venerdì 22 aprile 2016

Dio non comanda cose impossibili, ma vuole che chiediamo la grazia necessaria per adempiere ciò che non possiamo con le nostre forze





di Sant' Alfonso Maria de Liguori

Il sacro Concilio di Trento (Sess. VI, cap. 11) ha dichiarato che Dio non comanda cose impossibili; ma ci consiglia a fare ciò che possiamo con le forze della grazia, o almeno a chiedere la grazia più abbondante, necessaria per adempiere ciò che non possiamo con le nostre forze; ed allora egli ci dà l'aiuto necessario. Anche molti Teologi insegnano che Dio dona a tutti o la grazia prossima per osservare i precetti o la grazia remota della preghiera con la quale poi ciascuno ottiene la grazia prossima per osservare i precetti divini.

Perciò fu bestemmia quel che dissero Lutero e Calvino: che l'osservanza della divina legge è resa impossibile agli uomini dopo il peccato di Adamo; ma fu errore anche quel che disse Giansenio, condannato dalla Chiesa: che alcuni precetti erano impossibili anche ai giusti.

E' vero che l'osservanza della legge nello stato presente della natura corrotta è molto difficile, anzi è moralmente impossibile senza un aiuto speciale di Dio. Ora questo aiuto speciale Dio non lo concede, ordinariamente parlando, se non a coloro che lo domandano. Insegna Gennadio, autore antico, che, eccettuate le prime grazie eccitanti, le quali vengono a noi senza di noi, come la chiamata alla fede o alla penitenza, tutte le altre, e specialmente la grazia della perseveranza, si donano solo a coloro che pregano.

S. Agostino è dello stesso parere.
Da ciò concludono i Teologi (Suarez, Habert, Layman, il P. Segneri ed altri con S. Clemente Alessandrino, S. Basilio, S. Agostino e S. Giovannni Grisostomo) che la petizione agli adulti è necessaria di necessità di mezzo; viene a dire che, di provvidenza ordinaria, un fedele senza raccomandarsi a Dio e cercargli le grazie necessarie alla sua salvezza, non può salvarsi. Dice S. Giovanni Grisostomo che, conforme è necessaria l'anima al corpo per vivere, cosi è necessaria all'anima l'orazione per conservarsi nella divina grazia. Ciò vuole insegnare la parabola della vedova e del giudice ingiusto, narrata da Gesù per raccomandare di pregare sempre senza stancarsi (cfr. Lc 18, 1-5). Ciò afferma l'apostolo S. Giacomo: Non avete perché non chiedete (Gc 4, 2). Ciò vuol dire Gesù Cristo quando afferma: Chiedete e vi sarà dato (Lc 11, 9). Se, dunque, chi cerca ottiene, chi non cerca non ottiene. Dio vuole tutti salvi, come afferma S. Paolo (1 Tm 2, 4); ma vuole che gli cerchiamo le grazie che ci sono necessarie per salvarci. Neppure questo vogliamo fare? Terminiamo questo primo punto concludendo, da quanto si è detto, che chi prega certamente si salva; chi non prega certamente si danna. Tutti i Santi si sono salvati e fatti santi col pregare. Tutti i dannati si sono dannati per non pregare; se pregavano, certamente non si sarebbero perduti. E questa sarà la maggiore disperazione nell'inferno: il pensiero di esserci potuti salvare con tanta facilità, con chiedere a Dio l'aiuto, ed ora non essere più in tempo di cercarlo.

L'EFFICACIA DELLA PREGHIERA

La Sacra Scrittura è piena di testi in cui il Signore ci fa intendere che lui esaudisce tutte le nostre preghiere. In un passo si legge: Mi invocherà e gli darò risposta (Sal 90, 15). In un altro è scritto: Dio ha ascoltato, si è fatto attento alla voce della mia preghiera. Sia benedetto Dio: non ha respinto la mia preghiera (Sal 65, 19ss). Un versetto dice: Invocami nel giorno della sventura: ti salverò e tu mi darai gloria (Sal 49, 15). Un altro conferma: Invocami e io ti risponderò (Ger 33, 3). In una pagina si afferma: Considerate le generazioni passate e riflettete: chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso? o chi lo ha invocato ed è stato trascurato? (Sir 2, 10). In un'altra: Tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica, il Signore ti farà grazia (Is 30, 19). In un brano si legge: Prima che invochino, io risponderò; mentre ancora stanno parlando, io li avrò ascoltati (Is 65, 24). E altrove: Lo supplicherai ed egli ti esaudirà (Gb 22, 27).

Dobbiamo unire sempre la preghiera al ricordo della misericordia infinita di Dio; così, come ci invita a fare Sant'Agostino, quando noi ci troviamo a raccomandarci a Dio stiamo molto allegri perché, mentre preghiamo, siamo sicuri che Dio ci esaudisce.
Lo stesso nostro Salvatore ci spinge a fargli richieste con la promessa di esaudirci: Chiedete quel che volete e vi sarà dato (Gv 15, 7).
Teodoreto dice che l'orazione è onnipotente: «Essa è una, ma può ottenere tutte le cose». E S. Bonaventura dice che per l'orazione si ottiene l'acquisto d'ogni bene e la liberazione da ogni male. E S. Bernardo soggiunge che qualora il Signore non ci concedesse la grazia che domandiamo, ben possiamo sperare per certo che ci doni una grazia più utile di quella.
Davide, pregando, diceva: Tu sei buono, o Signore, e perdoni; sei pieno di misericordia con chi ti invoca (Sal 85, 5).

Dice l'apostolo S. Giacomo che a coloro che pregano, il Signore non dà con la mano stretta, come fanno gli uomini della terra, perché la ricchezza degli uomini è ricchezza finita. Ma Dio, perché la sua ricchezza è infinita, quanto più dà, ha più che dare, perciò dà con la mano larga più di quello che noi gli sappiamo domandare. Né ci rimprovera i disgusti che gli abbiamo dato quando andiamo a cercargli le grazie (cfr. Gc 1, 5).
Ciò avviene, perché la bontà di sua natura è diffusiva. Perciò Dio, che per natura è bontà infinita, come dice S. Leone, ha un desiderio sommo di comunicare a noi i suoi beni e la sua felicità. E ciò lo rende sollecito del nostro bene.

Davide diceva: Di me ha cura il Signore (Sal 39, 18). «Signore, quando io ti chiamo, subito conosco che tu sei il mio Dio, cioè una bontà infinita, che desideri d'essere da noi pregato per beneficarci; e appena noi ti chiediamo le grazie, subito tu ce le concedi».Si presentò un giorno un povero lebbroso al nostro Salvatore, e gli disse: Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi (Mt 8, 2); e Gesù rispose: Lo voglio, sii sanato (Mt 8, 3). Come dicesse: Figlio mio, di questo dubiti, che io voglia guarirti? e tu non sai che io sono il tuo Dio, che ho desiderio di vedere tutti felici? E perché sono sceso dal cielo in terra, se non per fare tutti contenti? Sì, che voglio: sii guarito!

Molti si lamentano di Dio perché non concede loro le grazie che desiderano. Ma S. Bernardo dice che a maggior ragione Dio si lamenta di loro perché non lo pregano, e così gli chiudono la mano, che vorrebbe aprire a beneficarli secondo il suo desiderio. No, non vi lamentate di me, dice il Signore, se da me non avete ricevuto le grazie che vi bisognavano; lamentatevi di voi, che non me le avete richieste, e perciò non le avete ottenute; cercatele da oggi innanzi, e sarete pienamente contenti: Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete perché la vostra gioia sia piena (Gv 16, 24).

Alcuni monaci antichi, facendo una volta un consiglio tra di loro per vedere quale fosse l'esercizio più utile per accertare la salvezza eterna, conclusero essere l'orazione di petizione, con dire: «Dio, vieni in mio aiuto». E il P Paolo Segneri, parlando di se stesso, diceva che prima nella meditazione si tratteneva in fare affetti; ma poi, avendo conosciuto il grand'utile e la necessità della preghiera, cercava maggiormente trattenersi a pregare. Ma come va che alcuni pregano, e poi non ottengono? Pregano, ma non pregano come si deve; perciò non ottengono: Chiedete e non ottenete perché chiedete male (Gc 4, 3).

Molti cercano le grazie, ma senza le dovute condizioni. Vediamo dunque quali sono le condizioni necessarie della preghiera per ottenere le grazie.

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