L'occasione delle dichiarazioni è stata la presentazione ai media di Speranza per il mondo: riunificare tutte le cose in Cristo, un libro-intervista recentemente pubblicato in collaborazione col giornalista francese Guillaume d'Alançon in cui il cardinale pondera su una miriade di argomenti controversi come la contraccezione e il suo rapporto con l'aborto, i bagni transgender, la Santa Comunione ai divorziati risposati, e i problemi all'interno della Chiesa cattolica.
Ci conforta che anche in questa occasione il nostro Cardinale ci confermi. Ciò riguarda il fatto che egli mette chiaramente in discussione la validità dell'affermazione che Cattolici e Musulmani preghino lo stesso Dio e che l’Islam sia una religione di pace.
Infatti e in aggiunta, rispondendo alla precisa domanda sull'affermazione che cattolici e musulmani adorano lo stesso Dio e se i cattolici siano tenuti a credere alla definizione dell'Islam del Vaticano II, ci conferma anche col dire che la Dichiarazione “Nostra Aetate” sul rapporto con le altre religioni non è dogmatica.
Essa afferma che “Cattolici e Islamici adorano l’unico Dio di Abramo; pur non riconoscendo Gesù come Dio, lo venerano come profeta, onorando anche sua madre Maria”. Inoltre “hanno in stima la vita morale, e rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera l’elemosina e il digiuno”. Il documento invita quindi a superare i dissensi ed inimicizie del passato, e a cercare una mutua comprensione e una promozione comune di giustizia sociale, valori morali, pace e libertà.
L'intervistatrice replica che se Nostra Aetate non è dogmatica può portare il gruppo tradizionalista della Fraternità San Pio X - attualmente in status canonico irregolare - alla piena comunione con Roma. Molti cattolici considerano il controverso documento del Vaticano II in quanto poco chiaro o addirittura in contrasto con l'insegnamento della Chiesa sul cattolicesimo come l'unica vera fede.
Il fatto che i cattolici debbano abbracciare l'Islam come una religione di pace o essere considerati dissidenti è stato recentemente argomento di dibattito tra Robert Spencer di JihadWatch.org e monsignor Stuart Swetland del Donnelly College. Il primo sostiene che la posizione di Spencer che l'Islam è intrinsecamente violento è in contrasto con gli insegnamenti magisteriali degli ultimi papi. I sostenitori di Spencer sottolineano che i papi hanno avuto opinioni diverse sull'Islam nel corso degli anni e che affermare una certa natura dell'Islam non è legata alla fede e alla morale cattolica e, pertanto, non è vincolante per i cattolici. Si dice anche che i cattolici dovrebbero conoscere l'Islam stesso per determinarne la natura.
Il card. Burke dichiara che gran parte dell'atteggiamento odierno nei confronti dell'Islam è di stampo relativista e non ritiene sia vero che "tutti adoriamo lo stesso Dio” e che “tutti crediamo nell'amore”.
Se “Dio è amore”, come può essere “lo stesso Dio che comanda ai musulmani di macellare gli infedeli per stabilire il proprio dominio con la violenza?”, chiede Burke.
Egli afferma: “Non credo sia vero che tutti adoriamo lo stesso Dio”. “Dire che tutti crediamo nell'amore semplicemente non è corretto”.
“Tutto ciò che ho detto circa l'Islam, tra cui in particolare quello che c'è nel libro, si basa sui miei studi dei testi dell'Islam e anche di quelli dei loro commentatori”, ha detto il cardinale. Il relativismo religioso che mette sullo stesso piano l'insegnamento cattolico e musulmano sulla natura di Dio non “rispetta la verità” su ciò che ogni religione insegna, ha detto. “Questo non aiuta [i fedeli]”.
Burke esorta ad “Esaminare attentamente ciò che l'Islam è, e ciò che la nostra fede cristiana ci insegna”, perché non sono la stessa cosa.
A detta del Cardinale, nulla è cambiato nell'agenda islamica dai secoli passati, cioè dal tempo in cui i Cristiani furono chiamati alla difesa della sacra Verità, vedendo che essa era attaccata dall'Islam.
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