Nel ’500 i Down erano pure nei quadri. Oggi stanno per essere eliminati tutti. Nel 2015, in Danimarca, il 98% delle donne incinte di bambini con la sindrome di Down hanno deciso di abortire.
di Giulio Meotti (22-02-2016)
E saremmo davvero noi, cinquecento anni dopo, i “progressisti”? Un anonimo fiammingo nel XVI secolo realizzò un bellissimo quadro dell’Adorazione del Bambino Gesù, che viene esposto oggi al Metropolitan Museum di New York. Nel quadro, osservando bene, tra gli adoranti si trovano un angioletto e un pastorello affetti dalla sindrome di Down. Non sappiamo se l’artista li abbia usati semplicemente perché facevano parte della sua stessa famiglia, o perché la sua visione artistica aveva una disposizione particolarmente comprensiva nei confronti dell’umanità.
Cinquecento anni dopo, quegli stessi volti “orientali” fatichiamo a trovarli per strada. Che sta succedendo? Ogni anno, il 21 marzo, si celebra la “Giornata della sindrome di Down”. Ma per quanto a lungo ancora? Quando è stata l’ultima volta che avete visto qualcuno con la sindrome di Down? Un film, “Ventiquattro settimane”, ha appena scosso le coscienze in sala durante la proiezione al Festival di Berlino.
La pellicola della regista tedesca Anne Zohra Berrached narra la storia di Astrid, incinta di quattro mesi, che viene a sapere che suo figlio nascerà con la sindrome di Down, la malattia descritta per la prima volta nel 1866 da John Langdon Down. La donna deve decidere se interrompere la gravidanza. Ha scosso il film, perché non soltanto in Germania oltre il 90 per cento delle donne sceglie l’aborto se il bambino ha la trisomia 21, ma anche per il passato tedesco, con lo spettro dell’eutanasia nazista dei bambini disabili che ricorre anche nel film. Di recente, la Zeit aveva dedicato uno speciale alla trisomia dal titolo: “Wer darf leben?”. Chi può vivere Perché la società occidentale ha inventato nel Novecento forme di eugenetica democratica, ha obiettato orripilata a quella nazista, e adesso si è pentita dell’obiezione. Il Daily Telegraph commenta che nuovi test genetici prenatali porteranno alla definitiva “estinzione” dei Down.
Nell’articolo, Tim Stanley scrive che l’aborto dei bambini Down in Inghilterra ha visto una impennata del 34 per cento fra il 2011 e il 2014. Nel 2014, sono stati 3.100 gli aborti effettuati per questa ragione. Nel 2011 erano stati 2.300. Una organizzazione di mamme inglesi si batte contro questa pratica e distribuisce t-shirt con scritto: “State calmi, è soltanto un cromosoma in più”. Cosa sono questi test? Sono in grado di analizzare il Dna del bambino dal sangue della madre. Un test “fai da te” giudicato “non invasivo”, a differenza dell’amniocentesi e la villocentesi, ma che ha sollevato lo spettro dell’eugenetica nei paesi dove è già in circolazione. Test in grado di determinare se il bambino è affetto da trisomia 21, la sindrome di Down. Didier Sicard, il celebre internista dell’Hôpital Cochin di Parigi, già presidente del comitato di Bioetica francese, ha scritto che con questi test “la nascita di un figlio con sindrome di Down sarà considerata un errore medico. Il sistema francese ha fatto di questo ‘sradicamento’ una questione di sanità pubblica. Il principio di precauzione ha portato alla selezione dei non nati. E’ eugenetica”. Associazioni di persone con sindrome di Down si battono presso la Corte europea per i diritti umani chiedendo di abolire il test. Uno di questi test si chiama “Harmony”. Lo slogan dice tutto: “24 millilitri di sangue per scoprire la sindrome di Down”.
Christie Hoos, una madre canadese, aveva postato una foto di sua figlia che ha la sindrome di Down sul suo blog personale. Per scoprire poi che quella foto era stata utilizzata da una società che vende uno dei test in questione. Il prodotto pubblicizzato si chiama “Tranquility” ed è realizzato da una società di biotecnologia svizzera. “Tranquility” utilizza campioni di sangue materno per verificare la presenza di sindrome di Down. Con la foto della ragazzina trisomica c’era anche l’avvertenza: “Non lasciate che questo accada a voi”. “Lebensunwertes Leben” si diceva in Germania settant’anni fa: vita indegna di essere vissuta. Già oggi, anche senza i test, i bambini trisomici stanno scomparendo. In Inghilterra, la metà dei bambini abortiti perché Down non vengono neppure registrati, secondo un’inchiesta parlamentare condotta per conto del ministero della Sanità. Uno studio britannico ha scoperto che il numero dei bambini Down è sceso del 21 per cento tra il 1989 e il 2003. E proprio mentre le donne hanno cominciato in un numero sempre maggiore a ritardare il parto oltre i 35 anni, aumentando sensibilmente la probabilità di concepire un bambino disabile. Il dottor Brian Skotko, uno dei massimi esperti in America di trisomia, ha scritto un saggio scientifico chiedendosi se la sindrome di Down “sparirà”.
Dal 1974 al 2015, il numero di bambini Down negli Stati Uniti è calato del 30 per cento. In Francia e in Svizzera, su cento gravidanze con sindrome di Down, sono 96 quelle che attualmente vengono interrotte. Il deputato francese Olivier Dussopt, come riporta l’agenzia di stampa Gènéthique, ha detto: “Quando sento che ‘purtroppo’ il 96 per cento delle gravidanze con sindrome di Down finisce con l’aborto, la vera domanda che mi faccio è perché ne rimane il quattro per cento”. Proprio in Francia uno spot televisivo, trasmesso in occasione della Giornata mondiale per le persone Down il 21 marzo di due anni fa, premiato a Cannes e diffuso anche dall’Onu, faceva parlare i bambini con la sindrome cromosomica più diffusa al mondo. Il Consiglio superiore per l’audiovisivo, il massimo organismo di sorveglianza del settore in Francia, ha vietato il filmato perché “indirizzandosi a una futura madre, sembra avere una finalità ambigua e può non suscitare un’adesione spontanea e consensuale”.
La Fondazione Jérôme Lejeune, che porta il nome del celebre medico che scoprì l’origine genetica della trisomia 21 ma cui non fu mai perdonata la sua condanna dell’aborto, ha denunciato che “la Francia è il paese leader nell’eliminazione dei bambini con trisomia 21 prima della loro nascita”. Ma altrove è lo stesso. Numeri impressionanti. Uno studio del 2007 ha rivelato che il 92 per cento delle donne in Olanda ha interrotto gravidanze di bambini con sindrome di Down. In Spagna saliamo al 95 per cento di eliminazioni, tanto da spingere il direttore della Fundacion Vida, Manuel Cruz, a dire che i bambini con sindrome di Down sono “in pericolo di estinzione” nella penisola iberica. In soli quindici anni si è passati da un bambino trisomico su 600 nati a uno su mille. Il numero dei bambini Down in Spagna è diminuito nell’ultimo quarto di secolo di più del 50 per cento. Tanto da spingere l’associazione spagnola dei malati di sindrome di Down, “Down España”, a lanciare una petizione al precedente esecutivo, quello guidato da José Luis Zapatero, perché abolisse la norma eugenetica voluta nel 2010 dal suo governo. E in Italia? Le interruzioni di gravidanza riguardanti i bambini affetti dalla sindrome di Down sono cresciute in questi dieci anni a una media annua del 17 per cento. Un altro segnale della lenta scomparsa del “problema Down” sono i fondi allocati negli Stati Uniti alla ricerca scientifica da parte dei National Institutes of Health. 22 milioni di dollari annui, contro i 68 milioni per la fibrosi cistica, una malattia che coinvolge 30 mila americani rispetto ai 400 mila con la sindrome di Down. 100 dollari a testa è quanto viene investito dalla ricerca per un trisomico, contro tremila euro per uno affetto da fibrosi. “I genetisti si aspettano che la trisomia scomparirà, perché quindi finanziare la ricerca?”, ha detto al New York Times il dottor Alberto Costa, uno dei più impegnati in America sulla sindrome di Down. Ma il record mondiale spetta alla Danimarca. Il numero di bambini nati con sindrome di Down in Danimarca è diminuito drasticamente negli ultimi anni, tanto che entro la data fatidica del 2030 potrebbe già essere un brutto ricordo. Copenaghen vuole diventare “il primo paese ‘Down free’”. Nel 2015, il 98 per cento delle donne incinte con bambini Down ha scelto di avere un aborto. “Ci stiamo avvicinando a una situazione in cui quasi tutte le gravidanze vengono interrotte”, ha detto alla stampa danese Lilian Bondo, a capo dell’associazione di ostetricia Jordemoderforeningen.
Dal 2004, tutte le donne incinte in Danimarca sono state in grado di approfittare di un’offerta di studi fetali del sistema sanitario al fine di rilevare anomalie all’inizio della gravidanza. Fino al 2004, solo le donne oltre i 35 anni ne facevano ricorso. Nel 2014, in Danimarca sono nati soltanto due bambini Down per scelta, 32 per “errore diagnostico”. Lo teorizzano pure ideologicamente come “sorteringssamfundet”: ordinamento della società. Si eliminano i disabili per rendere migliore la comunità. Nella televisione danese si trasmettono programmi su quanto sta accadendo. Uno porta il titolo “Død over Downs”: morte ai Down. Non è strano contemplare un mondo senza più persone Down, la più famosa e la più comune delle disabilità psico-fisiche? Ci ripetono ogni giorno che questi bambini trisomici hanno sempre maggiori opportunità di vivere a lungo (la loro aspettativa di vita è passata da 25 a 60 anni) e meglio rispetto al passato. Ogni settimana sulla stampa si pubblicano storie di ragazzini Down che diventano reginetta del ballo, atleti, persino modelle, parlamentari, consiglieri comunali, suore.
Eppure, stiamo sempre più galoppando verso un mondo perfetto, dove non vedremo più in giro bambini con quegli strani e goffi volti, perché stiamo “curando” la loro malattia con l’eugenetica. Accadde già a un bambino tedesco nel 1941. Viveva nella Baviera sud orientale con i suoi genitori e venne portato via di casa soltanto perché aveva la sindrome di Down. Nessuno lo vide mai più. Venne ucciso nel programma di eutanasia “Aktion T4”. Aveva un cugino di nome Joseph Ratzinger.
FONTE: ilfoglio.it
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