lunedì 1 agosto 2016

Che bisogno c'era?






 Giuliano Guzzo
1 agosto 2016

D’accordo, facciamo finta che l’ingresso nelle chiese di persone di fede musulmana, ieri, non sia stata un’iniziativa discutibile, come pure a molti comuni mortali è parsa. Facciamo finta, anzi, che sia stata proprio positiva e molto partecipata, benché non vi sia modo di verificare la stima diffusa di 15.000 presenze e nonostante il fatto che, anche fosse esatta, si tratterebbe comunque di una stima minima rispetto al milione e mezzo e passa di islamici presenti nel nostro Paese, che nessuno vuole presumere simpatizzanti dell’estremismo. Anche se mettiamo tutto questo – e non è poco – fra parentesi insieme alle criticità già evidenziate ieri, rimane comunque in piedi un interrogativo: che bisogno c’era?

Che bisogno c’era, intendo, di trasformare le celebrazioni in show ai limiti del surreale, con tanto di pezzi di pane distribuiti ai musulmani presenti? E di far leggere – dal pulpito – versetti del Corano direttamente dagli imam? In diverse chiese ne sono accadute di tutti i colori: era previsto nel pacchetto buonista domenicale oppure è stato un fuori programma? Si badi che, in tutto ciò, i musulmani non c’entrano nulla: qui c’entrano i cattolici e più precisamente alcuni esponenti del clero che scambiano la tolleranza tra le fedi per uno scambio di fedi, un minestrone interconfessionale, una sorta di Erasmus spirituale nel quale uno entra in chiesa cattolico e poi boh, se ne esce chissà come.

Nessuno, sia chiaro, generalizza e nessuno è così ingenuo da non rendersi conto di come il circo di ieri rifletta abusi liturgici tristemente consolidati: tuttavia son cose che fanno comunque un certo effetto. E la domanda di prima resta: che bisogno c’era? Dov’è scritto che la Messa sia a disposizione del celebrante e non viceversa? E poi, scusate, qualcuno pensa d’intenerire i terroristi con festival del sincretismo religioso? Oppure qualcuno crede che, così facendo, si possano attrarre – che so – giovani? Le indagini sociologiche serie riportano come in Italia la partecipazione alla messa non arrivi al 20%, percentuale in calo e che precipita spaventosamente se si considerano fasce d’età giovanili.

E sono ormai decenni che il rigore liturgico ha lasciato spazio, per così dire, ad una certa creatività: dunque sconsiglierei di insistere, anche perché – giustamente – concertino per concertino tanto vale seguirselo da casa tramite la televisione oppure, in grande, allo stadio: o no? Battute a parte, lo spettacolo cui si è dovuto assistere ieri è di una gravità con pochi precedenti e di un’utilità che sfugge al più aggiornato radar del buon senso. Ragion per cui non resta che sperare sia stato, complice la stagione, solo uno scherzo del caldo; e che da domenica prossima si tornino a convocare in chiesa tutti quei poveri diavoli che – in aggiunta ai peccati – hanno da farsi perdonare la fede semplice e politicamente scorretta ereditata dai loro nonni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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