomia india nelle amministrazioni regionali e locali.
- Comunismo, ecologismo, indios pre-cristiani. L’indio pre-cristiano delle Americhe serve come modello per le due ideologie. Come accadde nell’America latina negli Anni Settanta, in particolare in Brasile, dove tale idea fu adottata e rimpolpata dalla sinistra cattolica, ad esempio con Leonardo Boff.
STEFANO FONTANA: TRE ERRORI NELL’APPROCCIO AL SINODO PANAMAZZONICO
- Approccio al Sinodo sull’Amazzonia/ Primo errore. Considerare il Sinodo, le sue tematiche e l’approccio teologico che emerge dall’Instrumentum laboris come nati da esigenze di questi tempi (…) come un fungo che nasce nel bosco nel giro di una notte.
- Secondo errore. Pensare che la prospettiva teologica emergente dal Sinodo sia nata in Amazzonia o comunque in America latina. La prospettiva teologica è invece tutta europea, elaborata sulle cattedre universitarie delle università renane e dell’Europa centrale.
- Terzo errore. Stupirsi per il Sinodo, meravigliarsi che sia stato possibile scrivere un Instrumentum laboris con tante dottrine inaccettabili dal punto di vista della fede apostolica. L’impostazione di questo Sinodo è perfettamente coerente con la nuova teologia sviluppatasi nei decenni scorsi.
- Amazzonia dal volto cattolico o Chiesa dal volto amazzonico. Se si vuole una ‘Amazzonia dal volto cattolico’ si presuppone che la Chiesa abbia un suo messaggio che rimane sempre uguale, che non dipende dalla lettura fatta a partire dalla situazione amazzonica. (…) In questo caso la cultura e la situazione sociale ed economica dei popoli amazzonici non sono co-autrici del messaggio cristiano. (…) Se invece si vuole una ‘Chiesa dal volto amazzonico’, significa che l’annuncio di Cristo non ha una sua risonanza originaria, fondante, trascendente, assoluta, ma si comunica dentro la storia (…) Sarebbe come dire che la conoscenza del messaggio è sempre mediata dalla situazione di vita in quanto da essa si parte sempre per l’interpretazione di Cristo. (…) La Chiesa deve ascoltare, imparare, accompagnare e non più insegnare. L’Instrumentum laboris è molto chiaro su questa impostazione.
ROBERTO DE MATTEI: IL PROFETA ELIA GLI IDOLI LI ABBATTEVA
- Amazzonia, parola talismano. Tra le parole talismano della nostra epoca c’è anche quella di Amazzonia. I poteri mediatici internazionali, dopo averla lanciata nel 1992, in occasione del V centenario della scoperta dell’America e della Conferenza di Rio, la prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull'ambiente, l’hanno rilanciata nelle ultime settimane. Le settimane in cui una sedicenne svedese, Greta Thurnberg, ha portato il vangelo dell’ambientalismo alle Nazioni Unite, e in cui papa Francesco dedica all’Amazzonia addirittura un Sinodo dei vescovi. Oggi l’Amazzonia non è considerata come un territorio fisico-geografico, ma come un paradigma culturale e addirittura, secondo quanto afferma la Instrumentum laboris del Sinodo dei vescovi, un ‘luogo teologico’ (nn. 18-19).
- Amazzonia, un eden? Ai primi missionari che vi penetrarono nel Cinquecento, questa terra non apparve molto diversa da come la descrive Emil Schulthess, un celebre fotografo svizzero che la esplorò nel Novecento. In un suo famoso libro sull’Amazzonia pubblicato negli anni Sessanta del Novecento, Schulthess spiega quanto sia falsa l’immagine idilliaca che molti ne danno. L’Amazzonia non è un romantico Eden, ma una selva inaccessibile, dove vivono legioni di insetti, eserciti di formiche e di zanzare, miriadi di ragni e di serpenti velenosi; le acque che la percorrono sono infestate da feroci piranhas, da alligatori e da anaconda, mentre sugli alberi sono in agguato giaguari e belve feroci. E’ un mondo dove non penetra mai il sole, senza luce e senza stagioni, dove non esiste la frescura della notte, ma solo afa incontenibile. Un paesaggio in cui piove sempre, le acque marciscono e domina l’umidità e la putredine. E’ il regno delle ombre, non un paradiso, ma piuttosto, afferma Schulthess un ‘inferno verde’.
- Europa, foreste, San Benedetto. L’Europa, dopo la caduta dell’Impero romano, era quasi completamente ricoperta di foreste e di boscaglie. I monaci benedettini disboscarono le foreste, prosciugarono le paludi, irrigarono le campagne, lavorarono i terreni per renderli coltivabili, costruirono il paesaggio di un intero continente. L’esistenza delle foreste è permessa da Dio per spingere l’uomo a non sottomettersi alla natura, ma a dominarla e a trasformarla. Alla foresta, che è il regno delle ombre, che ospita gli spiriti delle tenebre, i monaci opposero la terra coltivata, simbolo della cultura dell’uomo, che è vero progresso sulla strada della verità. Così il Medioevo alle tenebre della foresta, abitata da spiriti maligni, oppose la luce delle cattedrali. La deforestazione è simbolo di civiltà, il culto della foresta simbolo di barbarie. Il primo grande deforestatore della storia fu san Benedetto da Norcia, il padre della Civiltà europea.
- Una svolta preoccupante. Questa è la nuova religione che ci viene proposta: una religione dal volto tribale, che è in realtà un’antireligione, una visione idolatrica della natura, davanti a cui dobbiamo chiedere al Signore lo spirito con cui Elia abbatteva gli idoli e sconfiggeva i falsi profeti (1 Re, 18, 20-40).Temiamo che gli idoli siano accolti in Vaticano e di fronte a questa terribile prospettiva dobbiamo ripetere a voce alta le parole che gli Apostoli opposero a chi chiedeva loro di non predicare il Vangelo subito dopo la morte di Cristo: ‘Non possumus’ ‘Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato’ (Atti 4, 20).
JOSE’ ANTONIO URETA: LA ‘CONVERSIONE ECOLOGICA INTEGRALE’ NON E’ PER GLI INDIOS, MA…
- Teologia india. Ciò che la teologia india cerca è di ‘recuperare il pensiero religioso dei popoli indigeni prima del loro incontro con la cristianità’, come spiega il sacerdote indigeno messicano Eleazar Lopez (tra gli invitati del Sinodo), il quale si autoproclama ‘ostetrico’ di questa scuola teologica.
- Dialogo interculturale e infanticidio. Il dialogo interculturale mira ad avere una ‘presenza solidale e di testimonianza’ accanto a un popolo, a ‘collaborare al rafforzamento della sua identità’ e ad ‘accompagnarlo nella lotta’. Quindi, per esempio, per gli indiani Yanomami e venti altri gruppi etnici, abbandonare l’infanticidio sarebbe anti-evangelico, perché rappresenterebbe una ‘infedeltà ai propri progetti di vita’. Non sorprende quindi che il Consiglio Indigenista Missionario dei Vescovi del Brasile sul suo sito web abbia ancora la difesa dell’infanticidio presentata dall’antropologa Rita Segato presso la Commissione per i Diritti Umani della Camera dei Deputati brasiliana.
- Conversione ecologica integrale. La parola ‘conversione’ appare 34 volte nell’Instrumentum laboris, ma non una volta si riferisce a un’eventuale conversione degli indigeni (come è noto ci sono vescovi come mons. Kräutler e congregazioni missionarie come i missionari della Consolata di Torino che si vantano di non aver battezzato nessun aborigeno per diversi decenni). La conversione che viene incoraggiata è sempre una ‘conversione ecologica integrale’ dei civilizzati, predatori della natura in nome della loro presunta superiorità.
Durante i lavori del Convegno è stato proiettato anche un video in cui mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, ha illustrato con forza le ragioni per le quali va difeso da un possibile indebolimento - e anzi valorizzato - l'obbligo del celibato ecclesiastico. In serata invece Daniel Martins (del coordinamento della Tfp giovani) ha presentato il video sulla carovana di giovani che ha raccolto oltre ventimila firme in un viaggio di 20 giorni attraverso l'Amazzonia. Le firme sono state consegnate venerdì alla Segreteria del Sinodo.
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