sabato 20 agosto 2016
L'altare verso il popolo (5)
D.- Da tempo immemore, non celebra forse il Papa rivolto verso il popolo, e in San Pietro, a Roma, non c’è un altare isolato su di un podio, come nella maggior parte delle chiese moderne?
R.- Sembrerebbe esatto che l’idea di un altare centrale isolato su un podio sia, in qualche modo, già prefigurata nella chiesa barocca di San Pietro (non tuttavia nella chiesa costantiniana che l’ha preceduta): l’altare papale, leggermente sopraelevato, si trova isolato nel mezzo della chiesa, proprio al di sotto della cupola centrale, posta esattamente sopra la confessione con la tomba del Principe degli Apostoli; esso è facilmente visibile da ogni parte, sia dalla navata sia dai due bracci del transetto.
Chi un tempo partecipava alle messe papali, notava che il Papa non era posto, come nel resto della cristianità, davanti all’altare, bensì dietro. Alcuni liturgisti ne deducevano, in maniera sconsiderata, che in tal modo si fosse conservata la posizione verso il popolo, che il celebrante avrebbe avuto nella Chiesa primitiva.
In realtà si tratta, come andremo a dimostrare, dell’orientamento nella preghiera, poiché la chiesa di San Pietro non ha, come la maggior parte delle chiese antiche, l’abside a Est, ma a Ovest.
Tuttavia, come dimostrano le foto scattate prima dell’avvento di Paolo VI, che intraprese in seguito la trasformazione dell’altare papale, i fedeli presenti potevano appena intravedere il Papa, a causa dell’enorme dimensione dei candelieri e della croce d’altare. Non era dunque possibile, a stretto rigore, parlare di celebrazione versus populum. Né si trattava di un privilegio del Papa, come talvolta è stato affermato. Vi sono infatti a Roma altre chiese la cui abside è posta a Occidente e in cui il celebrante è ugualmente posto dietro l’altare.
Nelle chiese moderne, costruite dopo il Concilio, si trova spesso, come a San Pietro, un altare isolato su un podio, ma al quale manca il suo coronamento: il baldacchino. Poiché si tratta di un podio isolato in mezzo alla chiesa, e dunque sprovvisto di qualsivoglia orientamento – esso è circondato dalle fila di sedie dei fedeli –, è difficile trovare un posto adeguato per la croce d’altare, di cui abbiamo esposto in precedenza la funzione di punto di riferimento, croce che tuttavia continua a essere richiesta dalle nuove regole liturgiche. Nell’Institutio generalis del nuovo messale, è detto: “Del pari, sull’altare o in prossimità di esso, vi sarà una croce, ben visibile dall’assemblea” (n. 270).
Era questo il caso dell’“altare della croce” medievale [1], ma non lo è più quando, per soddisfare in una maniera o in un’altra questa prescrizione, si finisce con l’usare una piccola croce o a fianco dell’altare o poggiata su di esso.
D.- Era dunque una cosa buona che il sacerdote pregasse, come accaduto finora, in direzione di un muro? Molto meglio vederlo girato verso l’assemblea!
R.- Allorché si pone davanti all’altare, il sacerdote non prega in direzione di un muro, ma insieme a tutti coloro che sono presenti, prega in direzione del Signore. Tanto più che fino ad adesso la cosa che più importava non era tanto di realizzare una qualche comunione, bensì di rendere il culto a Dio, tramite la mediazione del sacerdote, che rappresentava i partecipanti ed era unito ad essi.
Parlando della direzione della preghiera, sant’Agostino, vescovo di Ippona, scrive: “Quando ci alziamo per pregare, ci volgiamo verso l’Oriente (ad orientem convertimur), da dove si alza il cielo. Non perché Dio si troverebbe solo lì, non perché Egli avrebbe abbandonato le altre regioni della terra […], ma perché lo spirito sia esortato a volgersi verso una natura superiore, e cioè verso Dio” [2].
Questo spiega perché dopo il sermone, i fedeli si alzavano per la preghiera e si volgevano verso Oriente. Sant’Agostino li invitava spesso a farlo alla fine dei suoi sermoni, impiegando quale formula di circostanza le seguenti parole: “Conversi ad Dominum…” (rivolti al Signore).
Possiamo qui ricordare le parole di san Paolo. Conscio che “finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione” egli preferisce essere “in esilio dal corpo e abitare presso il Signore” (ad Dominum) (2 Cor 5, 6-8).
Perciò volgersi verso il Signore e guardare a Oriente era per la Chiesa primitiva una sola e medesima cosa.
Nella sua opera fondamentale Sol salutis (1920), Joseph Dölger si dice convinto che la risposta del popolo “Habemus ad Dominum” (sono rivolti al Signore) al richiamo del sacerdote “Sursum corda” (in alto i nostri cuori!), significasse anche che ci si volgeva verso Oriente, verso il Signore (p. 256).
A questo proposito, Dölger fa osservare che certe liturgie orientali prevedono espressamente questo invito, con un appello espresso del diacono prima della preghiera eucaristica (anafora) (p. 251). È il caso dell’anafora copta di san Basilio, che inizia così: “Accostatevi, voi uomini, mantenetevi rispettosi e guardate a Oriente!”; e anche dell’anafora di san Marco, in cui lo stesso appello (“Guardate a Oriente!”) è posto nel mezzo della preghiera eucaristica, prima del passaggio che conduce al Sanctus.
La breve descrizione liturgica del secondo libro delle Costituzioni apostoliche – un’istruzione del IV secolo –, dice anch’essa che ci si alza per pregare e ci si volge verso Oriente [3]. L’ottavo libro ci riporta l’appello corrispondente del diacono: “Tenetevi in piedi verso il Signore!” [4]. Come si vede, anche qui vi è il parallelismo fra il guardare a Oriente e il volgersi verso il Signore.
L’usanza della preghiera in direzione del sol levante è immemore, come ha dimostrato anche Dölger; la si ritrova presso gli ebrei e presso i romani. È così che il romano Vitruvio scrive, nel suo studio sull’architettura: “I templi degli dei devono essere posizionati in modo tale che […] l’immagine che è nel tempio guardi verso ponente, affinché coloro che andranno a sacrificare siano rivolti verso Oriente e verso l’immagine, di modo che, nel pregare, guardino sia il tempio sia la parte del cielo che è a levante, mentre le statue sembrano levarsi insieme al sole per guardare coloro che le pregano nei sacrifici” [5].
Anche per Tertulliano (c. 200) la preghiera verso Oriente va da sé. Nel suo piccolo libro Apologeticum, egli ricorda che i cristiani “pregano in direzione del sol levante” (cap. 16). Questo orientamento della preghiera è stato evidenziato molto presto nelle case, con una croce sul muro. Se ne trova una in un locale di un piano superiore di una casa di Ercolano, seppellita dall’eruzione del Vesuvio del 79 [6].
[1] Posto davanti al jubé.
[2] PL, 34, 1277.
[3] Cap. 57, 14, ed. Funk, p. 165.
[4] Cap. 12, 2, ed. Funk, p. 494.
[5] I, libro 4, cap. 5, ed. E. Tardieu et A. Cousin fils, p. 173.
[6] Cfr. E. C. Conte Corti, Vie, mort et résurrection d’Herculanum et de Pompéi, fig. 29.
[Klaus Gamber, “L’autel face au peuple. Questions et réponses”, in Tournés vers le Seigneur!, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 1993, pp. 19-55 (pp. 32-35) / 5 - continua]
http://romualdica.blogspot.it/
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